Sir

A vederlo così, pare un contadinotto appena uscito da un pub scozzese. Guanciotte rosse e capelli ordinati ma non troppo, un uomo più vicino ai settanta che ai sessanta, che si gode la sua pensione. Al contrario, questo signore è Sir Alex Ferguson, cavaliere per meriti sportivi, da oltre un ventennio alla tolda di una nave chiamata Manchester United. Lo chiamano "asciugacapelli", soprannome derivante dalle celebri sfuriate negli spogliatoi quando i tempi erano più cupi di quelli attuali. Ieri il phon scozzese ha scombinato per almeno un tempo i piani dello Special One, lanciando in campo una formazione più difensiva negli elementi (come previsto da Mourinho), ma con un baricentro per nulla arretrato. Alla fine il pari a reti bianche è un bel dono al sottoscritto e al pubblico di casa.

Annotazione numero 2: nel secondo tempo ho visto finalmente una squadra che ha giocato con una mentalità diversa. Se mi aveste incrociato al bar della tribuna stampa a metà partita, con la mia cioccolata in mano, avreste detto che eravamo sotto di tre gol. Poco c'è mancato. Speriamo che la prossima volta ci si ricordi di scendere in campo al 1', non al 46'.

Morte e resurrezione in breve

Pur avendo virato su altre letture, ritenendolo un po' melenso nei suoi ultimi anni di scrittura, Candido Cannavò resta uno dei motivi (l'unico vivente, gli altri sono tutti ideologici) per il quale ho intrapreso la professione di giornalista. Mi mancherà...

P.s.: come ho già scritto da qualche altra parte, sono talmente elettrico che se tocco il portatile lo ricarico...

Revolutionary Road

Ieri sera sono uscito dal cinema senza riuscire a proferire una frase di senso compiuto sulle mie impressioni. Sam Mendes mi ha lasciato un alone di dubbio, tra il piacevole e l'incompreso, tanto da suggerirmi un supplemento di indagine prima di offrire un giudizio. Attraversando via Plinio in gradevole compagnia, con il gelo nella pelle, avvertivo le foglie del bosco sotto i piedi, le stesse che avevo visto calpestare da Kate Winslet mentre correva a testa alta. Io al contrario fissavo ora la strada ora l'orizzonte, cercando una risposta seppur vaga agli input che mi frullavano in testa. Ad alcuni giri di lancetta dalla visione fatico ancora a mettere assieme i puntini, mi accorgo di aver assistito a un film "diesel", che non ti affascina al primo impatto come "American Beauty", ma ti soffoca il fiato con un finale in cui i silenzi si mischiano con l'inquietudine. Pause che ricordano vagamente Kubrik e so bene quanto tutto ciò che mi rimandi a lui meriti un ragionamento.

Il fatto stesso che cerchi di rimettere assieme i cocci di un pensiero dimostra che il film non mi ha lasciato indifferente, altrimenti me ne sarei fregato. Mi spiace solo che la coppia Di Caprio-Winslet avrà meno successo con questo prodotto rispetto a quanto non ne abbia avuto con il Titanic.

Il vecchio e il bambino

Come ha scritto interistiorg, "possono ancora sperare che Berlusconi blocchi la nostra marcia per decreto"...

Autogrill

Lo faccio dai tempi delle elementari, non stupitevi che lo faccia ancora. Da quando portavo i vestiti che decideva mia madre, invece di raccattare i primi della pila come faccio ora, ho sempre concesso a me stesso il gusto di associare una canzone a ogni donna. Nella variegata scelta dell'universo femminile non mi era ancora capitato di trovarne una che si conciliasse con "Autogrill", classico di Guccini al cui ascolto mi sottopongo con una certa regolarità, pena una crisi di astinenza.

Potete ben capire quale supplizio sia trovare per strada gli esempi più banali. Se uscissi ora, nel primissimo pomeriggio, sono sicuro che scoverei almeno una decina di "She wants to move", qualche buon esempio di "My Sharona" e residui sparsi di "Come as you are". Certo, quando trovi "Se ti tagliassero a pezzetti" vuol dire che sei innamorato e lì sono cazzi...

Ho scoperto "Autogrill" con il Live Collection, seguendo l'intuito di un paio di amici che avevano vissuto la svolta cantautorale prima di me, accantonando la scena pop e cominciando a riempirsi la mente di domande fino ad allora latenti. Sono passati più di dieci anni, tanto mi ci è voluto per trovare un esempio di "Autogrill". Più la osservo e più mi convinco che questa creatura sia nata da quelle pagine.

Dal sito www.avvelenata.it:
"Ragazzi, ci terrei a precisare che l'autogrill della canzone non esiste. L'ho inventato io, giuro. No, lo dico perché so di gente che si è fatta tutta l'Italia avanti e indietro con la macchina, a cercare questo posto misterioso con la biondina che biondina non sembrava, le tendine rosa, ecc. ecc... l'ho inventato io. E la dimostrazione è che vi sfido ad entrare in un autogrill e chiedere un bicchiere di "birra chiara e seven up"... rischiate di beccarvi un cazzotto in un occhio... perché di solito nei bar degli autogrill sono nervosissimi... ma proprio di brutto, sono incazzati come delle pantere... tu entri e loro secchi 'lei cosa vuole?'... e tu guardando distrattamente la vetrina del bancone 'maaah... io veramente vorreiiii...' 'COSA VUOLE LEEEEI????' E a quel punto chiedi la prima cosa che ti passa per la testa... No, io una volta l'ho fatto, di chiedere birra e gazzosa... Ma mica per imitare la canzone, ma perché quando uno magari la sera prima ha bevuto quel tantino in più il giorno dopo non ha voglia di ricominciare a bere e allora prende mezzo boccale di gazzosa, o sprite, e mezzo di birra. I casini vengono alla cassa: "lei cosa ha preso, una birra?". "No, guardi, non è birra - per correttezza, non lo sai...- ma mezzo di birra e mezzo di sprite". "COME SI PERMETTE?" "No, come sarebbe come mi permetto... eran lì tutte e due..." "Sì, ma io cosa devo farle pagare?" Insomma, la volta dopo non lo fai più...".

Vaneggi antigovernativi

Come se respirare avesse un senso, quando sei attaccato a una macchina che ti permette di farlo. Come se restare orizzontali su un letto, nutrendosi con l'aiuto di terzi, provasse l'esistenza di chicchessia. Come se a un tratto, seguendo i dogmi di un paese nel quale la legge non è uguale per tutti, qualcuno decidesse che le sentenze non contano, che un decreto legge possa essere retroattivo perché in fondo progetto io cosa si fa nella mia nazione, oltre tutto e tutti. Come se la vita o la morte di una persona fosse motivo di ragionamenti quali "mi dicono che ha un bell'aspetto e anche il ciclo mestruale", ovviamente chi lo dice non ha mai visto il soggetto di persona ed è stato invitato a farlo per rendersi conto di quanto sia idiota.

Perché, da essere umano, devo sopportare sproloqui del genere? Perché deve sopportarli un padre, la cui pena è infinitamente maggiore rispetto a quanto possa provare io, che mai in vita mia ho incontrato Eluana Englaro? Perché, da non cattolico, devo credere che la vita non sia mia, ma di un agente esterno e metafisico, al quale devo rendere conto pur non seguendo le direttive del clero? E questa sarebbe la gente che dovrebbe farmi ricredere sulla verità secondo la Chiesa?

Mi viene in mente un editoriale di Eduardo Galeano sul conflitto israelo-palestinese, pubblicato molto tempo fa sul "Manifesto", in cui l'autore faceva a se stesso e al lettore una serie infinita di domande non riuscendo a capacitarsi delle risposte. Non delle sue, ma di quelle che la realtà forniva insindacabilmente. Allo stesso modo non mi capacito io di ciò che sta accadendo in questi giorni, allargando gli orizzonti direi anche in questi anni.

Se non fossi convinto dell'inutilità dell'idea proporrei una raccolta di firme per uno scambio alla pari con la Francia: ridiamo il papato ad Avignone e ci riprendiamo la Gioconda, vous etes d'accord? Voilà!

Gioco tutto al Casino Royale

"Bet again on the royale sound"

Erano mesi che non vedevo la facciata del Leoncavallo spuntare allo svoltare dell'arco. Sabato sera ho terminato il digiuno, cogliendo l'occasione per ascoltare dal vivo i Casino Royale. L'abitudine di giudicare direttamente dal vivo le band che mi sono perso in questi anni sta portando frutti insperati, vedi le precedenti esperienze con gli Afterhours o le Radici nel Cemento, che ironia della sorte avevo visto nello stesso luogo. Nonostante l'ora e mezza di ritardo dovuta all'ennesimo tentativo della sinistra italiana di rialzare la testa (alias comizio di Nichi Vendola nello spazio accanto all'atrio), mi sono goduto la serata in mezzo a un Leoncavallo da pienone. E' stata l'occasione per accompagnare una debuttante dei centri sociali a Milano in un ambiente nel quale mi sento a mio agio. Visto la fine che hanno fatto fare al Conchetta è meglio fare la scorta ora, si rischia di non avere più a disposizione serate simili. Mi dispiacerebbe molto...

"I'm free to come and go..."