Idolo


E' preoccupante che non si tratti di un fotomontaggio?

Have a cigar, you're gonna go far

C'è una linea tratteggiata a metà del primo quadro di Nip/Tuck. Quando parte la sigla, in mezzo a due lati del corpo umano scende lentamente la lunga sfilza di segni che indica dove recidere. Il montatore ha condito il tutto con una musica di accompagnamento che sa di serata al buio nel mezzo del viale, con le mani in tasca e una notte ancora da trascorrere.

Si intrecciano musiche cantautorali, di quelle che ho ascoltato in compagnia, nel caos della mia mente.

"Ti darò a un ruscello che scorre
Con la terra piena di mimose
Qualcuno si ferma al tuo passare
Niente è come sembra
Niente è come appare
Perché niente è reale"


E una strofa in inglese dall'improponibile accento si ferma nella stanza, a rovinare i piani dell'ascoltatore immobile.

"E' stato solo un presentimento
Ti voglio ricordare che..."


La musica è l'unica compagna che può cambiare il mio umore in positivo anche quando è intrisa di tristezza. Per quanto struggente possa essere un testo o una composizione, la magnificenza dell'opera cambia la prospettiva. Mi piacerebbe danzarci dentro come fossi la Ekberg, ma ho tagliato i capelli tanto tempo fa. L'ultima volta che qualcuno mi ha visto in versione "ipertricotico" era l'aprile del 2005, un'amica festeggiava il compleanno e litigavo con i miei interlocutori sul conflitto tra Israele e Palestina. Tutto sommato è come se fosse oggi. Prospettiva imbarazzante, se ci pensate. Se proprio dovete, fatelo dopo la canzone che state ascoltando. Vi aiuterà a incazzarvi di meno, senza badare a chi leggerà questo post facendosi delle domande che in un mondo perfetto non avrebbe rivolto a se stesso.

Edgar

Il teaser che vedete in alto a sinistra (se leggete il blog, non su facebook) è pronto per essere cestinato. Il regista e i suoi stretti collaboratori hanno partorito il corto vero e proprio, non abbiamo più bisogno di ridurci a trenta secondi di immagini e suoni. Un travaglio "trigemico in posizione podalica", come lo avrebbe definito una collega divenuta mamma, visto che dal momento in cui Piantoman mi ha accennato il progetto fino alla proiezione di ieri è passato più di un anno. Il nostro, tra le varie peripezie, ha dovuto affrontare anche l'abbassamento di voce che lo ha colpito in queste ore, ma l'importante era ascoltare le risate degli spettatori in sala, sentire Stefano che si scompisciava alle sue battute non sarebbe stato il massimo.

S'è riso (e mangiato... e bevuto... ma con moderazione) anche nel "dopo-partita", che a differenza di quello descritto in Edgar era privo della conduzione di Ilaria Checchi, bloccata dal suo secondo lavoro dopo quello di femme fatale a Sprint&Sport. Ciò nonostante ho fatto la conoscenza, tra gli altri, di un tifoso del Southampton, di un collega del Corriere e del fratello di Piantoman, di cui ignoravo i tratti somatici. Se qualcuno tra voi li ignora tuttora, non disperate: guardate Stefano in faccia e cambiate il taglio di capelli.

Ho fatto la conoscenza di altri presenti solo verso la fine della serata, mentre mi avviavo verso la macchina in divieto di sosta. Con alcuni di questi avrei avuto piacere di confrontarmi, ma sarà per la prossima proiezione. Quindi se Piantoman chiama domani per comunicare che sta scrivendo un film, nessuno prenda impegni per gennaio del 2010, d'accordo?

Californication e dintorni


Incredibile ma vero, in televisione passano qualcosa di interessante ogni tanto. In terza serata, ovviamente, perché il Moige fatica a tollerare il sesso in fascia protetta. In compenso le tette della Rodriguez possono andare in onda, ma solo se il filo del microfono le copre un capezzolo a scelta. Non che mi stia lamentando, quando le mandano in video non sono a casa, per cui non ne usufruisco.

Cinismo a parte, ho beccato questo nuovo lavoro di un pazzo scatenato, di cui non conosco il nome. Il protagonista è David Duchovny, nei panni di me stesso durante la fase dei sogni, ovvero uno scrittore sull'orlo del fallimento che è arrivato alla mezza età con una fama sufficiente per guadagnare due lire, fare del sesso occasionale e sparare una cazzata sarcastica ogni tanto. Bello, soprattutto belle (le due protagoniste) e bravissimo lui, al quale il ruolo calza a pennello.

Se non fosse che non so fare lo scrittore (anche nel giornalismo si usa una penna o alternativamente una tastiera, ma di solito le storie che racconti sono vere, a meno che non ti chiami Emilio Fede), mi ci vedrei bene nel ruolo dello stronzo a caccia della sua storica ex, con il quale ha anche una figlia procreata al di fuori del vincolo nuziale. Peccato io non viva in un telefilm.

L'unico problema è che le scene di sesso sono all'ordine del minuto, quindi se vostra madre entra in camera mentre state vedendo una puntata particolarmente "spinta" l'imbarazzo potrebbe essere crescente.

Cazzo, devo andare a vivere da solo...

Un anno, quarant'anni

Alla venticinquesima ora di un anno fa ricevetti la notizia. Ci penso ancora e fatico a capirci qualcosa. Quando la mente si trova sola, a riflettere su ciò che non vorresti affrontare, sembra incredibile che sia accaduto. Eppure è così da 365 giorni...
L'altra faccia della medaglia, mai termine fu più indicato, è il quarantennale delle Olimpiadi di Città del Messico. Quarant'anni di Smith, Norman e Carlos. Quando un gesto extra-sportivo diventa simbolo di una manifestazione a cinque cerchi condita da prestazioni come quelle di Beamon o Fosbury, i libri di storia ti si aprono dinanzi. E' sacrosanto che sia così.

Il sonno mi aiuta a pensare. Se sono sveglio...

Riflessioni nel silenzio dell'automobile, stamattina verso le 9.

"Sto andando all'Ordine dei Giornalisti a prendere il tesserino da pubblicista. Devo attraversare svariate strade trafficate, Saronno-Monza, Milano-Meda, viale Marche, Lunigiana e Melchiorre Gioia. Mi sono alzato un po' prima del solito e ne sono quasi contento, perché ho un'ora di tempo prima di incontrare altre facce diverse dalla mia o da quella di mia madre. Eviterei anche i camion (evviva il trasporto su ferro), ma non mi è possibile. In via Antonio da Recanate mi attendono alla reception per consegnarmi un costosissimo tesserino. Potrei dire sudato, ma preferisco battere il tasto monetario, così almeno mi sfogo. Ti danno l'idea che non te lo sia guadagnato, ma che lo stia acquistando, questo benedetto documento. Vista la gente che mi si affianca (soprattutto nell'elenco a lato, dove stanno i professionisti), il processo di pagamento dovrebbe essere inverso. Addirittura mi hanno fatto aspettare dieci giorni per stampare i dati con un timbro in basso, all'interno di una specie di copertina in pelle umana. Forse è meglio se metto un cd, mi sto inacidendo. Massì dai, proviamo con Guccini. Non ascolto 'Incontro' da una vita... ed 'Eskimo'... e 'Quattro stracci'. Non ho nemmeno comprato i biglietti per il concerto, l'ho visto dal vivo tante volte. Magari ci ripenso e mi lancio al Forum, sempre che ci siano ancora i biglietti. Ok, sono arrivato, andiamo a prendere questo pezzo di carta...".

Dome-nica... uoh...

Ho sonno, devo andare a dormire. La consecutio è semplice è intuitiva, ma non tiene conto del fatto che devo prima riempire nuovamente il mio lettore mp3, svuotato perché parte integrante di un regalo che ho fatto a un'amica (non sto qui a spiegarvi). La notte comincia a essere inoltrata quel tanto che basta per farmi avvertire le palpebre più in basso.

Ho appena affrontato una festa a sorpresa, un po' al di fuori dei miei canoni ma non così insopportabile. Mi è dispiaciuto soltanto non vedere due persone che avrebbero potuto esserci. La sera è calata sulle nostre teste mentre la musica avvolgeva il caos più totale, rimbalzando sui muri e scandendo i ritmi di alcuni flirt non sbocciati. Il parterre era di tutto rispetto, alcuni degli ospiti li conoscevo già, di altri ignoravo l'esistenza, di alcuni avrei potuto continuare a ignorarla senza crucciarmi più di tanto.

Una volta uscito dal marasma ho osservato la luna riempire il cielo. Non abbastanza, purtroppo, l'ora tarda mi ha trascinato verso casa. Ho un senso di incompiuto derivante da questo week-end. Facciamo che domani mi tuffo nel lavoro e non ne parliamo più. Sperando che questo squarcio di calendario dedicato alle Nazionali finisca presto, perché qui ci si è anche rotti le palle.

Caffè Colombia

Dall'intervista rilasciata da Ivan Cordoba a Sky in onda oggi pomeriggio.

DOMANDA - Abbiati, esprimendo le sue idee politiche, ha scatenato un vespaio: tu dici sempre quello che pensi?
RISPOSTA - Ognuno può pensare quello che vuole, però qualcuno non tiene conto che non è da solo al mondo e dice la prima cosa che gli viene in mente. Da una parte può sembrare sincero, ma in un mondo come questo, in cui un calciatore viene visto come un modello, dobbiamo stare molto attenti alle cose che diciamo. E non credo che il fascismo sia un bell’esempio da seguire.

COMMENTO: I-VAN COR-DO-BA LA-LA-LA-LA-LA-LA EH I-VAN COR-DO-BA LAAAAA-LA-LA-LA-LA-LA

Stasera ho rischiato di lasciar fuori dalla macchina una passeggera

Proprio così. Sono stato alla serata di compleanno di un'amica, sorella di un'altra amica, nonché mia compagna di asilo (così ricorda lei, io non so nulla di quanto accaduto nella mia vita fino ai sei anni). Dovendo riaccompagnare quattro fanciulle a casa, sono tornato dalle colonne a Piazza XXIV maggio e ho acceso il motore. Un po' troppo presto, perché una delle passeggere non aveva ancora appoggiato le proprie terga in macchina e quindi è rimasta fuori per qualche secondo, il tempo di farmi notare che non era nella vettura.

La scena è stata molto divertente, anche se "involontaria", a dimostrazione del fatto che gli scherzi migliori sono quelli non preparati.

Mi sono fatto due risate, a poche ore da una scoppola terrificante a calcetto. La squadra di romeni contro i quali abbiamo giocato ce ne ha date quattordici, se il pallottoliere non erra, aiutati da una certa fortuna e da un uomo in più in campo.

In fondo va bene così. Per la vita che fanno alcuni di loro è più giusto che il calcio sia la loro valvola di sfogo e non la nostra. Magari la prossima volta cerchiamo di prenderne qualcuna in meno...

P.s.: non solo il lettore cd si apre di sua sponte, ma quando lo chiudi si riapre nuovamente e smette quando gli pare. Solo a Wall Street stanno peggio del mio pc...

Per far pace con gli applausi, per sentirsi più distante...



"Stiamo facendo del nostro meglio per eseguire dal vivo le canzoni di quest'ultimo album che si chiama Anime Salve, scritto con Ivano Fossati e che trae il suo significato dall’origine, dall’etimologia delle due parole anime salve. Vuol dire spiriti solitari. E’ una specie di elogio della solitudine. Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati, non se la può permettere il politico. Un politico solitario è un politico fottuto, di solito... Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante. Il circostante non è fatto solamente dai nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo, dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle; e ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirituttura che si riescono a trovare anche delle migliori soluzioni. E siccome siamo simili ai nostri simili, credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri. Con questo non voglio fare nessun panegirico né dell’anacoretismo o del romitaggio, non è che si debba fare gli eremiti o gli anacoreti, è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita (non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta di identità, credo d’averla vissuta), mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura. Invece l’uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura. Ecco, è semplicemente questo. Poi si potrebbe parlare a lungo..."