Contraddizioni

Messaggio criptico, quindi chi ci capirà poco non disperi, fatico anch'io a comprendere quali pieghe possa prendere un determinato tipo di percorso. Più che fatico mi trovo nell'impossibilità di farlo. Se mi giro da una parte vedo il rosa che schiarisce il grigio scuro di questo metà settembre. Tra le nuvole della metereologia schizofrenica e della precarietà permanente mi trovo a gioire di un passo in avanti con la palla chiodata al piede. D'altronde ci si deve attaccare alle piccole cose, che sono poi sprazzi di luce alterna, capaci di dare spazio a una felicità più ampia. Non posso pensare che vivrò contento per tutto ciò che ho. Posso invece intuire che, se avrò fortuna, sarò felice per ogni piccolo accadimento in positivo che costellerà il mio futuro. Piccole particelle in mezzo ad altre piccole particelle più scure, indigeste, inspiegabili tanto quanto le sorelle di luminosità maggiore. Stanno accadendo cose che non mi sto andando a cercare, così come alle persone a me collegate. Cose a cui non posso far fronte, in alcuni casi non ho bisogno nemmeno di farlo perché mi vanno bene così come sono. Purtroppo non tutto va così. Non ce l'ho con me, ce l'ho con chi sta con me. Però io ci credo. In tono minore (molto minore) ho sempre creduto che prima o poi avrei vinto qualcosa come tifoso e alla fine ho avuto ragione. Magari in un mondo perfetto ci sarei riuscito prima, ma questa è un'altra questione. Il problema è che in quel caso ci credevano altri assieme a me, tra cui i diretti interessati. Adesso chi non ci crede è proprio chi invece dovrebbe farlo. Io vado avanti da solo, se ce n'è bisogno. Fino alle calende. Prendo al volo il coraggio e lo porto fino alla fine del tempo e dello spazio. Lo seguo, lo prendo, lo porto a casa. Signori, io ci credo. Ancora, come sempre e sempre ci crederò. Nella mia vita, in quella degli altri, nell'amore per gli occhi di una donna, nel mondo che continua al di là di ciò che succede a migliaia di chilometri da qui. Purtroppo c'è una cosa fondamentale in cui non credo. Nella misericordia di chi ci guarda dall'alto. No. In quella proprio non ci credo più. Forse non ci ho mai creduto davvero.

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Venticinque anni. Il tempo che Eddy Valliant ha impiegato per tornare a Cartoonia. Un quarto di secolo. Tanti ricordi, amici trovati sulla via senza che me ne rendessi conto, molti dei quali sono fuggiti o dai quali mi sono distaccato io. Colleghi nuovi nel tragitto, nuovi come il mio lavoro, che tale è se consideriamo che da due anni e mezzo ho intrapreso la carriera in giacca e cravatta (televisivamente parlando, perché in redazione una maglietta bianca è decisamente sufficiente). Tanta voglia di continuare a fare ciò che sto facendo adesso. Sarà un caso, ma nel giorno del mio venticinquesimo compleanno ho fatto anche il mio esordio nella tribuna stampa del Meazza, gufando non poco e riuscendo nell'impresa di bloccare il Milan sul pari casalingo. In realtà a fermare i rossoneri è stata la Fiorentina, ma intanto come esordio non c'è male. La speranza è che la prossima volta le maglie in campo siano nerazzurre. Si dice che un professionista debba saper fare tutto e accettare qualsiasi incarico gli venga assegnato, svolgendolo al meglio. Be', io non sarò un professionista ma mi verrebbe difficile farlo, per quanto la mia scarsa capacità di mettere altre "vesti" calcistiche non mi impedisca di riconoscere le capacità del collega, con cui ho avuto a che fare una sola volta ma di cui ho comunque apprezzato la cortesia. Parentesi chiusa. Vado a fare il pirla in tv.