E si farà l'amore ognuno come gli va (?)

Gianni Mura ha diviso in tre puntate i "100 nomi del 2008", pescando dall'ambito sportivo e non, attraverso le pagine di "Repubblica". Io fino a 100 fatico ad arrivare, anche perché tra poco mi si spegne il portatile. Provo a mettere in fila alcuni motivi positivi e negativi per ricordare quest'anno:

POSITIVI:
- Il 18 maggio, vissuto con il corpo a Roseto degli Abruzzi e la testa a Parma.
- Una bella telefonata a metà anno, con la quale mi è stato comunicato che avevo appena realizzato un sogno.
- L'evoluzione di alcune amicizie.

NEGATIVI:
- Un omaggio caduto nel vuoto.
- Una storia mai nata.
- Le ultime giornate del 2008 in Medioriente e il bailame di cagate da parte dei politicanti tutti.

Buon anno nuovo ai miei 2,5 lettori...

Rem

Mi sono appena svegliato da un sogno. Ero al tavolo di una birreria, seduto su uno sgabello. Di fronte a me c'era una ragazza con la quale stavo discutendo. Ho una tripla sensazione: la prima è che non ci sono individui alla quale sono vagamente interessato corrispondenti alla sua descrizione (mora, capelli lunghi, statura mediopiccola); la seconda è che pur non ricordandone il volto, io questa persona l'ho già incrociata nel mio cammino; la terza è che non esistono locali simili in una traversa di corso Buenos Aires a Milano, eppure ero convinto di essere in zona.

Svolgimento del tema: entro nel locale, guardo alla mia destra dopo aver superato il bancone. Mi muovo come se conoscessi il posto (mai visto in vita mia) e scorgo al tavolo la suddetta figura femminile. La saluto, non avvengono presentazioni, sicché ci si conosce già. Parliamo, ci sto provando, lei è accondiscendente. Mi trovo bene. A un certo punto si alza dallo sgabello, va vicino alla televisione posta pochi metri più in là e mi fa notare che per essere l'una e mezza del pomeriggio in tv stanno mandando una scena un po' troppo spinta. Ovviamente questa parte di sogno non ha alcun senso, però c'è e da buon cronista ve la riporto. Pochi secondi dopo il sogno svanisce.

Per dirla alla Lubrano, la domanda sorge spontanea: chi cazzo sei, o brunetta intesa come aggettivo e non come cognome? Non hai volto, scavando nella memoria mi sembra che non ne avessi nemmeno in sogno, come se te l'avessero "marmorizzato" (marmorizzazione=tecnica con la quale in tv si rende irriconoscibile una parte di un video, di solito utilizzata per coprire il viso dei minorenni o di chiunque non voglia svelare la propria identità, ndtodo). Essendo stato bene per quei pochi minuti al tavolo, se ci sei batti un colpo. In caso contrario è stato bello...

25 dicembre

Il mio Natale è laico. Lo è perché non mi dà fastidio stare in mezzo al cattolicesimo permanente dei parenti, alcuni immersi nelle proprie convinzioni, altri nella tradizione più che nella cristianità. Confesso, le feste non fanno per me, anche se mangio come un'aspirapolvere. Quello che in realtà mi interessa è rivedere alcune facce sconosciute durante l'anno, quando la Puglia resta a più di mille chilometri di distanza. Sono contento quando scorgo alcuni sorrisi e penso che sono dovuti in parte alla mia presenza. C'è chi non ci crederebbe...

Un tempo da queste parti si giocava a carte quasi ogni sera. Ci si metteva attorno al tavolo di mia zia, mazzo a chi aveva la matta e via con il sette e mezzo. Non giochiamo più da anni e pur non amando il gioco mi manca. Di quei tempi è rimasto il camino. Per fortuna, qui fa un freddo polare.

Direi che è ora di chiudere, domani arriva la mangiatona di Santo Stefano. Come se quella di Natale non mi avesse riempito abbastanza.

Marrettiiiii? Cozzeeeee? Arrrrrriiiiivoooooooooooooo...

Eccoli, i veri auguri...


Notate soprattutto il finale, please...

Auguri...

Mi piace pensare che non ci sia discontinuità tra il 31 dicembre e il 1° gennaio di ogni anno, per questo non reputo il Capodanno una festa imprescindibile e sono scettico anche nei confronti del Natale. Quest'anno avrò l'opportunità di salutare alcuni parenti che non vedo da qualche mese, ne sono felice ed è per questo motivo che domattina alle sette sarò in macchina, in direzione della Puglia. Tornerò il 4 gennaio, ma non staccherò del tutto la spina, dovendo lavorare anche a 1000 km da qui. Spero di farvi gli auguri via blog con la collaborazione di un video, appositamente montato dal sottoscritto. Non vi assicuro nulla, quindi poi non dite che non mantengo le promesse, visto che non ne ho fatte. Mi raccomando devastatevi a dovere delle bontà che vi verranno sottoposte. Si sa, nonne e mamme in questi momenti sono nei cuori di tutti, soprattutto del mio bel pancino. E siccome a Victoria Beckham piace tanto il panettone, io mi diletterò con qualsivoglia dolciume non riguardi il Norditalia. Così, per essere bastiancontrario...

Ma ti pare che una così si atteggia a Audrey Hepburn?!? Sì e no se assomiglia a un laccio della sua scarpa sinistra. Mmmmmmmmadaaaaaaai...

Regalo di Natale per i fan


In questo video non si vede ma ho anche un erpes che mi spunta dalla parte destra del naso. Resistere, resistere, resistere agli sfoghi cutanei...

Billa media

Lunedì sera sono arrivato a un appuntamento con mezz'ora di ritardo. Per fortuna non era galante, quindi me la sono presa con comodo. Nelle tre precedenti edizioni della pizzata natalizia di Uld l'orario previsto non era mai stato rispettato e anche in questo caso non sono stato l'unico a presentarsi a cena iniziata. L'incontro è stato caratterizzato da alcuni leight-motiv ormai immancabili di questi anni: le cento e passa birre posate sul nostro tavolo, i rutti sull'asse patrini-arcangeli con applausi a seguire, le sedie vuote per gli spostamenti di massa fuori dal locale (dicesi pausa sigaretta). Le due cameriere hanno passato una serata movimentata, ma le casse si sono riempite di botto e quando ciò accade si riesce a soprassedere meglio su certi particolari. "Billa media" è diventato l'urlo di battaglia del nostro passaggio annuale, visto che la pizzeria è la stessa di sempre. Qualcuno ha lanciato anche un "De Corato pezzo di merda", visto che tra i regali riciclati di quest'anno figuravano alcuni oggetti inizialmente destinati agli "O Bej O Bej". Goliardia rivoluzionaria...

Cena di natale e Piazza Fontana

Giusto poche ore fa, verso lo scoccare della mezzanotte, ho dato della "spia" e della "priva di quoziente intellettivo" a una sciacquetta che mi ritrovo come collega (fortunatamente solo per una volta a settimana). Non contento, ho rincarato la dose con un "cosa ne sai tu, da Roma, di ciò che succede a Milano?", riferendomi a un tizio che tecnicamente dovrebbe essere un mio superiore. Tali sconvolgimenti hanno avuto effetti deleteri sul mio intestino tenue e un po' anche su quello crasso, dato che stamattina ho defecato una scolaresca in gita. Oggi ho in programma un semi-digiuno, che spero mi possa permettere di non rinunciare alla mia capatina all'"Old Wild West", in calendario per domani sera.

Quando vedo che la società spinge ai vertici gente del genere, con un contratto e un futuro più sicuro del mio, capisco perché da 39 anni non si trovano ufficialmente colpevoli per la strage di Piazza Fontana. Tutto ha una logica, purtroppo...

La società dei magnaccioni

Sono ancora parecchio pieno. La doppia mangiata di ieri mi ha reso pesante come un programma di Giletti. Non mi riferisco tanto al trancio di pizza serale, più che passabile e non eccessivamente ipercalorico, quanto alla polenta e spezzatino con tanto di torta salata che ci siamo pappati a pranzo. Faccio notare che la torta salata comprendeva zucchine, uova, formaggio e pancetta, praticamente una pietanza che da sola sfamerebbe un esercito. A questo aggiungerei che due persone, tra cui il sottoscritto, avevano portato in dote una quindicina di pasticcini a testa, alla fine non ne è rimasto nemmeno uno e attorno al tavolo eravamo solo in quattro.

Ho fatto nuove conoscenze, con una ragazza che mi credeva solo virtuale. Pensavo lo stesso di lei, quindi siamo pari e patta. Purtroppo ho avuto la pessima idea di ripetere i miei celeberrimi numeri del tedesco e di "Io lo picchio", aggiungendo una versione di Barbara in salsa sarda che ha avuto un discreto successo. Al prossimo giro mi toccherà ripetermi. Pazienza...

Le tre "in"

C'è un tavolo sul lato est del pub. Tre ragazze si dispongono a triangolo, alla base ci sono io. Inizia il giro di carte. La bionda alla mia sinistra non ha in mano niente e non è abbastanza scaltra da riuscire a nasconderlo. Quella a destra ha due jack e un asso che può tornarle buono. Di fronte a me ho una concorrente con una scala mancata. Faccio da mazziere e mi tengo distante dalla ridda di combinazioni. "Due", ordina la ragazza a destra, occhiali poco sopra la fronte e un sorriso smorzato. Entra un punto, le estremità delle labbra si allargano a mostrare felicità. E' sincera, non abbastanza imprevedibile. Dall'altro lato del tavolo mi arriva un ordine analogo. Vedo cos'ha in mano dal riflesso degli occhiali.

"Perché ne chiede due quando gliene serve una per completare la scala?"

"Quattro carte", da sinistra mi riportano alla realtà. Non è delle migliori, per chi chiama. Il giro è quello sbagliato e la contendente sbuffa, lanciando i suoi punti mancati sul banco. La fanciulla di fronte a me si aggiusta la montatura sopra il naso e la nuova inclinazione nasconde cosa c'è davanti ai suoi occhi. Carte in tavola. La bionda a destra ha una doppia coppia, la ragazza che mi fissa ha un buco nella scala, ma sulla scena appaiono solo cuori. Colore...

L'imprevedibilità di un soggetto interessante ha battuto l'intelligenza di chi ha saputo tenersi un asso, mentre la normalità dell'insipido si domanda cosa è successo.

Stroke

Sì, onestamente sarebbe anche il caso di scrivere qualcosa...

Mi sento un po' come davanti al pubblico dei freestyler di rap, con una massa di indemoniati che mi urlano "stroke" e io che reggo il microfono vicino alla bocca senza emettere un suono. Ho comprato un cappellino che somiglia un po' a quello di Eminem, mi manca solo di tornare biondo e mettermi le lenti a contatto azzurre. Ho ancora in gola la piadina che ho strafocato a metà serata, dopo una capatina a gustarmi la performance di un paio di amici, seppure in vesti differenti. La bionda media non è riuscita ad affondare completamente la parte solida della mia simil-cena. Strano, di solito la birra ha il sopravvento sull'intero creato.

Sto sbadigliando che nemmeno al Meazza. C'è qualche grado in più, grazie ai termosifoni. Tutto sommato potrei anche chiudere qui per stasera. Non ho pensieri intelligenti e nonostante ciò rimango più lucido di chi si appresta a fare i regali di Natale. Il che la dice lunga non tanto su di me, quanto sulla popolazione mondiale...

"I am sitting in the morning at the diner on the corner... dudududu-dududuuudu-dudududu-dudududu..."

Letto a castello

Ogni pensiero assume un singificato diverso a seconda dell'orario in cui lo scrivi. Mi dispiaccio molto quando al risveglio mattutino mi rendo conto di non ricordare più quello a cui stavo pensando durante la notte, magari nei minuti immediatamente precedenti all'arrivo del sonno, quando da sotto le coperte non riesco a trascrivere le mie elucubrazioni. Fortuna vuole che, nonostante l'ora tarda, non abbia ancora raggiunto le lenzuola. Domani ho una mattinata libera da impegni lavorativi, credo mi abbandonerò al riposo.

Potendo allungare le ore mi dedicherei maggiormente al relax, pur sapendo che è un'arma a doppio taglio. Il nulla intorno porta alla riflessione, nei suoi molteplici aspetti. Mi sembra di essere davanti a una vecchia scrivania con penna e calamaio. La punta superiore dell'oggetto scrivente si allunga fino alla mente e accarezza un fondo di solitudine in disaccordo con il caos, che nella quiete prova a sfornare concetti di un certo interesse.

Ogni tanto ce la fa. Però ci prova sempre.

Perdonate l'anacronismo


iTunes mi sta togliendo la concentrazione, cazzo. Devo scrivere un post serio e parte una canzone che non mi fa concentrare. Attendete qualche minuto, adesso arrivo...

Ok, questa va bene come sottofondo. Posso ripartire. Per chi non lo sapesse Barack Obama ha vinto le presidenziali negli Stati Uniti. Rispetto a qualche mese fa mi sembra un po' smagrito, non voglio immaginare quali orari comporti una candidatura alle elezioni americane, credo siano abbastanza folli da far perdere peso pur alimentandosi con regolarità. Un'altra causa della caduta di chilogrammi, escludendo la dieta, potrebbe essere il vomito. Poniamo il caso che Obama conosca un'infima parte dei sostenitori di cui dispone su Facebook, ad esempio. Se così fosse, potrebbe constatare come accaduto al sottoscritto quante di queste persone non abbiano la minima idea di cosa questo signore ha promosso nei suoi discorsi. Non voglio prendermela con Veltroni, che almeno ha cominciato a sostenere l'attuale presidente quando ancora era dietro alla Clinton nei sondaggi delle primarie, piuttosto noto un certo trasformismo in altre zone d'ombra della politica italiana. Esempio emblematico: Bossi che è andato a seguire le presidenziali a Milano nel luogo di ritrovo degli "obamiani", i quali hanno tirato le cinque del mattino a festeggiare. Siamo al ridicolo. Alla sua età fa ancora certi orari?

Meglio, molto meglio chi gli dà dell'abbronzato o chi afferma che "sarà contenta Al Qaeda". Pensate che questo genio ha anche corretto il tiro: "volevo solo ricordare che i talebani avevano incitato a umiliare i repubblicani".

Cazzo Obama, anche tu! Dovevi proprio vincere con uno scarto che non si vedeva dai tempi di Johnson?

Ilarità a parte, ripeto, meglio loro. Almeno si capisce da che parte stanno, non volevano essere disturbati per i ringraziamenti e infatti Obama non se li è cagati di pezza. Onestamente credo che il presidente degli Stati Uniti non avrebbe chiamato Gasparri a prescindere dall'incidente diplomatico, farebbe ridere e perderebbe metà dell'elettorato appena conquistato.

Chiudo il post andando controcorrente: sono abbastanza sicuro che almeno in politica estera il comportamento degli Stati Uniti cambierà ben poco, non tanto per il neo eletto quanto per chi gli sta dietro. Non dispero invece di poter notare miglioramenti nei campi dell'istruzione e dell'utilizzo di energia pulita. Era ora che a Washington aprissero i documenti relativi al Protocollo di Kyoto, magari lo facessero anche all'Ilva di Taranto.

Compagno Nicky, svegliamoci un po' da quelle parti, che i miei "conterronei" cominciano veramente a somigliare alla Pimpa, come dice Caparezza.

L'ultima frase non c'entrava nulla ma mi è venuta spontanea e l'ho buttata lì...

Mezzanotte e dintorni di porpora

Dal diario della tarda sera:

"C'è una pizza a Milano per me, ma sono da solo, almeno nel concetto che comprende il mio tavolo e le sedie attorno. L'altro posto a sedere è vuoto, di pieno c'è solo il boccale di birra sul tavolo. Meglio una bionda che una palla di vetro, alla quale potrei chiedere tante cose senza avere rispsota. La birra, almeno, non provoca domande, al massimo si limita ad inibire i pensieri. Aspettare la mia ordinazione è un buon modo per tornare a scrivere su carta, in omaggio a chi l'altro giorno si è sciroppato dodici ore di esame a Roma, sconfitto dalla scarsa tecnologia in dote all'Ordine dei giornalisti. Mi ha ricordato le elezioni americane di otto anni fa, con gli scrutinatori a contare le schede come accade ai comuni mortali. Sono sintomi di una natura offesa dal superbo, ogni tanto qualcuno lassù s'incazza e ci ricorda che siamo solo pelle ossa, con una capacità di utilizzo delle nostre meningi vicina al 10%. Queste sono occasioni nelle quali solitamente rido assaporando un retrogusto amaro. Sempre sperando che rimanga "retro"...".

Pagelle di Reggina-Inter su Interistiorg.org


Maicon 7: Sopra Maicon c'è solo la tua ragazza che ti dice: "Io e le mie due amiche fighe abbiamo voglia di fare un'ammucchiata con te perché tu non giudichi".

Quando uno è un genio c'è poco da aggiungere...

Idolo


E' preoccupante che non si tratti di un fotomontaggio?

Have a cigar, you're gonna go far

C'è una linea tratteggiata a metà del primo quadro di Nip/Tuck. Quando parte la sigla, in mezzo a due lati del corpo umano scende lentamente la lunga sfilza di segni che indica dove recidere. Il montatore ha condito il tutto con una musica di accompagnamento che sa di serata al buio nel mezzo del viale, con le mani in tasca e una notte ancora da trascorrere.

Si intrecciano musiche cantautorali, di quelle che ho ascoltato in compagnia, nel caos della mia mente.

"Ti darò a un ruscello che scorre
Con la terra piena di mimose
Qualcuno si ferma al tuo passare
Niente è come sembra
Niente è come appare
Perché niente è reale"


E una strofa in inglese dall'improponibile accento si ferma nella stanza, a rovinare i piani dell'ascoltatore immobile.

"E' stato solo un presentimento
Ti voglio ricordare che..."


La musica è l'unica compagna che può cambiare il mio umore in positivo anche quando è intrisa di tristezza. Per quanto struggente possa essere un testo o una composizione, la magnificenza dell'opera cambia la prospettiva. Mi piacerebbe danzarci dentro come fossi la Ekberg, ma ho tagliato i capelli tanto tempo fa. L'ultima volta che qualcuno mi ha visto in versione "ipertricotico" era l'aprile del 2005, un'amica festeggiava il compleanno e litigavo con i miei interlocutori sul conflitto tra Israele e Palestina. Tutto sommato è come se fosse oggi. Prospettiva imbarazzante, se ci pensate. Se proprio dovete, fatelo dopo la canzone che state ascoltando. Vi aiuterà a incazzarvi di meno, senza badare a chi leggerà questo post facendosi delle domande che in un mondo perfetto non avrebbe rivolto a se stesso.

Edgar

Il teaser che vedete in alto a sinistra (se leggete il blog, non su facebook) è pronto per essere cestinato. Il regista e i suoi stretti collaboratori hanno partorito il corto vero e proprio, non abbiamo più bisogno di ridurci a trenta secondi di immagini e suoni. Un travaglio "trigemico in posizione podalica", come lo avrebbe definito una collega divenuta mamma, visto che dal momento in cui Piantoman mi ha accennato il progetto fino alla proiezione di ieri è passato più di un anno. Il nostro, tra le varie peripezie, ha dovuto affrontare anche l'abbassamento di voce che lo ha colpito in queste ore, ma l'importante era ascoltare le risate degli spettatori in sala, sentire Stefano che si scompisciava alle sue battute non sarebbe stato il massimo.

S'è riso (e mangiato... e bevuto... ma con moderazione) anche nel "dopo-partita", che a differenza di quello descritto in Edgar era privo della conduzione di Ilaria Checchi, bloccata dal suo secondo lavoro dopo quello di femme fatale a Sprint&Sport. Ciò nonostante ho fatto la conoscenza, tra gli altri, di un tifoso del Southampton, di un collega del Corriere e del fratello di Piantoman, di cui ignoravo i tratti somatici. Se qualcuno tra voi li ignora tuttora, non disperate: guardate Stefano in faccia e cambiate il taglio di capelli.

Ho fatto la conoscenza di altri presenti solo verso la fine della serata, mentre mi avviavo verso la macchina in divieto di sosta. Con alcuni di questi avrei avuto piacere di confrontarmi, ma sarà per la prossima proiezione. Quindi se Piantoman chiama domani per comunicare che sta scrivendo un film, nessuno prenda impegni per gennaio del 2010, d'accordo?

Californication e dintorni


Incredibile ma vero, in televisione passano qualcosa di interessante ogni tanto. In terza serata, ovviamente, perché il Moige fatica a tollerare il sesso in fascia protetta. In compenso le tette della Rodriguez possono andare in onda, ma solo se il filo del microfono le copre un capezzolo a scelta. Non che mi stia lamentando, quando le mandano in video non sono a casa, per cui non ne usufruisco.

Cinismo a parte, ho beccato questo nuovo lavoro di un pazzo scatenato, di cui non conosco il nome. Il protagonista è David Duchovny, nei panni di me stesso durante la fase dei sogni, ovvero uno scrittore sull'orlo del fallimento che è arrivato alla mezza età con una fama sufficiente per guadagnare due lire, fare del sesso occasionale e sparare una cazzata sarcastica ogni tanto. Bello, soprattutto belle (le due protagoniste) e bravissimo lui, al quale il ruolo calza a pennello.

Se non fosse che non so fare lo scrittore (anche nel giornalismo si usa una penna o alternativamente una tastiera, ma di solito le storie che racconti sono vere, a meno che non ti chiami Emilio Fede), mi ci vedrei bene nel ruolo dello stronzo a caccia della sua storica ex, con il quale ha anche una figlia procreata al di fuori del vincolo nuziale. Peccato io non viva in un telefilm.

L'unico problema è che le scene di sesso sono all'ordine del minuto, quindi se vostra madre entra in camera mentre state vedendo una puntata particolarmente "spinta" l'imbarazzo potrebbe essere crescente.

Cazzo, devo andare a vivere da solo...

Un anno, quarant'anni

Alla venticinquesima ora di un anno fa ricevetti la notizia. Ci penso ancora e fatico a capirci qualcosa. Quando la mente si trova sola, a riflettere su ciò che non vorresti affrontare, sembra incredibile che sia accaduto. Eppure è così da 365 giorni...
L'altra faccia della medaglia, mai termine fu più indicato, è il quarantennale delle Olimpiadi di Città del Messico. Quarant'anni di Smith, Norman e Carlos. Quando un gesto extra-sportivo diventa simbolo di una manifestazione a cinque cerchi condita da prestazioni come quelle di Beamon o Fosbury, i libri di storia ti si aprono dinanzi. E' sacrosanto che sia così.

Il sonno mi aiuta a pensare. Se sono sveglio...

Riflessioni nel silenzio dell'automobile, stamattina verso le 9.

"Sto andando all'Ordine dei Giornalisti a prendere il tesserino da pubblicista. Devo attraversare svariate strade trafficate, Saronno-Monza, Milano-Meda, viale Marche, Lunigiana e Melchiorre Gioia. Mi sono alzato un po' prima del solito e ne sono quasi contento, perché ho un'ora di tempo prima di incontrare altre facce diverse dalla mia o da quella di mia madre. Eviterei anche i camion (evviva il trasporto su ferro), ma non mi è possibile. In via Antonio da Recanate mi attendono alla reception per consegnarmi un costosissimo tesserino. Potrei dire sudato, ma preferisco battere il tasto monetario, così almeno mi sfogo. Ti danno l'idea che non te lo sia guadagnato, ma che lo stia acquistando, questo benedetto documento. Vista la gente che mi si affianca (soprattutto nell'elenco a lato, dove stanno i professionisti), il processo di pagamento dovrebbe essere inverso. Addirittura mi hanno fatto aspettare dieci giorni per stampare i dati con un timbro in basso, all'interno di una specie di copertina in pelle umana. Forse è meglio se metto un cd, mi sto inacidendo. Massì dai, proviamo con Guccini. Non ascolto 'Incontro' da una vita... ed 'Eskimo'... e 'Quattro stracci'. Non ho nemmeno comprato i biglietti per il concerto, l'ho visto dal vivo tante volte. Magari ci ripenso e mi lancio al Forum, sempre che ci siano ancora i biglietti. Ok, sono arrivato, andiamo a prendere questo pezzo di carta...".

Dome-nica... uoh...

Ho sonno, devo andare a dormire. La consecutio è semplice è intuitiva, ma non tiene conto del fatto che devo prima riempire nuovamente il mio lettore mp3, svuotato perché parte integrante di un regalo che ho fatto a un'amica (non sto qui a spiegarvi). La notte comincia a essere inoltrata quel tanto che basta per farmi avvertire le palpebre più in basso.

Ho appena affrontato una festa a sorpresa, un po' al di fuori dei miei canoni ma non così insopportabile. Mi è dispiaciuto soltanto non vedere due persone che avrebbero potuto esserci. La sera è calata sulle nostre teste mentre la musica avvolgeva il caos più totale, rimbalzando sui muri e scandendo i ritmi di alcuni flirt non sbocciati. Il parterre era di tutto rispetto, alcuni degli ospiti li conoscevo già, di altri ignoravo l'esistenza, di alcuni avrei potuto continuare a ignorarla senza crucciarmi più di tanto.

Una volta uscito dal marasma ho osservato la luna riempire il cielo. Non abbastanza, purtroppo, l'ora tarda mi ha trascinato verso casa. Ho un senso di incompiuto derivante da questo week-end. Facciamo che domani mi tuffo nel lavoro e non ne parliamo più. Sperando che questo squarcio di calendario dedicato alle Nazionali finisca presto, perché qui ci si è anche rotti le palle.

Caffè Colombia

Dall'intervista rilasciata da Ivan Cordoba a Sky in onda oggi pomeriggio.

DOMANDA - Abbiati, esprimendo le sue idee politiche, ha scatenato un vespaio: tu dici sempre quello che pensi?
RISPOSTA - Ognuno può pensare quello che vuole, però qualcuno non tiene conto che non è da solo al mondo e dice la prima cosa che gli viene in mente. Da una parte può sembrare sincero, ma in un mondo come questo, in cui un calciatore viene visto come un modello, dobbiamo stare molto attenti alle cose che diciamo. E non credo che il fascismo sia un bell’esempio da seguire.

COMMENTO: I-VAN COR-DO-BA LA-LA-LA-LA-LA-LA EH I-VAN COR-DO-BA LAAAAA-LA-LA-LA-LA-LA

Stasera ho rischiato di lasciar fuori dalla macchina una passeggera

Proprio così. Sono stato alla serata di compleanno di un'amica, sorella di un'altra amica, nonché mia compagna di asilo (così ricorda lei, io non so nulla di quanto accaduto nella mia vita fino ai sei anni). Dovendo riaccompagnare quattro fanciulle a casa, sono tornato dalle colonne a Piazza XXIV maggio e ho acceso il motore. Un po' troppo presto, perché una delle passeggere non aveva ancora appoggiato le proprie terga in macchina e quindi è rimasta fuori per qualche secondo, il tempo di farmi notare che non era nella vettura.

La scena è stata molto divertente, anche se "involontaria", a dimostrazione del fatto che gli scherzi migliori sono quelli non preparati.

Mi sono fatto due risate, a poche ore da una scoppola terrificante a calcetto. La squadra di romeni contro i quali abbiamo giocato ce ne ha date quattordici, se il pallottoliere non erra, aiutati da una certa fortuna e da un uomo in più in campo.

In fondo va bene così. Per la vita che fanno alcuni di loro è più giusto che il calcio sia la loro valvola di sfogo e non la nostra. Magari la prossima volta cerchiamo di prenderne qualcuna in meno...

P.s.: non solo il lettore cd si apre di sua sponte, ma quando lo chiudi si riapre nuovamente e smette quando gli pare. Solo a Wall Street stanno peggio del mio pc...

Per far pace con gli applausi, per sentirsi più distante...



"Stiamo facendo del nostro meglio per eseguire dal vivo le canzoni di quest'ultimo album che si chiama Anime Salve, scritto con Ivano Fossati e che trae il suo significato dall’origine, dall’etimologia delle due parole anime salve. Vuol dire spiriti solitari. E’ una specie di elogio della solitudine. Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati, non se la può permettere il politico. Un politico solitario è un politico fottuto, di solito... Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante. Il circostante non è fatto solamente dai nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo, dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle; e ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirituttura che si riescono a trovare anche delle migliori soluzioni. E siccome siamo simili ai nostri simili, credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri. Con questo non voglio fare nessun panegirico né dell’anacoretismo o del romitaggio, non è che si debba fare gli eremiti o gli anacoreti, è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita (non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta di identità, credo d’averla vissuta), mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura. Invece l’uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura. Ecco, è semplicemente questo. Poi si potrebbe parlare a lungo..."

C.R.A.M.P.O. (Todisco version)

Il mio pc comincia a dare segni di instabilità: il case fa seguito all'accensione con uno strano grugnito continuo, non il massimo se si utilizza il computer anche per vedere film. Ancora meno se la pellicola in questione ("No grazie, il caffè mi rende nervoso") comprende svariate conversazioni in napoletano stretto, già difficili da comprendere nel totale silenzio.

Potrei seguire il suggerimento del saggio Fabio e prendermi un Machintosh per il fisso, ma quegli 899 milioni di euro richiesti a Microsoft come multa per posizione monopolistica in un mercato libero purtroppo toccano anche la sfera dei giochi, il che mi crea qualche problema quando voglio cercare di portare San Marino dalla C2 alla A in Championship Manager.

Tornando ai problemi di cui sopra, talvolta il lettore cd si apre da solo. Ora io ricordo che una volta, per scherzo, io e un carisssssssssssimo amico passammo un dischetto a una mia compagna di classe con dentro qualcosa che le serviva, mettendoci all'interno anche un secondo programma che ci permetteva di controllarne parzialmente il pc quando era su internet (non ce ne fregava un cazzo della sua vita privata, ma ci potevamo fare grasse risate facendole prendere un colpo. E poi non è simpatica, quindi non fatemi la morale che vorreste farmi, tutti nella vita hanno fatto simili fesserie almeno una volta). Tuttavia, non inserisco file "exe" nel pc da una vita e credo dunque che il lettore si apra semplicemente perché, a furia di prendere botte da orbi, qualche contatto è impazzito.

Mah, può essere anche che sono ammattito io. D'altronde uno che ascolta Sergio Caputo può mica essere normale.

"Rivederti è pleonastico
per una volta o due, magari per un the
Dondolarci utopistici
in un sogno demodé"

I kissed a girl


Non mi capitava di essere così catturato da qualcosa di musicale in tv da quando vidi Kaki King per la prima volta su "Extra". Ammetto che la tizia ha una deriva pop preoccupante per i miei gusti, ma in questo pezzo "she rocks!" e parecchio anche.

Chissà perché dopo aver visto la sua esibizione in tv mi sono ricordato delle due ragazze appiccicate al muro nel club di Barcellona, con successive scene di panico nel locale...

Amarcord

Un film di Fellini e un ristorante a Milano. Con lo stesso nome e un'immagine fuori dalla porta di questo angolo gastronomico. Una donna in rosso che ondeggia, una bella mangiata di pesce all'orizzonte. Ho finito tardi, ieri sera, causa uno speciale sul derby da realizzare entro venerdì. Volevo andare a casa, scaricare la stanchezza tra le lenzuola, ma come fai a dire di no a una chiacchierata con un esimio collega?

Il buon giornalista di fronte a me ha la saggezza delle rughe antiche e di una volontà ferrea che gli eventi hanno messo a dura prova. Cammina e parla a fatica, ma è ancora in grado di farsi capire (e apprezzare) molto più di chi non ha a che fare con i suoi rallentamenti. La sua mente è florida di pensieri e di una cultura che guarda al passato, con malinconia. Finiamo vongole e cozze disquisendo del sesso degli angeli e della quotidianità nei suoi aspetti più torbidi. Di lavoro è impossibile non parlare. Per ogni aspetto guadagno qualcosa in esperienza e in tranquillità.

Ci riduciamo a confrontare le rispettive idee sul giansenismo. Ne ridiamo, magari amaramente. Mi paga la cena, sapevo che l'avrebbe fatto e anche che non sarebbe stato possibile opporsi. Lo ringrazio, più per la serata che per aver offerto. Sono sincero. Anche il collega lo è...

La fragilità degli eventi nel mondo musicale mi spinge a riempire ancora il blog


Mi spiace tanto perdere Stefano Rosso, ma so che potrò sempre cantare "Che bello, due amici una chitarra e uno spinello. E una ragazza giusta che ci sta e tutto il resto che importanza ha?".

Al contrario, aver perso Richard Wright lascia un vuoto nella mente tetro e psichedelico come la seconda parte di "Shine on you, crazy diamond". Certe note mi hanno aperto un mondo d'immaginazione che non pensavo nemmeno potesse esistere. Ho scoperto cosa può fare un sintetizzatore, unito a una chitarra, una voce e tante menti lucidamente bacate, che hanno creato "The Wall", "The dark side of the moon", "Wish you were here".

Quando morì Lucio Battisti qualcuno lasciò un biglietto vicino alla sua casa. "Ti canteremo, sempre". Io di Richard Wright non posso cantare nulla, tantomeno suonare perché non so farlo. Posso ascoltarlo, come fanno tutti. So che lo farò finché avrò orecchie, udito e tanta voglia di volare senza alzarmi da terra.

Interrompiamo momentaneamente le trasmissioni per una comunicazione tra fratelli


Facevo ancora le superiori, per cui potete capire quanto potessi sentirmi "Lorenzo" in quel momento. Non perché fossi esattamente così (studiavo quanto lui, ma non chiamavo centomila lire "cento sacchi" e declinavo i casi latini un po' meglio), proprio perché volevo chiudere il più in fretta possibile l'esperienza scolastica. Da allora ho fatto in tempo a iscrivermi all'università e a laurearmi, quindi ero ben lontano dal traguardo.

Era da poco finito "Pippo Chennedy", per me una rivelazione a livello televisivo. Avevo appena scoperto Quelo, Funari, Rocco Barbaro, il D'Alemone e via discorrendo, mi stavo formando politicamente. In una miriade di prime serate smorte, Raidue dell'allora direttore Freccero si permise il lusso di mandare il teatro in prima serata. Lo spettacolo, di Corrado Guzzanti, si chiamava "Millenovecentonovantadieci".

Ricordo bene la sera in cui ho visto la messa in onda, perché è da poco uscito il DVD a rinfrescarmi la memoria. L'ho già regalato ad un amico e consigliato caldamente a un altro.

Occhio, voci di corridoio dicono che tornerà a Primavera su La7. Io attendo...

Dieci anni da narrare l'uno all'altro...


Il 14 settembre del 1998 nasceva un'amicizia. La data è simbolica, scovata sulla rete spulciando tra i calendari scolastici degli anni scorsi. Nessuno sa né il giorno né l'ora esatta in cui il sodalizio ha preso il via.

In tutto questo tempo abbiamo parlato, scherzato, dimenticato, ricordato, vissuto, abbracciato, respirato, dormito, finto, realizzato, mangiato, bevuto, camminato, analizzato, riso, pianto...

Una persona che mi ha visto piangere non ha bisogno di ricordarsi il mio compleanno, mi basta cogliere ogni volta la sua reale disperazione per averlo dimenticato. E riderci su...

Auguri...

W1Z


Seconda uscita stagionale a San Siro, prima in campionato. Torna a casa un vecchio amico, tanti applausi, una bella coreografia. Ma il vero sorriso Walterone me lo regala in mixed zone, al culmine di una serata in cui ho rischiato di rimanere fuori dallo stadio per problemi di accredito.

Zenga, di cui conservo ancora una foto dei vecchi tempi in camera, si ferma ai microfoni del collega di Sportitalia, che aiuto in veste di operatore. Finisce la sua intervista con noi e guarda cinque metri più in là lo stuolo di colleghi nipponici. Prima ancora che la curva giapponese apra bocca ammonisce tutti: "Mercoledì sera gioca Morimoto! Ve lo dico già ora. Mercoledì gioca Morimoto, mi raccomando!".

Stefano, che mi accompagna in questa serata, ride assieme a me. Lo stesso accade ammirando le gesta dell'inviato speciale de "l'Equipe", intento a mandare via mail uno stringato pezzo sul rientrante Vieira, con il giornale ormai in deadline. L'ilarità della scena è in larga parte dovuta al personaggio: basso, cicciottello, ipotricotico e con un facciotto tondo tondo. Una specie di Stanlio con qualche centimetro in meno. Il restante scampolo di comicità è invece riconducibile al pensiero che sfiora sia me che l'amico al mio fianco: a Sprint&Sport ci siamo passati diverse volte. "Alla fine il giornale va in stampa", come insegna il saggio...

Chissà se Planctonboy ha trovato "L'Equipe" stamattina...

Una valida alternativa all'intrattenimento intelligente (alla quale io andrò)


Una serie di 30 fotografie, firmate Monica Silva, per reinterpretare con vena artistica i personaggi dell'Antologia di Spoon River del poeta Edgar Lee Master. E' l'intento della mostra "Life Above All" che si terrà dal 18 settembre al 25 ottobre alla Galleria Mazzoleni di Milano. L'autrice, esperta ritrattista, si ispira ai dagherrotipi ottocenteschi per tratteggiare con un solo scatto la vita e la psicologia dei personaggi di Master. Gli uomini e le donne descritti dal poeta, spesso accomunati da un torbido passato, prendono vita attraverso gli intensi effetti di luce e la funzione emotiva dei colori.

Io quoque...

Il buon Vanaldo mi ha chiesto di iscrivermi a Facebook per un giochino della quale mi sfugge la parte in cui ci si diverte. In questo modo ho scoperto che altre persone da me conosciute sono iscritte a tale strumento di ritrovo (parafrasando la definizione di un caro amico in merito a Flickr, "un modo come un altro per ..." e aggiungete voi il resto).

Tra questi cito, in rigoroso ordine alfabetico:
- (La) Cri
- (La) Checchi
- Genova
- Martino
- Smarties

E altri ne troverò. Io per ora mantengo le mie care terga in codesto loco, dispensando corbellerie dal mio blog. Espierò le mie colpe aggiungendo i link di tali persone nell'apposita colonna, così chi di voi ha facebook si gusterà i profili della gente che mi ronza intorno, per mia somma gioia e fortuna.

Omaggi...

Un giorno, per caso...


Ieri ho preso un caffè con un amico. Discussione confidenziale e una piccola finestra in stile amarcord.

"Te la ricordi la foto che abbiamo fatto in quel locale, quella sera?"

Certo che me la ricordo. Posticino angusto, con una luce fioca a illuminare la terza serata. Una combriccola di amici e conoscenti reduci da un incontro sulla Palestina (c'era lo zampino di Alice, tanto per cambiare). Stanchi, sorridenti. Al naturale, nello scatto, spiazzati dal movimento felino dell'uomo dietro alla macchina fotografica. Un fotogramma talmente a sorpresa che chi l'ha realizzato si è dimenticato di selezionare la funzione "occhi rossi". Io, Federica, Alice, Fra, Alessandro, Roby... e un'altra ragazza di cui non ricordo le generalità, quella di spalle con il golfino blu. Nemmeno Fra ieri si ricordava il suo nome. Però io conosco un tizio che secondo me lo sa...

Mah, chi sarà mai costui...

P.s.: la mia dimostrazione di affetto verso un amico sta nel non aver postato l'ALTRA versione di questa foto, con un'espressione improponibile che distoglie lo sguardo dello spettatore da tutto il resto. Mamma, com'eri venuto male, frati mia...

You might recall


"Or maybe when you're older, and you're thinking back
You might recall
Now did I act carefully, did I do right?
Or were we meant to be, all of our lives
In love and harmony, all of our lives?

So now, take my hand
Come, hold me closely
As near as you can
Believing all that we could be
And all that we have been
And all that we are"


Sì Phil, mi ha richiamato non preoccuparti...

Una serata senza pretese

Uscire a Milano, prendere una birra in attesa che arrivino gli amici. Nel frattempo incontrare una bella ragazza che non vedevi da qualche tempo e scoprire che esiste un suo lato umano, diverso da quello professionale esplorato per via del tuo lavoro. Rivedere finalmente gli amici, tornati dalle ferie con la voglia di incontrarti, distribuendo e acquisendo al tempo stesso il comune scoramento per il ritorno alla vita di tutti i giorni. Camminare, incontrare alcune facce conosciute, prima del classico arrivederci e delle ultime battute nel marasma, in mezzo a una compagnia diversa dal solito. Quindi tornare a casa con un'amica e scoprire che la notte lascia ancora l'opportunità di sedersi sul ciglio della strada a lasciar scorrere i minuti sulla nostra conversazione. Accendere i motori per l'ultima volta e varcare la soglia di casa, per depositare ciò che state leggendo.

Non ho altro da chiedere.

La panchina

Cari amici vicini e lontani (così, alla Filogamo), bentornati dalle vacanze per coloro i quali non ho ancora visto e anche per chi invece ha già avuto il piacere di incontrarmi. Su invito di una collega pubblico una proposta da parte c6.tv. Se volete partecipare rivolgetevi direttamente a lei. Il discorso non vale per solaresi e cerianesi e per chiunque altro non abiti a Milano, a meno che non decidiate di trasferirvi all'ombra della Madonnina.

Buongiorno a tutti! Vi scrivo perché per http://www.c6.tv sto realizzando un programma dedicato ai ragazzi che vivono a Milano e dintorni e ho bisogno di spargere la voce quanto più possibile quindi vi prego di far girare con amore codesta mail. tra parentesi quasi voi tutti rientrate nel target quindi vi aspetto come ospiti. Il programa si chiama La panchina, va su c6.tv in diretta tutti i pomeriggi ed è spassosissimo! L'idea è di raccontare Milano attraverso gli occhi di chi ancora ce li ha e li vuole tenere ben aperti, quindi appunto ragazzi e ragazze fra i 15 e i 25-30 anni. Il programma prevede 4 momenti in diretta, ciascuno da 4-6 minuti, dalle 16 alle 17 circa.
1) Intervista al protagonista del giorno su una panchina nella zona in cui vive
2) Passeggiata nel luogo preferito o che rappresenta qualcosa per lui
3) Passeggiata nel luogo più odiato o che vorrebbe cambiare
4) La sua stanza, il mondo e il quartiere visto dalla sua finestra.
La panchina non è altro che uno spazio che costruiremo assieme, parlando davvero di quello che vi va.
Se l'esperimento vi interessa scrivetemi a claudiabellante@c6.tv o mandatemi un mess/chiamatemi al 347.8169919. Vi aspetto e ci conto! A presto, Claudia.

Doverosa e minuscola parentesi


Sì, scrivo poco quanto niente di calcio su questo blog, ma quando uno vince la Supercoppa ai calci di rigore e il penalty decisivo lo segna il capitano, permettete che uno goda serenamente?

Pessimismo e fastidio sciò (e non show)


Ispirato dal clima di Supercoppa, ho appena concluso due operazioni su hattrick degne del miglior Italo Allodi. Ho così ammazzato il tempo che mi divide dal fischio d'inizio della sfida con la Roma e dell'intera stagione, che si dirige verso il suo ufficiale avvio. Sono preoccupato per stasera, ma passerei ad altro.

Il mio deretano è definitivamente a casa. Quasi ventiquattro ore di viaggio (dieci di treno, undici e mezza di stop all'aeroporto, due di volo) e sono di nuovo qui, da venerdì mattina. Ho fatto in tempo a rivedere un paio di facce conosciute, per le altre ci sarà spazio in settimana, anche perché molti sono in ferie.

Domani si lavora, entro un paio di settimane dovrebbe arrivare l'agognato tesserino. E' una nuova stagione anche per me. Pensavo di essere più sconvolto da questo ritorno, non lo sono e me ne beo. Certo, sta meglio chi per un'altra settimana sarà ancora in Sardegna (ogni riferimento a fatti o persone NON è puramente casuale), però non sono sconvolto. Ho fatto le mie due settimane di riposo della mente, non riuscendo a cancellare l'alzheimer che avanza, come testimoniano i fatti, ma rilassando un po' le meningi. D'altronde per le mie facoltà mnemoniche in declino ci vorrebbero degli specialisti, che credo cercherò in Italia e non in Spagna. Devo già contattare chi curerà i miei poveri occhi, quindi arrivato a trenta faccio trentuno e mantengo diversi reparti ospedalieri. Se faccio beneficienza a uno solo, gli altri poi si risentono...

P.s.: ho aggiunto un nuovo link, trattasi di un'amica e del suo gruppo suonante e cantante. E' un myspace, quindi non mi ricambieranno il favore. Ve l'ho detto che sono un benefattore.

Ultimora

Dopo quasi sette ore di cammino nel cuore di Bilbao sono tornato alla mia provvisoria dimora. Sono stanco, tanto da essermi gettato con violenza sul letto, per poi svegliarmi e restare immobile a ragionare sul da farsi. Ho deciso di alzarmi quando un gentleman è passato sotto la mia finestra ruttando in stile vulcanico. L'ho inteso come una sorta di sveglia.

E' praticamente il mio ultimo giorno di vacanza, visto che domani sarò in treno per nove ore e in aeroposto per il resto della notte, in attesa di salire sul volo Barcellona-Milano del primo mattino di venerdì. Anche Bilbao, come San Sebastian, non è passata inosservata. Fra il tragitto per il Guggenheim, quello per il San Mamès e la passeggiata di ritorno alla Residencia, ho attraversato tutta la parte Nord della città. Qualcosa mi dice che questo sarà il mio ultimo scorcio di Spagna per alcuni anni a venire. L'anno prossimo la mia meta dovrebbe essere diversa, dopo tre estati tra Catalogna, Andalusìa, Paesi Baschi e una parentesi portoghese.

In realtà da qui a un anno può accadere di tutto. Anche che io decida di cambiare definitivamente domicilio e nazione. Per adesso torno a casa e al lavoro, speranzoso che la stagione sia prodiga di consigli e avvenimenti in grado di potermi indirizzare verso l'orizzonte che più prediligo, l'unico in grado di cambiare la linea della vita che le zingare leggono sulla mano: la felicità.

Il diario spagnolo numero 3 finisce qui. Ringrazio i miei venticinque lettori.

Magari (sorrido...).

E non finisce mica il cielo


C'è un metodo infallibile per capire se un posto mi piace: camminare. Solo, tranquillo, a passo regolare, fermandomi quando lo credo opportuno e scattando diapositive da regalare ai futuri dèja vu. Così ho capito cosa vuol dire San Sebastian. La lunga passeggiata che costeggia il mare, partendo dalla base di partenza della funicolare per il Monte Igueldo e raggiungendo il porto, con i suoi profumi e gli schizzi d'acqua che si sollevano dagli scogli.

La pioggia unita al mare sa di novità. Le stesse gocce sono differenti da come le conosco, sottili come aghi, ma gentili. L'acqua scivola via, non si appoggia che sul terreno. Dopo due ore di cammino tra le intemperie mi sembra di essere totalmente asciutto. Solo al mattino mi accorgo che a San Sebastian, se Nettuno lo desidera, puoi tornare a casa più fradicio di un pulcino e pigolare di felicità. Il cielo sa come punirti anche qui, nel paradiso del mondo.

È singolare che un panorama così suggestivo sia sormontato dal Cristo che guarda sulla città. La sua figura imponente avvolge tutta la costa, compresa la zona vecchia, dove i muri sembrano disegnati con penna e calamaio. Taglio il quartiere alla ricerca di qualcosa che mi ricordi di essere stato qui, senza che se ne rammarichi il mio portafoglio. Passeggiare è talmente dolce che posso scandagliare pietra dopo pietra ogni singolo locale e trovare un angolo di tranquillità assieme a una cena.

Questa è San Sebastian. Questo sono io, con la digitale incastrata fra le rocce e gli autoscatti di fantasia, che riducono le ore verso il passaggio a Bilbao. Abbandono la mia donna nel vento. E non finisce mica il cielo.

Prendi al volo l'occasione

Devo fare di necessità virtù in quanto a internet, perché nell'ostello a San Sebastian di pc ne hanno uno solo e spesso si crea la fila. La mia nuova location non è esattamente la stessa di Barcellona o Valencia, i muri sono un po' fatiscenti e il personale non è eccezionale. Peccato, perché la cittadina è caruccia e sono a due passi dal mare. Ho già visitato la spiaggia, quando avrò un po' più di tempo vi ragguaglierò. Mi pressano, saluti...

P.s.: non arrivano i giornali italiani qui, porco cane!

Me voy

Notizie poco confortanti arrivano dall'Italia, un amico avrebbe bisogno di avermi accanto, per adesso faccio la mia parte via telefono. Lascio Barcellona con un pizzico di tristezza. Ho voglia di vedere San Sebastian tanto quanto non ne ho di farmi otto ore di pullman. Spero che la vista del mare che bagna la sponda nord della Spagna mi rinfranchi al mio arrivo o al più tardi domani, visto che chiuderò il viaggio con una certa stanchezza addosso.

Posso dire di essermi completamente ripreso dalla nottata di cui non vi ho raccontato. Ho perso i miei occhiali (tranquilli, ho quelli di riserva e le lenti a contatto in valigia) e anche qualche moneta di troppo regalata al bancone dei vari pub che ho girato. Ricordo di aver trovato la via dell'ostello grazie ai compagni di ventura, che mi hanno pilotato attraverso la metropolitana. Anche se fossi stato del tutto sobrio (non lo ero), senza occhiali mi sarebbe stato impossibile riprendere la via maestra. Una volta raggiunto il letto ho continuato a muovere la testa e mi sono rialzato dalla posizione supina un paio di volte, per cercare di mandare l'alcool in circolo, fino a quando non ho trovato sonno e mi sono svegliato a partita dell'Italia già conclusa. Dato il risultato finale, almeno questo è stato un bene.

Rafael ride alla reception. Avere tre brasiliani che lavorano all'ostello è un vantaggio per il proprietario. L'atmosfera è sempre allegra e il tris comprende anche uno splendido esemplare femminile, Natasha. Per quello che sprigiona ogni volta che la guardo non poteva che essere nata a Porto Alegre.

Adios.

Dueocchi

E' meglio che non vi racconto cosa è successo ieri. Pardon, stamattina, visto che erano le cinque quando siamo tornati. Sappiate che sto bene e non m'hanno rubato nulla. Però non sono del tutto a posto. Magari al mio ritorno vi ragguaglio, adesso ho la testa che ciondola da sola. Hasta luego.

Mes que un club

Ogni volta che passo da queste parti mi viene sempre piu' difficile andarmene. C'è un'atmosfera magica in questa città. Succede tutto senza che io me ne accorga, anche quando una giornata si prospetta più noiosa, meno attiva di altre c'è sempre qualcosa che spunta fuori e cambia le prospettive in un attimo.

Ho conosciuto un romano di mezza età al bar dove ho pranzato, è qui da dieci anni dopo aver sposato una ragazza di Barcellona. Fa un lavoro come un altro, sta dietro al bancone per tante ore, serve ai tavoli. Dal viso non traspare nessun tipo di nostalgia per il suo paese natale e dopo i saluti iniziali ribadisce il concetto anche a parole. "Qui si sta bene", dice. Sarà la cinquemilionesima persona che mi spara in faccia la stessa frase. "Ma con il lavoro come state in Italia?". Ed io a piangermi addosso, con aria amaro-sorridente, a spiegare il lento e inesorabile processo di precarizzazione del Belpaese. "Qui l'anno scorso hanno beccato il proprietario che non aveva fatto il contratto a un dipendente. Gliel'ha dovuto fare il giorno dopo e si è beccato 3.000 euro di multa, perchè era la prima volta. Alla seconda ne becca 100.000 e gli chiudono il locale. Non è questione di Aznar o Zapatero. Da quando sono qui le cose hanno sempre funzionato in questo modo e ti assicuro che se dicono che ti sanzionano lo fanno, non c'è telefonata che tenga".

Mi guardo attorno per ammirare come il più insignificante dei dettagli mi metta allegria, da una parte, e tristezza dall'altra.

Pensare che volevo scrivere della mia esperienza al Camp Nou. Quattro a zero per il Barcellona, un gol di Henry di una bellezza sconcertante, uno stadio enorme anche se con un tifo ammorbante (Laporta ha sciolto la curva, anche questo me l'ha detto il connazionale capitolino). Sarà che sono capitato in mezzo ai tifosi del Wisla, ma gli unici presenti divertiti sembravano veramente i polacchi, nonostante la scoppola. Al termine della gara ce li avevo ancora attorno che cantavano e saltavano come grilli e avevano superato la metà campo con il lanternino. Mi è toccato attendere mezz'ora prima di uscire dallo stadio, qui le regole sul comportamento allo stadio si rispettano. Anzi, quello più impaziente ero io, poco abituato all'andazzo e con un appuntamento da rispettare di lì a poco (e che è saltato). Una volta fuori dai cancelli mi hanno fatto fare il giro del mondo per arrivare in ostello. Effettivamente sono un po' troppo fissati. Ecco, ho trovato un aspetto di Barcellona che non mi piace. Insignificante, nella magnificenza di queste strade.

P.s. per gli amanti della tecnologia: dopo tre estati passate qui ho scoperto come si fanno le lettere accentate usando le tastiere spagnole. Non dovrò più passare attraverso l'apostrofo per diverse finali. La scienza fa passi da gigante...

Dos de la noche en Barcelona

Buenos chicos, vamos a ver. He llegado aqui' a las seis y media de la tarde y despues un poquito de metro y de camino he buscado el hostal San Jordi, donde tiengo una reservacion para cinco noches. He pensado que no tenia posibilidad de organizar una sortida por la noche, porque' no habia tiempo. Fue' el contrario. A media noche hemos dejado el hostal en once personas: tres chicos de Inglaterra, un chico de Alemania, una chica de Alemania, dos de holanda, dos de francia, el chico brasileiro del hostal y yo. En el grupo no habia una muchacha que se podia definir fea. Las dos francesas con su atractivo muy simple y las holandesas con sus belleza estatuaria; la chica de alemania, muy particular. He tomado tres cervecas y he conocido dos italianos de Roma, pero sobre todo no olvidare' esta noche por las chicas con la que pasare' las horas ante de dormir. Maravillosas. Barcelona continua a encantarme. Y manana me encantara' mucho mas si conseguira' lo que pienso.

Tio, que chicas hermosas que hay en la tierra...

Mi Valencia es asi'

Domani parto per Barcellona. Non ci doveva essere questa tappa nel mio tour, lo stravolgimento dei piani ha portato a cambiare destinazione e non posso dirmi scontento. E' la terza volta che vado in Catalogna, le altre due hanno lasciato il segno. Piu' della mia fermata a Valencia, trascorsa sulle strade di una citta' tutt'altro che deprecabile. Mi e' mancata un po' la giusta compagnia, da questo punto di vista poteva andarmi meglio. Ci sono troppi italiani qui, forse non e' un caso che non abbia passato delle serate memorabili.

Sono caustico, ma sincero. Preferisco andare via, tornare nella mia bella Barcellona, a devastarmi di calor y playa, alla Barceloneta. Faro' un giro tra le ramblas e tornero' al porto, di notte, per vedere se l'immagine impressa nella memoria e' la stessa che la realta' conserva.

Magari trovo anche un ostello con un pc che supporta la mia fotocamera. Anche da questo punto di vista Valencia ha lasciato a desiderare...

Sono proprio un cagacazzo...

Treno dell'amore (portami con te)

Oggi non abbiamo il supporto delle immagini ed e' meglio cosi', perche' rischierei la chiusura del sito. Vado infatti a raccontarvi come ho perso il sonno stamattina, dopo una nottata piuttosto alcolica e una parentesi ad occhi chiusi durata fino alle otto meno venti circa. In quel momento, infatti, uno dei miei tre compagni di stanza e' tornato alla base (era uscito la sera prima, pare ci fosse una festa in discoteca organizzata da un loro amico di Valencia). Il giovane virgulto non ha aperto la porta da solo, bensi' accompagnato da una signorina dalle voglie ardenti, succube dell'idea per cui "italians do it better". Non ho chiesto conto delle sue opinioni al termine della sessione, durata oltre mezzora e terminata quando gli altri due amici al seguito dell'amante scatenato sono tornati anch'essi in ostello. "Che cazzo fate?", e' stata la domanda piu' intelligente che uno dei nuovi presenti e' riuscito a formulare. Forse ci poteva arrivare da solo, ma tant'e', almeno la sua entrata in scena e' servita a interrompere l'andirivieni. Sara' la prima giornata dei Giochi Olimpici a scatenare queste maratone?

Non sono peraltro il solo ad aver usufruito dello spettacolo, perche' qualche ora dopo il ragazzo che aveva prenotato per questa notte e che ha fatto si' che mi cambiassero di stanza, e' entrato trovando la medesima situazione. Pero' lui poteva andarsene e l'ha fatto. A me veniva un po' difficile, visto che ho capito in ritardo lo svolgere dei fatti e che ero un velo piu' rincoglionito dall'orario e dall'alcol.

'Ste donne...

Plaza de Toldo


Quando Gioele Dix imitava Fabrizio Ravanelli, immancabile giungeva il momento degli improperi contro Zoff, reo di non aver convocato Penna Bianca in nazionale. Allora il buon Gioele parlava simpaticamente di destino "bastardo porco" o alternativamente "porco bastardo". Nel mio caso, invece, il fato ha voluto che l'ostello valenciano fosse piuttosto vicino al Mestalla, ribattezzato qualche anno fa "Plaza de Toldo". Il portierone ne fece di tutti i colori ai tifosi avversari, che gia' si trovano a sopravvivere con un impianto molto piu' vetusto di quanto non appaia attraverso il tubo catodico. Il primo impatto dall'esterno e' veramente pessimo, sembra di vedere un cantiere che in realta' non c'e' e dovrebbe invece esserci per riammodernare la casa di una delle piu' gloriose compagini iberiche.

Nota di merito: la visita e' gratuita, anzi non e' nemmeno prevista se non quando il custode decide di aprire i cancelli ai turisti, ad orari variabili. Da dentro somiglia di piu' all'impianto visto in tv, ma nemmeno tanto. Simpaticamente ho "beccato" un giovane tifoso che si e' avventurato nello stadio deserto con la maglia di Messi. Un po' come visitare San Siro con la casacca di Del Piero. Vabbe', e' un bimbo, concediamoglielo. Il Barca in fondo e' una bella squadra...

Bell'inizio

A pochi minuti dal mio arrivo in Spagna ho gia' rischiato di lasciare la valigia in metropolitana. Come inizio non c'e' male. Purtroppo il ritardo dell'aereo mi ha fatto perdere anche il giro serale dei pub che organizzano all'ostello il giovedi' sera. Mi sono arrangiato da solo, ma incontrando un paio di italiani per strada non ho resistito e ho fatto una sosta, che alla fine mi ha fatto tornare a casa base prima del previsto.

Domani avverra' il mio primo vero impatto con Valencia, credo. Innanzitutto scattera' la ricerca di un'edicola abbastanza grande da avere anche i giornali stranieri. Poi mi gettero' in un barettino per un caffe', ovviamente con Gazzetta al seguito, nonostante la mia stima in forte calo per la rosea stia toccando livelli da abisso profondo. Sara' il libro di Bartolozzi che mi sono portato dietro o la lunga permanenza di Verdelli alla direzione. Piu' probabilmebnte entrambe le cose.

Ho appena dato da bere a un connazionale napoletano che sta cercando lavoro. Diciamo che la ricerca potrebbe andargli meglio. C'e' chi fuori dall'Italia sta peggio e chi sta meglio, come il buon Carlo che ho incrociato stasera nell'altra sede dell'ostello che mi ospita.

A proposito: si chiama Purple NEST Hostel. Secondo me c'e' una lettrice a cui piacera' particolarmente il nome...

Il bue dice cornuto all'asino


Lopez Lomong, profugo sudanese, sarà il portabandiera statunitense alle Olimpiadi di Pechino. Secondo molti, è un modo per gli Stati Uniti di far valere la propria posizione sui diritti umani in Cina. La domanda sorge spontanea (Lubrano docet): può un paese che continua a tenere aperta Guantanamo insegnare come ci si comporta sull'argomento sopraindicato? Secondo me no.

Confesso che fino a qualche tempo fa ero favorevole al boicottaggio totale. Ho avuto la fortuna di intervistare alcuni possibili protagonisti dell'evento a cinque cerchi e mi sono ricreduto, in fondo far allenare migliaia di atleti per quattro anni e poi ritirargli il biglietto aereo per malefatte altrui non è giusto. Però una disertatina alla cerimonia d'apertura si poteva fare, anche solo un braccialetto da portare al polso non è un'idea malvagia. Diciamo che a frittata fatta diventa difficile trovare metodi di protesta adeguati.

Però ce la si può prendere con il cuoco, in questo caso il CIO, che ha bissato lo scandalo dell'assegnazione ad Atlanta '96 (erano le Olimpiadi del centenario, non consegnarle ad Atene perché la Coca Cola voleva la manifestazione vicino a casa propria ha fatto sì che ne venisse fuori un evento orrendo e mal organizzato). Dopo aver creduto alle balle del governo cinese, secondo la logica per cui "voi ci date le Olimpiadi, noi cresciamo sulla strada dei diritti umani", tutti i dirigenti che hanno votato per Pechino andrebbero radiati dal Comitato Olimpico, Rogge in testa. Solo allora il CIO potrà richiedere la credibilità necessaria per guidare lo sport a livello internazionale. Sensibilizzare il mondo sulla condizione della persona in Cina, se poi si tagliano i ponti all'informazione i governanti si comportano allo stesso modo, serve a poco. Tra qualche mese, a Olimpiadi concluse, gli occhi si volteranno da un'altra parte, ma intanto i cinesi avranno già ottenuto quello che volevano.

Metti una sera a cena

Premessa: da adesso e per un po' di tempo i miei post verranno sempre preceduti dal teaser di "Edgar in love", cortometraggio di un amico e collega nel quale mi onoro di avere un infimo spazio di qualche secondo, anche se solo a livello vocale. Lo faccio perché, come dicono i giocatori quando strappano un contratto milionario, condivido il progetto. Solo che io non ho firmato nulla. E' proprio che mi sta simpatico il regista.

Post vero e proprio:
In un Montalbano che ho letto tanto tempo fa, Camilleri raccontava di quella volta che il commissario portò fuori a cena la sua amica svedese, uno splendido meccanico in gonnella con la quale aveva condotto un'indagine tempo prima. Con un certo gusto per la genuinità della gente meridionale, Camilleri narrava anche le bestemmie proferite dai presenti nel locale all'ingresso dei due protagonisti e durante il corso della serata. Ieri sera, madonne a parte, mi è successa più o meno la stessa cosa: ho attraversato la soglia d'ingresso dell'"Osteria Garibaldi" e tutti hanno guardato nella mia direzione. Sarà il nuovo look alla Marylin. Di Valentina, non il mio, idioti...

Come posso dire, come passalento...

Sto cercando di prendere un portiere e/o un attaccante su hattrick, mancando ancora una decina di minuti alla scadenza "copro" i minuti restanti. Non è che senta la necessità di tenermi occupato per questo giro di lancette, almeno non quanto quella di prendere l'aereo giovedì prossimo (destinazione Valencia). Vado a visitare l'ultimo tassello iberico che mi manca, visto che ci sono non mi faccio mancare Barcellona e torno sperando di potermi infilare in tasca un tesserino (vero ottavo piano in via A. da Recanate?). Dovrei essere a Milano in tempo per la Supercoppa e per contare sulle dita di una mano i giocatori dell'Inter sopravvissuti alla preparazione (ogni anno sembra di dover scalare il Nanga Parbat e pensare che non abbiamo più nemmeno la collinetta di Alfano). Altre questioni da risolvere dopo le due settimane di sosta sono il mio decimo anniversario di conoscenza con un'amica, da suggellare non so ancora come, la mia dipartita verso nuove avventure lavorative, da cui dipende direttamente la mia indipendenza, e l'eliminazione fisica della mia sete di informazione sulle sorti del paese. Non potendo cambiare le sorti stesse, mi illudo di potermene fregare.

Ovviamente attendo anche "Edgar in love". Se poi entro in love anch'io è tutto grasso che cola.

Lui fa politiche di sinistra

da Repubblica.it

Manovra, norma "anti-precari"
cade l'obbligo del reintegro

ROMA - La condizione di precario del lavoro, potrebbe diventare ancora più dura, in alcuni casi eterna. Secondo fonti dell'agenzia Agi, nella manovra economica al vaglio del Senato, sarebbe stato inserito un emendamento per impedire al giudice la possibilità di obbligare un datore di lavoro a stabilizzare un dipendente irregolare. La norma, approvata dalla Commissione Bilancio della Camera e recepita nel maxiemendamento, si applicherà anche ai contenziosi in corso.

Finora il giudice, che riscontrava irregolarità sul ricorso ad uno o più contratti a termine, poteva obbligare il datore di lavoro a riammettere in servizio il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato. Se passerà la nuova legge, il giudice dovrà limitarsi ad applicare all'azienda una sanzione di entità variabile tra le 2,5 e le 6 mensilità (la stessa prevista per le imprese al di sotto dei 15 dipendenti). Il datore di lavoro potrà effettuare una serie pressoché infinita di contratti a termine rischiando al massimo una sanzione di importo pari a sei mensilità.
(26 luglio 2008)

Negativi di un'estate


Un anno fa, circa. La cittadina si chiama Lagos, omonima della capitale nigeriana che conosco attraverso Martins, più che per le mie conoscenze geografiche. La diapositiva mi ritrae nell'internet point al top della mia hit parade mondiale, pari merito con quello di Nizza. In un eventuale ballottaggio Lagos vincerebbe il trofeo solo grazie alla piccola cameriera che mi ha servito in quei due giorni. Come i più attenti tra voi avranno notato (tra i miei lettori figurano un regista con esperienze da operatore e un aspirante fotografo, quindi di immagini qualcuno se ne intende), la luce di sfondo è completamente bruciata, nonostante i numerosi tentativi. La dolce fanciulla mi guardava ridendo, mentre posavo la macchina fotografica sul davanzale per cercare un decente autoscatto. Alla decima volta mi sono rassegnato all'idea di avere una foto imperfetta, perché a quel punto avevo una storia da raccontare dietro l'immagine. Se le foto devono avere qualcosa da dire, questa per me ce l'ha. E' difficile trovare diapositive dei miei viaggi senza un significato, ne faccio poche ma convinto di volerle scattare.

Al prossimo viaggio...

E' la complicità del volo o è la linea del tuo culo?

(Fonte: Repubblica.it)
California, in 8mila si sono dati appuntamento a Laguna Niguel per l'evento annuale
Spalle al convoglio per mostrare il "lato B". Tutto cominciò con una scommessa
Ressa al binario, passa il treno
ci si spoglia per il Mooning Amtrak

di MARCO STEFANINI
Si sono presentati in ottomila lungo la ferrovia che costeggia la città di Laguna Niguel in California, e al passaggio dei treni hanno mostrato il loro "lato B". "Mooning Amtrak", questo il nome dell'evento (il mooning è l'atto di abbassarsi i pantaloni ed esibire il didietro, mentre la Amtrak è una compagnia ferroviaria americana), è ormai un appuntamento fisso. Una tradizione che va avanti da 29 anni. Ma questa volta si è esagerato al punto che si è reso necessario l'intervento della polizia, chiamata per mettere ordine tra i partecipanti che avevano alzato un po' troppo il gomito e finendo con lo spogliarsi completamente.

Da anni l'appuntamento con il Mooning Amtrak (il secondo sabato di luglio) attrae sempre più visitatori soprattutto dalle vicine città californiane. Grazie anche al passaparola tra i partecipanti e un sito sul quale vengono pubblicate le fotografie degli eventi passati, oltre agli orari di passaggio dei treni. In una delle sezione viene pubblicato anche una sorta di decalogo che detta le linee generali di comportamento per poter partecipare all'evento. Ad esempio non c'è l'obbligo di spogliarsi, "si può anche solo guardare". E' possibile "colorare" il proprio corpo; tutti possono prendervi parte, "anche le persone obese" e gli animali da compagnia ("ma ricordatevi di portare una ciotola con l'acqua").

L'origine del Moonimg Amtrak risale al 1979 quando il signor K.T. Smith, avventore del pub "Mugs Away Saloon", promise ai suoi amici di pagar loro da bere, nel caso in cui avessero mostrato "le spalle" ai treni che passavano nella stazione vicina. Inutile dire che molti accettarono la sfida, e da allora il Mooning Amtrak è diventato un appuntamento fisso, anche se, avvertono gli organizzatori, "non c'è più una persona disposta a pagare da bere alle migliaia di 'mooners' ". E proprio l'alcool ha provocato l'intervento della polizia e che getta un'ombra sull'appuntamento. "La gente era ormai fuori controllo - spiega un portavoce della polizia - e non si limitavano più a mostrare il didietro, ma anche altro". Sul posto sono così intervenuti oltre 50 agenti, che hanno disperso la folla, fortunatamente senza incidenti anche se una spauta pattuglia di irriducibili è tornata sul posto, alcune ore dopo, per continuare a bere e a "salutare" a modo loro i treni. Sul sito, intanto, viene già dato confermato appuntamento per il prossimo anno che coincide con una tappa importante: quella dei trent'anni. Accadrà l'11 luglio del 2009, il giorno del Mooning.

Last Goodbye



Lo ammetto: adoravo questa canzone già prima di leggerne il testo. Mi piaceva la musicalità e quelle due o tre frasi che ero riuscito a cogliere. Una volta studiati i versi non riesco a smettere di ascoltarla.

L'attacco è meraviglioso, sembra di entrare in un mondo fiabesco. Le parole arrivano presto e la scena appare ai miei occhi.

This is our last goodbye
I hate to feel the love between us die.
But it's over
Just hear this and then I'll go:
You gave me more to live for,
More than you'll ever know.


Una panchina, due giovani amanti in fase di declino. Non si abbracciano ma si tengono le mani. Una lacrima bagna il viso di lui, vorrebbe avere una frase ad effetto che non trova nel suo repertorio. Le esprime la banalità dell'amore, la difficoltà di abbandonare un ramo a cui ha appeso la sua foglia per tanto tempo.

Well, this is our last embrace,
Must I dream and always see your face?


Ho volutamente diviso in due la seconda strofa. Questi due versi non possono che stare da soli. MUST I DREAM AND ALWAYS SEE YOUR FACE? Glielo chiede: posso sognare e vedere il tuo volto... Non devo aggiungere altro.

Why can't we overcome this wall?
Baby, maybe it's just because I didn't know you at all.


Altro motivo per cui ho spezzato la strofa: qui si mette male. Lui sente di non avere più accanto la stessa persona che ha conosciuto, forse cerca di metterla in cattiva luca per ammortizzare la perdita. Ma non può fare a meno di riavvinarsi.

Kiss me, please kiss me,
But kiss me out of desire, babe, and not consolation.
Oh, you know it makes me so angry 'cause I know that in time
I'll only make you cry, this is our last goodbye.


Baciami, per favore. Il desiderio scorre, il sangue avverte l'allontanamento, le notti in bianco, la mancanza di contatto fisico e tutto ciò che il futuro non avrà più. La mente si rende conto che è finita. This is our last goodbye...

Did you say, "No, this can't happen to me"?
And did you rush to the phone to call?
Was there a voice unkind in the back of your mind saying,
"Maybe, you didn't know him at all,
you didn't know him at all,
oh, you didn't know"?

Well, the bells out in the church tower chime,
Burning clues into this heart of mine.
Thinking so hard on her soft eyes, and the memories
Offer signs that it's over, it's over.


Lei si avvicina già a un altro giorno. Io non ti conosco, non può accadere a me. Ma tu non conosci il lui a cui ti stai avvicinando. Le campane segnano la fine, nonostante i suoi soffici occhi.
E' finita. Goodbye. The last.

Incontro

Non è che certe cose mi scaldino un granché il cuore. Se togliamo la commemorazione, il corteo, le istituzioni e tutto quanto, mi sarebbe piaciuto vedere la scena...

Skàrmeta: "I poeti non muoiono mai"
L'autore del "Postino di Neruda" a San Giorgio sulla tomba di Troisi
di Antonio Tricomi

SAN GIORGIO A CREMANO - Ardente pazienza. Suona così il titolo originale del romanzo di Antonio Skàrmeta noto in Italia come "Il postino di Neruda", da cui Massimo Troisi ha tratto il suo ultimo film. E la pazienza del 67enne scrittore cileno, ospite ieri del Premio Massimo Troisi, è stata ardente per davvero: in senso proprio e non solo metaforico. Sotto un sole a picco che non lasciava scampo, con una temperatura e un tasso di umidità da record, un piccolo corteo di devoti ha seguito le tracce di un pellegrinaggio laico: la piazza dove Massimo è nato e che oggi è intitolata a lui, il suo monumento funebre e la sua tomba, il piccolo teatro dove ha mosso i primi passi.

L'imponente figura di Skàrmeta domina inevitabilmente il corteo, che si muove a metà pomeriggio da Villa Bruno. Ne fanno parte Carlo Giuffrè e i nuovi vertici del Premio Troisi: il presidente Angela Viola e il coordinatore artistico Andrea Esposito, amico d'infanzia di Massimo. Ma c´è anche un altro amico, Alfredo Cozzolino, più volte attore nei film di Troisi. E poi il sindaco Domenico Giorgiano, l'umorista Pino Imperatore e i responsabili della libreria "Vesuviolibri", partner del premio.

Prima tappa, piazza Troisi, già piazza Garibaldi. «Sembra un anfiteatro, molto adatta a un attore», mormora Skàrmeta. Sul lato ovest della piazza, un edificio color ruggine sostituisce quello crollato alla fine degli anni Settanta e in cui Massimo era nato nel 1953. Sul lato opposto si apre via Cavalli di Bronzo, nella quale il futuro attore era già andato a vivere con la famiglia quando il palazzo crollò, si dice per le vibrazioni prodotte dalla Circumvesuviana. Affacciato sul lato sud della piazza c'è ancora il Bar Sportivo, frequentato nell'adolescenza da Massimo e dai suoi amici.

Seconda tappa, mentre il sole sembra picchiare sempre di più, il cimitero. Di faccia all'entrata principale c'è il monumento in pietra bianca e grigia, un´alta lastra con il nome dell´attore e le date di nascita e di morte. In terra, una sorta di rosa dei venti con i titoli di quasi tutti i film diretti e/o interpretati da Troisi. Il raggio con il titolo "Il postino" punta direttamente al monumento, Skàrmeta riesce solo a dire «sono emozionato», abbracciando chiunque gli si avvicini. Al riparo dal sole, alcuni concertisti in abito da sera erano in attesa del corteo. Gennaro Pedagno canta una romanza di sua composizione: «Ti ringraziamo dei grandi doni/che ci hai regalato/sei stato l'ultimo Pulcinella/Massimo».


A questo punto Skàrmeta e Giuffrè chiedono di essere lasciati soli ed entrano nella cappella poco distante dove Troisi e sua madre sono sepolti: il monumento funebre non coincide infatti con la tomba vera e propria, ma presto la salma dovrebbe essere traslata. Uscito dalla cappella, Giuffrè dichiara: «I poeti non muoiono mai». Skàrmeta annuisce.

Terza tappa, il Centro Teatro Spazio, dove la breve e folgorante carriera di Massimo ebbe inizio. Skàrmeta si informa sulle iniziative collegate al Premio Troisi, l'antico progetto di una scuola di teatro a Villa Vannucchi. «Quando lo vidi al cinema pensai: speriamo che questo non si metta mai a fare teatro, se no per tutti noi è la fine», commenta Giuffrè. Il sole è ancora alto quando il piccolo corteo rientra a Villa Bruno, sede del Premio. Tra gli alberi del parco appare Enzo Decaro, uno che quella storia l'ha fatta.

Sei anni

Immagino Melanie e sorrido. I suoi lisci capelli che cadono sul sorriso dipinto sul volto. Sua madre Ingrid è libera dopo sei anni di prigionia. Mi sembra talmente strano, dopo tanto tempo e con un'operazione priva di spargimenti di sangue. Ma l'importanza della liberazione in se travalica qualsiasi riflessione. Ingrid Betancourt è libera. E' una buona notizia. Ne avevamo bisogno, ormai ne arrivano solo dall'estero...

1989-'90

Penso che per Anne Parillaud svegliarsi ogni mattina potendo dire "Io sono Nikita" sia abbastanza gratificante. Magari sei un po' giù di corda, il marito ti trascura. E tu pensi: "Io sono Nikita". Lo potrai pensare per tutta la vita, cara Anne. Intanto ho colmato una lacuna e allo stesso tempo ho scoperto chi era la ragazzina di "Che ora è?". Era Anne e io non lo sapevo...

Disavventura numero enne

Sottotitolo: la presentazione di Dario Marcolin a Monza.

Camerina, radiomicrofono e portatile. Ho tutto. Posso andare. Mi presento alla Villa Reale alle sei e mezza, con un quarto d'ora d'anticipo sull'evento da seguire. Devo fare delle interviste video e in più spedire un pezzo al giornale. Come pensavo, non c'è connessione, nè wireless nè a cavo. Niente di niente. Devo mandare il pezzo via bluetooth con il cellulare. Puntualmente, muore il cellulare.

PRIMI SANTI
Ma porca. Nella sfiga, mi viene incontro un barlume di fortuna: la conferenza stampa ha un'ora di ritardo. Esco di corsa, con due borse appresso, sembro un emigrante di inizio secolo in partenza per le Americhe. Sgommo via dalla Villa Reale. Mi fermo circa tre-quattrocento volte sul bordo della strada per cercare una wireless aperta, di solito a Milano nei centri abitati ce n'è quante ne vuoi. A Monza sono tutte protette. Giro, minuto più minuto meno, dalle 19 alle 19.40 in cerca di un ago in un pagliaio. Nomino una tale sequela di santi, ovviamente affiancati da gioiosi epiteti, che svariate città del Veneto, oltre ai comuni di Bergamo e Brescia, mi offrono la cittadinanza onoraria. Alla fine trovo qualcosa in una piccola via. Evvai, ce l'ho fatta. Nemmeno per sogno, la wireless è aperta ma quando apro la pagina Fastweb mi chiede la password, segno che questo tizio a cui sto fregando la connessione potrebbe non aver pagato la bolletta. Altra sequela.

EPILOGO
Come detto, il viaggio si conclude attorno alle otto meno venti. Trovo una connessione aperta e funzionante accanto a un semaforo. Quattro frecce, mi avvicino più che posso al muro che costeggia la strada, di modo che non mi strombazzino da dietro. Mando una mail al caporedattore spiegando la disavventura e inviando in allegato un pezzo sulla presentazione, ma senza dichiarazioni. "Se le vuoi c'è un'altra ora da attendere perché hanno ritardato l'evento". Per mia fortuna il pezzo va benissimo così. Chiudo il portatile e vado via. In quei dieci minuti di sosta, chi mi è passato a fianco ha potuto ammirarmi nel pieno del mio lavoro... all'interno di una macchina e sul ciglio della strada. Riaccendo il motore e torno alla Villa Reale. La presentazione è appena iniziata. Anche stavolta mi sono salvato. Come dice un saggio collega, "alla fine il giornale va in stampa".

Non si entra per caso nella Hall of fame

IL CASO
Becker e i gemiti della Sharapova
"Proibiamoli, ricordano il sesso"
di GIANNI CLERICI
ROMA - Boris Becker non riesce, da adulto, ad essere all'altezza dell'ammirevole 17enne capace di vincere il suo primo Wimbledon (1985) affascinandoci non solo per potenza ma per tocco, e a farlo seguire da altre due vittorie ('86 e '89). Si è dunque reso alfine conto che le donne gemono e rantolano, in campo, da cui il ben noto neologismo "grantolo", ormai assunto anche da un dizionario. Non solo infatti le tenniste gemono (la Sharapova, la Williams), ma quelle loro emissioni vocali potrebbero - sempre secondo il nostro genio - suggerire analoghe sonorità riservate, per solito, ad intimità sessuali. Viene subito il sospetto che il povero Becker, fulmineo in un rapporto con una ancella tra un water e un bidet, che condusse un incolpevole fantolino al battesimo, non sia ancora riuscito a liberarsi da quel trauma.
Per essere meno vaghi, vale ricordare che i primi grantoli furono emessi da Monica Seles, nell'anno 1990. La Women Tennis Association, e l'ancor più conservatrice Federazione Internazionale, rivolsero un vigoroso suggerimento alla tennista, in seguito alle proteste di avversarie vivamente disturbate. Ne nacque una polemica, i gemiti vennero accuratamente inventariati, il livello dei decibel paragonato ad un acuto della Callas, ma non saltò in mente a nessuno che simile impiego delle corde vocali potesse ritenere gli acuti "malsani, capaci di rovinare le corde vocali", come ci fa sapere il Becker, di certo possessore di un diploma di laringoiatra.
Nacque dunque un confronto tra il partito pro-gemiti, liberale, e quello proibizionista. E , alla fine, i gemiti prevalsero, anche in seguito ad uno studio di laboratorio. Venimmo a sapere che, come accade nelle arti marziali alla pronuncia del Mantra detto KA, l'emissione è in grado di accrescere la forza del colpo di un 5-10%. E il grantolo divenne legale. Ora abbiamo un ex-campione costretto agli alimenti dalla prima moglie e dalla fulminea cameriera aiutata dal dna, colpito in seguito dalle tasse, e desideroso di pubblicità. E l'autore di queste righe è tanto ingenuo da stare al gioco, e diffondere la notizia pubblicata da un settimanale noto per approfondimenti filosofici quale G. C. Gentlemen's Quarterly.
Ce lo meritiamo, Becker.

COMMENTO DEL SOTTOSCRITTO: voglio quest'uomo alla presidenza del mondo!

Nettuno

Due giorni, dieci ore in diretta. Un fiume di immagini e racconti di piccole speranze azzurre. Ho sostenuto una delle prove più difficili della mia carriera e poteva andare peggio, anche se l'inesperienza mi ha fregato in alcune circostanze. Un solo evento ha turbato la mia giornata: subito dopo la fine delle premiazioni, l'annunciato acquazzone che temevano gli organizzatori si è abbattuto su Cinisello. Alcuni ragazzi ne hanno approfittato per completare un giro di campo, travolti dalla grandine. Avrei voluto unirmi a loro, oppure mettermi a testa in su ad attendere il peggior temporale dall'avvento dell'arca. Ma non mi è stato possibile. Con camicia, giacca e l'attrezzatura che ho aiutato a trasportare in macchina, non mi potevo sottoporre alle scorribande di Nettuno e se anche la mia presenza fosse stata quella del semplice spettatore sarebbe cambiato poco. Avrei dovuto dare troppe spiegazioni a casa sul perché di un atto così folle. Semplicemente non voglio spiegare cosa sento dentro di me. Non è questione di mia madre o mio padre. Non voglio rispondere a questa domanda. Punto. Voglio essere da solo con la mia follia passeggera. Lasciate scegliere a me cosa è lecito per una mente nella media. Sono talmente poco interessato alla risposta che potrei coprirmi le orecchie con le mani e urlare "LA LA LA"!

(Walking)... in the rain

Ho passato due giorni in montagna, come a voler dimostrare che anch'io vado in vacanza ogni tanto. Non vedevo Rialmosso da tanti anni, l'ultima volta che ci ho messo piede avevo altre amicizie, svanite nel tempo. Ne è rimasto uno solo, di amico, fondamentale per tornare in questo sperduto paesino montanaro, visto che è anche il padrone di casa. C'è un posticino, spettacolo nello spettacolo, nella quale mi accampo assieme ai miei pensieri. E' un passaggio d'acqua tra le rocce a cui vado a raccontare in silenzio i miei anni, ogni qual volta metto piede nei paraggi. Stavolta ho sussurato da lontano ciò che avevo da riportare, perché non ricordavo esattamente come si arrivasse al sentiero. Ho preferito proseguire sulla stradina in salita che porta al ponte e proseguendo per diversi chilometri al paese più vicino, ma ho deciso di fermarmi a meno di metà percorso. Già sul ponte sono rimasto immobilizzato, a guardare l'acqua scorrere, tra le rocce e sulla mia testa. Pioveva. E me ne sono fregato. Ho lasciato che mi si bagnassero la giacca, i capelli. Hai visto mai che l'acqua porta via anche i pensieri, trascinandoli nella sua bottiglia fino a valle. Scoprirebbero tante cose, quelli che sono lì ad attenderla. Saranno passate due macchine durante la mia fermata provvisoria. Se a Milano mi fermo in un punto qualsiasi della città, per vedere due oggetti in transito mi basta schioccare le dita.

Pennac ci ha scritto un libro, io ci faccio due righe...

Oggi devo ringraziare due persone:
-Una perché ieri mi ha fatto ridere.


-L'altra perché è un amico.

Racconti 2

Avevo tolto la sezione per mancanza permanente di ispirazione. Sono passato attraverso la montagna e ho deciso di riportare in vita una parte del blog.

Racconto numero 2, in basso a sinistra, sotto Travaglio...

Pagellone sofferto

E lungo a carburare, visto che dall'ultimo atto della stagione è passata quasi una settimana.

JULIO CESAR 8.5 Parte col piede sbagliato, facendosi cacciare alla prima di campionato. Non sbaglia più fino alla trasferta di Napoli (nella quale dopo aver regalato un gol a Zalayeta si salva da una gragnuola di conclusioni). Chiude con un grande intervento su Morrone ed è giusto così, perché questo scudetto se l'è proprio meritato.
TOLDO 6 Si guadagna la pagnotta nella semifinale di ritorno contro la Lazio.
ORLANDONI s.v.
MAICON 8 Si ferma nel passaggio tra i due anni solari, ne risente per almeno un mesetto e si riprende in tempo per il gran finale. E' il numero uno nel suo ruolo e lo conferma una volta per tutte.
MATERAZZI 5.5 Non è la sua stagione. Si blocca in amichevole a settembre e quando torna la forma migliore è un miraggio. Non la ritrova più fino al 90' di Parma-Inter. Fondamentale il suo gol al Cagliari, unico acuto di un campionato da archiviare.
CORDOBA 6.5 Se ne intuisce l'importanza dopo il grave infortunio. Ogni tanto stacca la corrente a partita ancora in corso, ma se va in trance agonistica diventa implacabile. Come contro il Liverpool, che non riesce a fermare perché si infortuna prima del triplice fischio ad Anfield.
SAMUEL 8 Voto di metà stagione, perché non va oltre il derby del 23 dicembre. Il ginocchio si gira e l'Inter perde il suo miglior difensore, uno dei giocatori con la media voto più alta. Neanche a Roma lo si era visto così.
RIVAS 6.5 Nel battesimo del fuoco contro il Barcellona, l'Inter ne prende cinque. Nonostante fosse un'amichevole, in molti sarebbero crollati. Lui se ne frega e si ritaglia una nosta di merito per la capacità con il quale si fa trovare pronto quando serve. Tralasciamo ogni discorso sui piedi quadrati, si vede che i difensori in Colombia li fanno così...
BURDISSO 5.5 La sua miglior partita è quella contro la Roma. E' quello che ci sta nel mezzo che non è di alto livello. Commette troppi errori dovuti a mancanze tecniche e talvolta caratteriali (vedi il rosso contro il Liverpool). Mancini lo vede anche laterale difensivo e centrocampista davanti alla difesa. Io fatico a vederlo centrale, al massimo può fare la quinta punta, per le mischie da calcio piazzato...
CHIVU 7.5 Un guerriero. Gioca in quattro ruoli diversi (in mezzo e a sinistra, sia a centrocampo che in difesa). Quasi mai sotto la sufficienza, ad eccezione della finale di Coppa Italia, quando regala il 2-0 alla Roma. Forse ci si attendeva qualcosina in più sui calci piazzati, ma a questo aspetto ha posto rimedio Balotelli.
MAXWELL 6.5 Anche se nessuno se n'è accorto, è ai primi posti nella classifica dei minuti giocati. E' già un'impresa, per uno che fino alla scorsa stagione era reduce da un anno e mezzo di stop. Scoppia nelle ultime due giornate, contro Siena e Parma, e rinasce nella finale, anche se l'esito non è dei migliori. Tecnicamente è un fenomeno, peccato sia troppo "allegro" nei disimpegni.
ZANETTI 8 Crolla solo nella finale di Coppa Italia, dopo 38 presenze in campionato filate. C'è chi dice che sulla questione rigoristi scoppiata a Siena avrebbe dovuto essere più risoluto. E se avesse costretto Cruz cosa avrebbero detto? Che gli aveva messo troppa pressione addosso obbligandolo a tirare?
VIEIRA 5.5 Mi spiace signori io la vedo così. E' decisivo contro Palermo e Fiorentina, punto e stop. Anche contro il Siena, allorché firma gol e assist, scoppia al cambio di campo e sbaglia qualsiasi passaggio gli capiti di provare nel secondo tempo. Nel derby la sua fesseria più emblematica. Ma soprattutto, ogni volta che lo si vede in campo dà l'idea che la priorità non sia la partita.
CAMBIASSO 9 Fino a che regge (cioè fino a metà ripresa contro il Siena, penultima di campionato), è il trascinatore principe della squadra. Rifiata pochissimo, perché il suo vice Dacourt esce di scena nel lontano novembre. Gol a valanga, personalità da vendere. Se per il dopo Zanetti non gli danno la fascia apro una petizione in suo favore.
DACOURT 6 Quasi un s.v. Bene finché c'è, cioè per poco. Purtroppo.
PELE' 6.5 Mattatore della Coppa Italia, anche se in campionato non brilla. Si becca un rosso a Genova un po' fiscale, ma soprattutto ingenuo. Domina in mediana contro Juventus, Lazio e Roma, segnando due reti all'Olimpico equamente distribuite tra le squadre capitoline. Preso dal nulla e cresciuto sotto l'ala di Cambiasso. Bel colpo.
MANICHE s.v. Due acuti contro la Juventus (in Coppa Italia manda in rete Balotelli, in campionato segna e colpisce un palo). Troppo poco per un giudizio, avrebbe meritato maggior fiducia.
BOLZONI s.v. Scampoli di gara nelle tre competizioni. Da crescere con cura.
CESAR 5.5 Di lui ricordo un colpo di tacco (sbagliato) nel corso di un contropiede che poteva darci lo 0-2 a Torino contro la Juventus. Era un tre contro uno, diventò una ripartenza degli avversari per l'1-1 finale. E pensare che per poco, a Parma, non mette sulla testa di Stankovic il gol scudetto...
STANKOVIC 5 Voto da dividere a metà con Mancini, per quanto lo riguarda. Se gioca male è perché non sta in piedi, ma se non sta in piedi è ovvio che giochi male. Il vero problema è che in ogni stagione soffre di acciacchi fisici assortiti e quando non è al 101% le sue scarse capacità di gestione lo portano al tracollo.
SOLARI s.v. Totalmente ingiudicabile.
FIGO 5.5 Stagione sfortunata. Non brilla ad inizio stagione e trova una gamba di troppo sulla sua strada. Ci rimette la tibia, torna ed esce nuovamente di scena contro la Lazio. Con Mancini va proprio male.
JIMENEZ 6.5 Non può essere il titolare del ruolo, ma una buona riserva sì. E' il migliore in campo nel derby di andata, segna tre gol in campionato (uno splendido al Torino). I numeri ci sono, se non fosse che riscattarlo costa un occhio della testa...
ADRIANO 5 Un gol alla Reggina con mancata stretta di mano all'allenatore. Prima dell'esilio.
CRESPO 5.5 Demeriti suoi e del tecnico gli fanno praticamente saltare la stagione. Un paio di zampate le piazza lo stesso, niente in confronto a come ci ha abituati. Gli anni passano.
CRUZ 7.5 Devastante fino a gennaio, il passaggio da splendida punta di scorta a titolare inamovibile non gli giova. Ritrova la via della rete giusto in tempo per punire il Torino e staccare la Roma in classifica. Nel tricolore c'è tanto di suo.
SUAZO 5.5 I suoi gol li fa, le grandi stagioni sono un'altra cosa. Dopo un precampionato da superstar ci si attendeva il botto, che non è arrivato. E a Cagliari non si spiegano il perché...
BALOTELLI 8 Il grande merito di Mancini, se ce n'è uno. Ci vuole coraggio a lanciarlo in qualità di vice-Ibra, ma il ragazzo fa tutto con naturalezza. Spezza le difese a furia di calci piazzati per le teste dei compagni, trascina la squadra in Coppa Italia contro Reggina e Juventus. Tra campionato e Coppa colleziona sette gol. Non ha ancora 18 anni.
IBRAHIMOVIC 9 Tanto di Cruz, di Julio Cesar, di Cambiasso, di Zanetti. Ma ad essere sinceri, senza di lui non avremmo vinto a Parma. Basta questo a comprendere la sua importanza, in una stagione che lo vede protagonista vino alla vigilia del doppio incontro con il Liverpool. Quando il ginocchio arriva a livelli di inguaribilità si ferma e risolve la questione nell'unica mezz'ora che riesce a ritagliarsi prima della conclusione.
MANCINI 7 Motivi di critica ce ne sono: esce contro il Liverpool insistendo sui suoi uomini, è protagonista di una conferenza stampa insensata, perde undici punti di vantaggio in campionato e spreca la possibilità di farci sfottere i cugini per anni (vedi derby alla terzultima). Però vince, è il primo allenatore nerazzurro a mettere in bacheca tre scudetti consecutivi e lancia un fenomeno di nome Mario Balotelli nel momento chiave del campionato. Non piace nemmeno a me che chieda conto a un pregiudicato della presenza all'estero o in Italia di un altro soggetto poco raccomandabile. Ma di penalmente rilevante c'è il nulla. Se non si era sicuri di proseguire nel rapporto con il tecnico, bastava non proporgli un quadriennale a sei milioni l'anno.

Uff... è stato sofferto anche da scrivere... pant pant...