Manette

Cari interisti vi scrivo, così mi distraggo un po'. Facile a dirsi, con 48 ore di attesa per Inter-Chelsea. La immaginavo differente, questa anti-vigilia. A due giorni da una gara di fondamentale importanza, constato infatti con un certo dispiacere che ci si ritrova a parlare di tutto, tranne che degli ottavi di finale di Champions' League. Me ne dispiaccio, perché qui ci si gioca tanto della nostra stagione e fino a poco tempo fa la squadra era davvero in condizioni di poter battere chiunque. Non posso dire lo stesso ora, soprattutto a livello psicologico: Santon a parte, fisicamente ci siamo tutti ed è già una buona notizia, mentalmente la questione andrà verificata in corso d'opera e non è escluso che quanto accaduto sabato sera possa influenzare le sorti della gara di mercoledì.

Premessa lunga, ma necessaria, per arrivare al nocciolo della questione: ci possiamo scherzare su, possiamo divertirci quanto ci pare, ma quanto accaduto non ci giova nella maniera più assoluta. C'è poco da dire, signori, sull'operato di Tagliavento. Le decisioni, anche quelle sulle quali possiamo discutere, sono opinabili ma non campate per aria. Vogliamo dire che il secondo giallo a Cordoba si poteva risparmiare, dato che il colombiano tira indietro la gamba un attimo prima? Diciamolo, ma aggiungiamo che lo fa tardi e che non ci si deve buttare a capofitto sull'avversario mentre si è in dieci e già ammoniti (per essere usciti un'ora prima dalla barriera su una punizione, ovvero il più stupido dei gialli). Aggiungiamo anche il metro diverso di giudizio tra i casi Eto'o e Pozzi, o il fatto che la fiscalità non è stata utilizzata in ugual maniera su altri campi, in ogni caso stiamo sviando dal problema. Il nocciolo, a mio avviso, è che la squadra deve capire quando è il momento di calmarsi e chi sta in panchina ha il dovere di fare lo stesso.

Adoro l'impatto mediatico che Mourinho ha avuto sul nostro calcio e sono convinto che nessuno negli ultimi anni abbia saputo dare alla squadra un volto così simile al proprio modo di intendere il calcio. Non nascondo che sabato sera mi sono esaltato alla grande, vedendo la squadra giocarsela con due elementi in meno e rischiare di portare a casa i tre punti, però al momento ci ritroviamo con quattro squalificati, due dei quali per comportamenti al di fuori del rettangolo di gioco, con un solo centrale di ruolo per Udine e due avversarie in netta rimonta. Siamo i più forti, dobbiamo soltanto dimostrarlo. Con le armi a nostra disposizione non dovrebbe essere difficile, almeno in Italia, ma questo non vuol dire che dobbiamo gareggiare monchi per far capire quanto siamo superiori.

In Europa, poi, tale superiorità non l'abbiamo ancora espressa e saremmo potuti arrivare all'appuntamento senza manette o scenate simili, perché obiettivamente avevamo e abbiamo cose più importanti alle quali pensare e non è poi tanto credibile che uno faccia un gesto del genere guardando l'arbitro per dirgli che "vincerebbe anche con le mai legate". Tutti noi abbiamo pensato ad altro ed è esattamente questo il motivo della squalifica. Dobbiamo calmarci, ragazzi. Calmarci e guardare al resto della stagione con la consapevolezza di poter vincere senza passare per l'avanspettacolo. Quello ce lo possiamo tenere per le conferenze stampa, che ci divertono tanto, senza doverosamente trascinarlo in campo.

Dans la rue. Quelle femme...




Già il nome incuriosisce. Un connubio alla francese tra un formaggio e un soffio di vento, con una desinenza all'infinito e una pronuncia dalla grazia tipicamente femminea. Si siede al tavolo, con gentilezza, sorride come se il mondo avesse conservato quel briciolo di umanità che si fatica a scorgere. Sogna, la ragazza, ha l'aria di chi può raccontare di angoli persi nel vuoto della memoria geografica, quasi li avesse visti un attimo prima di aprire la porta del locale. E' sicura, viva. Ha la forza di una giovane margherita impigliata tra i capelli, che si regge da sola pur strappata dalla radice. Difende con vigore la sottile differenza tra una ruota e una via. Oltre le Alpi ci tengono a certe cose. Passano ore, timide e ubriache, d'aperitivo e chiacchiere. Si alza in compagnia, con un ragazzo al fianco. Il suo. Non riesco nemmeno a salutarla come si deve. Dommage.