Amarcord

Un film di Fellini e un ristorante a Milano. Con lo stesso nome e un'immagine fuori dalla porta di questo angolo gastronomico. Una donna in rosso che ondeggia, una bella mangiata di pesce all'orizzonte. Ho finito tardi, ieri sera, causa uno speciale sul derby da realizzare entro venerdì. Volevo andare a casa, scaricare la stanchezza tra le lenzuola, ma come fai a dire di no a una chiacchierata con un esimio collega?

Il buon giornalista di fronte a me ha la saggezza delle rughe antiche e di una volontà ferrea che gli eventi hanno messo a dura prova. Cammina e parla a fatica, ma è ancora in grado di farsi capire (e apprezzare) molto più di chi non ha a che fare con i suoi rallentamenti. La sua mente è florida di pensieri e di una cultura che guarda al passato, con malinconia. Finiamo vongole e cozze disquisendo del sesso degli angeli e della quotidianità nei suoi aspetti più torbidi. Di lavoro è impossibile non parlare. Per ogni aspetto guadagno qualcosa in esperienza e in tranquillità.

Ci riduciamo a confrontare le rispettive idee sul giansenismo. Ne ridiamo, magari amaramente. Mi paga la cena, sapevo che l'avrebbe fatto e anche che non sarebbe stato possibile opporsi. Lo ringrazio, più per la serata che per aver offerto. Sono sincero. Anche il collega lo è...

3 commenti:

irene ha detto...

...ma io no... UHAUHAUHAUHA!! scherzo. comunque dal tuo blog ultimamente sembra che le tue giornate inizino alle 20 e finiscano alle 01. intresting, my lord...

Mattia Todisco ha detto...

Magari... Ieri la mia giornata è cominciata alle 9 e mezza ed è finita a mezzanotte e mezza. Ho portato la checchi a San Siro...

irene ha detto...

la checchi!!... quanta tenerezza... salutaMeLa quando la porti di nuovo a san siro. :)