Una serata senza pretese

Uscire a Milano, prendere una birra in attesa che arrivino gli amici. Nel frattempo incontrare una bella ragazza che non vedevi da qualche tempo e scoprire che esiste un suo lato umano, diverso da quello professionale esplorato per via del tuo lavoro. Rivedere finalmente gli amici, tornati dalle ferie con la voglia di incontrarti, distribuendo e acquisendo al tempo stesso il comune scoramento per il ritorno alla vita di tutti i giorni. Camminare, incontrare alcune facce conosciute, prima del classico arrivederci e delle ultime battute nel marasma, in mezzo a una compagnia diversa dal solito. Quindi tornare a casa con un'amica e scoprire che la notte lascia ancora l'opportunità di sedersi sul ciglio della strada a lasciar scorrere i minuti sulla nostra conversazione. Accendere i motori per l'ultima volta e varcare la soglia di casa, per depositare ciò che state leggendo.

Non ho altro da chiedere.

La panchina

Cari amici vicini e lontani (così, alla Filogamo), bentornati dalle vacanze per coloro i quali non ho ancora visto e anche per chi invece ha già avuto il piacere di incontrarmi. Su invito di una collega pubblico una proposta da parte c6.tv. Se volete partecipare rivolgetevi direttamente a lei. Il discorso non vale per solaresi e cerianesi e per chiunque altro non abiti a Milano, a meno che non decidiate di trasferirvi all'ombra della Madonnina.

Buongiorno a tutti! Vi scrivo perché per http://www.c6.tv sto realizzando un programma dedicato ai ragazzi che vivono a Milano e dintorni e ho bisogno di spargere la voce quanto più possibile quindi vi prego di far girare con amore codesta mail. tra parentesi quasi voi tutti rientrate nel target quindi vi aspetto come ospiti. Il programa si chiama La panchina, va su c6.tv in diretta tutti i pomeriggi ed è spassosissimo! L'idea è di raccontare Milano attraverso gli occhi di chi ancora ce li ha e li vuole tenere ben aperti, quindi appunto ragazzi e ragazze fra i 15 e i 25-30 anni. Il programma prevede 4 momenti in diretta, ciascuno da 4-6 minuti, dalle 16 alle 17 circa.
1) Intervista al protagonista del giorno su una panchina nella zona in cui vive
2) Passeggiata nel luogo preferito o che rappresenta qualcosa per lui
3) Passeggiata nel luogo più odiato o che vorrebbe cambiare
4) La sua stanza, il mondo e il quartiere visto dalla sua finestra.
La panchina non è altro che uno spazio che costruiremo assieme, parlando davvero di quello che vi va.
Se l'esperimento vi interessa scrivetemi a claudiabellante@c6.tv o mandatemi un mess/chiamatemi al 347.8169919. Vi aspetto e ci conto! A presto, Claudia.

Doverosa e minuscola parentesi


Sì, scrivo poco quanto niente di calcio su questo blog, ma quando uno vince la Supercoppa ai calci di rigore e il penalty decisivo lo segna il capitano, permettete che uno goda serenamente?

Pessimismo e fastidio sciò (e non show)


Ispirato dal clima di Supercoppa, ho appena concluso due operazioni su hattrick degne del miglior Italo Allodi. Ho così ammazzato il tempo che mi divide dal fischio d'inizio della sfida con la Roma e dell'intera stagione, che si dirige verso il suo ufficiale avvio. Sono preoccupato per stasera, ma passerei ad altro.

Il mio deretano è definitivamente a casa. Quasi ventiquattro ore di viaggio (dieci di treno, undici e mezza di stop all'aeroporto, due di volo) e sono di nuovo qui, da venerdì mattina. Ho fatto in tempo a rivedere un paio di facce conosciute, per le altre ci sarà spazio in settimana, anche perché molti sono in ferie.

Domani si lavora, entro un paio di settimane dovrebbe arrivare l'agognato tesserino. E' una nuova stagione anche per me. Pensavo di essere più sconvolto da questo ritorno, non lo sono e me ne beo. Certo, sta meglio chi per un'altra settimana sarà ancora in Sardegna (ogni riferimento a fatti o persone NON è puramente casuale), però non sono sconvolto. Ho fatto le mie due settimane di riposo della mente, non riuscendo a cancellare l'alzheimer che avanza, come testimoniano i fatti, ma rilassando un po' le meningi. D'altronde per le mie facoltà mnemoniche in declino ci vorrebbero degli specialisti, che credo cercherò in Italia e non in Spagna. Devo già contattare chi curerà i miei poveri occhi, quindi arrivato a trenta faccio trentuno e mantengo diversi reparti ospedalieri. Se faccio beneficienza a uno solo, gli altri poi si risentono...

P.s.: ho aggiunto un nuovo link, trattasi di un'amica e del suo gruppo suonante e cantante. E' un myspace, quindi non mi ricambieranno il favore. Ve l'ho detto che sono un benefattore.

Ultimora

Dopo quasi sette ore di cammino nel cuore di Bilbao sono tornato alla mia provvisoria dimora. Sono stanco, tanto da essermi gettato con violenza sul letto, per poi svegliarmi e restare immobile a ragionare sul da farsi. Ho deciso di alzarmi quando un gentleman è passato sotto la mia finestra ruttando in stile vulcanico. L'ho inteso come una sorta di sveglia.

E' praticamente il mio ultimo giorno di vacanza, visto che domani sarò in treno per nove ore e in aeroposto per il resto della notte, in attesa di salire sul volo Barcellona-Milano del primo mattino di venerdì. Anche Bilbao, come San Sebastian, non è passata inosservata. Fra il tragitto per il Guggenheim, quello per il San Mamès e la passeggiata di ritorno alla Residencia, ho attraversato tutta la parte Nord della città. Qualcosa mi dice che questo sarà il mio ultimo scorcio di Spagna per alcuni anni a venire. L'anno prossimo la mia meta dovrebbe essere diversa, dopo tre estati tra Catalogna, Andalusìa, Paesi Baschi e una parentesi portoghese.

In realtà da qui a un anno può accadere di tutto. Anche che io decida di cambiare definitivamente domicilio e nazione. Per adesso torno a casa e al lavoro, speranzoso che la stagione sia prodiga di consigli e avvenimenti in grado di potermi indirizzare verso l'orizzonte che più prediligo, l'unico in grado di cambiare la linea della vita che le zingare leggono sulla mano: la felicità.

Il diario spagnolo numero 3 finisce qui. Ringrazio i miei venticinque lettori.

Magari (sorrido...).

E non finisce mica il cielo


C'è un metodo infallibile per capire se un posto mi piace: camminare. Solo, tranquillo, a passo regolare, fermandomi quando lo credo opportuno e scattando diapositive da regalare ai futuri dèja vu. Così ho capito cosa vuol dire San Sebastian. La lunga passeggiata che costeggia il mare, partendo dalla base di partenza della funicolare per il Monte Igueldo e raggiungendo il porto, con i suoi profumi e gli schizzi d'acqua che si sollevano dagli scogli.

La pioggia unita al mare sa di novità. Le stesse gocce sono differenti da come le conosco, sottili come aghi, ma gentili. L'acqua scivola via, non si appoggia che sul terreno. Dopo due ore di cammino tra le intemperie mi sembra di essere totalmente asciutto. Solo al mattino mi accorgo che a San Sebastian, se Nettuno lo desidera, puoi tornare a casa più fradicio di un pulcino e pigolare di felicità. Il cielo sa come punirti anche qui, nel paradiso del mondo.

È singolare che un panorama così suggestivo sia sormontato dal Cristo che guarda sulla città. La sua figura imponente avvolge tutta la costa, compresa la zona vecchia, dove i muri sembrano disegnati con penna e calamaio. Taglio il quartiere alla ricerca di qualcosa che mi ricordi di essere stato qui, senza che se ne rammarichi il mio portafoglio. Passeggiare è talmente dolce che posso scandagliare pietra dopo pietra ogni singolo locale e trovare un angolo di tranquillità assieme a una cena.

Questa è San Sebastian. Questo sono io, con la digitale incastrata fra le rocce e gli autoscatti di fantasia, che riducono le ore verso il passaggio a Bilbao. Abbandono la mia donna nel vento. E non finisce mica il cielo.

Prendi al volo l'occasione

Devo fare di necessità virtù in quanto a internet, perché nell'ostello a San Sebastian di pc ne hanno uno solo e spesso si crea la fila. La mia nuova location non è esattamente la stessa di Barcellona o Valencia, i muri sono un po' fatiscenti e il personale non è eccezionale. Peccato, perché la cittadina è caruccia e sono a due passi dal mare. Ho già visitato la spiaggia, quando avrò un po' più di tempo vi ragguaglierò. Mi pressano, saluti...

P.s.: non arrivano i giornali italiani qui, porco cane!

Me voy

Notizie poco confortanti arrivano dall'Italia, un amico avrebbe bisogno di avermi accanto, per adesso faccio la mia parte via telefono. Lascio Barcellona con un pizzico di tristezza. Ho voglia di vedere San Sebastian tanto quanto non ne ho di farmi otto ore di pullman. Spero che la vista del mare che bagna la sponda nord della Spagna mi rinfranchi al mio arrivo o al più tardi domani, visto che chiuderò il viaggio con una certa stanchezza addosso.

Posso dire di essermi completamente ripreso dalla nottata di cui non vi ho raccontato. Ho perso i miei occhiali (tranquilli, ho quelli di riserva e le lenti a contatto in valigia) e anche qualche moneta di troppo regalata al bancone dei vari pub che ho girato. Ricordo di aver trovato la via dell'ostello grazie ai compagni di ventura, che mi hanno pilotato attraverso la metropolitana. Anche se fossi stato del tutto sobrio (non lo ero), senza occhiali mi sarebbe stato impossibile riprendere la via maestra. Una volta raggiunto il letto ho continuato a muovere la testa e mi sono rialzato dalla posizione supina un paio di volte, per cercare di mandare l'alcool in circolo, fino a quando non ho trovato sonno e mi sono svegliato a partita dell'Italia già conclusa. Dato il risultato finale, almeno questo è stato un bene.

Rafael ride alla reception. Avere tre brasiliani che lavorano all'ostello è un vantaggio per il proprietario. L'atmosfera è sempre allegra e il tris comprende anche uno splendido esemplare femminile, Natasha. Per quello che sprigiona ogni volta che la guardo non poteva che essere nata a Porto Alegre.

Adios.

Dueocchi

E' meglio che non vi racconto cosa è successo ieri. Pardon, stamattina, visto che erano le cinque quando siamo tornati. Sappiate che sto bene e non m'hanno rubato nulla. Però non sono del tutto a posto. Magari al mio ritorno vi ragguaglio, adesso ho la testa che ciondola da sola. Hasta luego.

Mes que un club

Ogni volta che passo da queste parti mi viene sempre piu' difficile andarmene. C'è un'atmosfera magica in questa città. Succede tutto senza che io me ne accorga, anche quando una giornata si prospetta più noiosa, meno attiva di altre c'è sempre qualcosa che spunta fuori e cambia le prospettive in un attimo.

Ho conosciuto un romano di mezza età al bar dove ho pranzato, è qui da dieci anni dopo aver sposato una ragazza di Barcellona. Fa un lavoro come un altro, sta dietro al bancone per tante ore, serve ai tavoli. Dal viso non traspare nessun tipo di nostalgia per il suo paese natale e dopo i saluti iniziali ribadisce il concetto anche a parole. "Qui si sta bene", dice. Sarà la cinquemilionesima persona che mi spara in faccia la stessa frase. "Ma con il lavoro come state in Italia?". Ed io a piangermi addosso, con aria amaro-sorridente, a spiegare il lento e inesorabile processo di precarizzazione del Belpaese. "Qui l'anno scorso hanno beccato il proprietario che non aveva fatto il contratto a un dipendente. Gliel'ha dovuto fare il giorno dopo e si è beccato 3.000 euro di multa, perchè era la prima volta. Alla seconda ne becca 100.000 e gli chiudono il locale. Non è questione di Aznar o Zapatero. Da quando sono qui le cose hanno sempre funzionato in questo modo e ti assicuro che se dicono che ti sanzionano lo fanno, non c'è telefonata che tenga".

Mi guardo attorno per ammirare come il più insignificante dei dettagli mi metta allegria, da una parte, e tristezza dall'altra.

Pensare che volevo scrivere della mia esperienza al Camp Nou. Quattro a zero per il Barcellona, un gol di Henry di una bellezza sconcertante, uno stadio enorme anche se con un tifo ammorbante (Laporta ha sciolto la curva, anche questo me l'ha detto il connazionale capitolino). Sarà che sono capitato in mezzo ai tifosi del Wisla, ma gli unici presenti divertiti sembravano veramente i polacchi, nonostante la scoppola. Al termine della gara ce li avevo ancora attorno che cantavano e saltavano come grilli e avevano superato la metà campo con il lanternino. Mi è toccato attendere mezz'ora prima di uscire dallo stadio, qui le regole sul comportamento allo stadio si rispettano. Anzi, quello più impaziente ero io, poco abituato all'andazzo e con un appuntamento da rispettare di lì a poco (e che è saltato). Una volta fuori dai cancelli mi hanno fatto fare il giro del mondo per arrivare in ostello. Effettivamente sono un po' troppo fissati. Ecco, ho trovato un aspetto di Barcellona che non mi piace. Insignificante, nella magnificenza di queste strade.

P.s. per gli amanti della tecnologia: dopo tre estati passate qui ho scoperto come si fanno le lettere accentate usando le tastiere spagnole. Non dovrò più passare attraverso l'apostrofo per diverse finali. La scienza fa passi da gigante...

Dos de la noche en Barcelona

Buenos chicos, vamos a ver. He llegado aqui' a las seis y media de la tarde y despues un poquito de metro y de camino he buscado el hostal San Jordi, donde tiengo una reservacion para cinco noches. He pensado que no tenia posibilidad de organizar una sortida por la noche, porque' no habia tiempo. Fue' el contrario. A media noche hemos dejado el hostal en once personas: tres chicos de Inglaterra, un chico de Alemania, una chica de Alemania, dos de holanda, dos de francia, el chico brasileiro del hostal y yo. En el grupo no habia una muchacha que se podia definir fea. Las dos francesas con su atractivo muy simple y las holandesas con sus belleza estatuaria; la chica de alemania, muy particular. He tomado tres cervecas y he conocido dos italianos de Roma, pero sobre todo no olvidare' esta noche por las chicas con la que pasare' las horas ante de dormir. Maravillosas. Barcelona continua a encantarme. Y manana me encantara' mucho mas si conseguira' lo que pienso.

Tio, que chicas hermosas que hay en la tierra...

Mi Valencia es asi'

Domani parto per Barcellona. Non ci doveva essere questa tappa nel mio tour, lo stravolgimento dei piani ha portato a cambiare destinazione e non posso dirmi scontento. E' la terza volta che vado in Catalogna, le altre due hanno lasciato il segno. Piu' della mia fermata a Valencia, trascorsa sulle strade di una citta' tutt'altro che deprecabile. Mi e' mancata un po' la giusta compagnia, da questo punto di vista poteva andarmi meglio. Ci sono troppi italiani qui, forse non e' un caso che non abbia passato delle serate memorabili.

Sono caustico, ma sincero. Preferisco andare via, tornare nella mia bella Barcellona, a devastarmi di calor y playa, alla Barceloneta. Faro' un giro tra le ramblas e tornero' al porto, di notte, per vedere se l'immagine impressa nella memoria e' la stessa che la realta' conserva.

Magari trovo anche un ostello con un pc che supporta la mia fotocamera. Anche da questo punto di vista Valencia ha lasciato a desiderare...

Sono proprio un cagacazzo...

Treno dell'amore (portami con te)

Oggi non abbiamo il supporto delle immagini ed e' meglio cosi', perche' rischierei la chiusura del sito. Vado infatti a raccontarvi come ho perso il sonno stamattina, dopo una nottata piuttosto alcolica e una parentesi ad occhi chiusi durata fino alle otto meno venti circa. In quel momento, infatti, uno dei miei tre compagni di stanza e' tornato alla base (era uscito la sera prima, pare ci fosse una festa in discoteca organizzata da un loro amico di Valencia). Il giovane virgulto non ha aperto la porta da solo, bensi' accompagnato da una signorina dalle voglie ardenti, succube dell'idea per cui "italians do it better". Non ho chiesto conto delle sue opinioni al termine della sessione, durata oltre mezzora e terminata quando gli altri due amici al seguito dell'amante scatenato sono tornati anch'essi in ostello. "Che cazzo fate?", e' stata la domanda piu' intelligente che uno dei nuovi presenti e' riuscito a formulare. Forse ci poteva arrivare da solo, ma tant'e', almeno la sua entrata in scena e' servita a interrompere l'andirivieni. Sara' la prima giornata dei Giochi Olimpici a scatenare queste maratone?

Non sono peraltro il solo ad aver usufruito dello spettacolo, perche' qualche ora dopo il ragazzo che aveva prenotato per questa notte e che ha fatto si' che mi cambiassero di stanza, e' entrato trovando la medesima situazione. Pero' lui poteva andarsene e l'ha fatto. A me veniva un po' difficile, visto che ho capito in ritardo lo svolgere dei fatti e che ero un velo piu' rincoglionito dall'orario e dall'alcol.

'Ste donne...

Plaza de Toldo


Quando Gioele Dix imitava Fabrizio Ravanelli, immancabile giungeva il momento degli improperi contro Zoff, reo di non aver convocato Penna Bianca in nazionale. Allora il buon Gioele parlava simpaticamente di destino "bastardo porco" o alternativamente "porco bastardo". Nel mio caso, invece, il fato ha voluto che l'ostello valenciano fosse piuttosto vicino al Mestalla, ribattezzato qualche anno fa "Plaza de Toldo". Il portierone ne fece di tutti i colori ai tifosi avversari, che gia' si trovano a sopravvivere con un impianto molto piu' vetusto di quanto non appaia attraverso il tubo catodico. Il primo impatto dall'esterno e' veramente pessimo, sembra di vedere un cantiere che in realta' non c'e' e dovrebbe invece esserci per riammodernare la casa di una delle piu' gloriose compagini iberiche.

Nota di merito: la visita e' gratuita, anzi non e' nemmeno prevista se non quando il custode decide di aprire i cancelli ai turisti, ad orari variabili. Da dentro somiglia di piu' all'impianto visto in tv, ma nemmeno tanto. Simpaticamente ho "beccato" un giovane tifoso che si e' avventurato nello stadio deserto con la maglia di Messi. Un po' come visitare San Siro con la casacca di Del Piero. Vabbe', e' un bimbo, concediamoglielo. Il Barca in fondo e' una bella squadra...

Bell'inizio

A pochi minuti dal mio arrivo in Spagna ho gia' rischiato di lasciare la valigia in metropolitana. Come inizio non c'e' male. Purtroppo il ritardo dell'aereo mi ha fatto perdere anche il giro serale dei pub che organizzano all'ostello il giovedi' sera. Mi sono arrangiato da solo, ma incontrando un paio di italiani per strada non ho resistito e ho fatto una sosta, che alla fine mi ha fatto tornare a casa base prima del previsto.

Domani avverra' il mio primo vero impatto con Valencia, credo. Innanzitutto scattera' la ricerca di un'edicola abbastanza grande da avere anche i giornali stranieri. Poi mi gettero' in un barettino per un caffe', ovviamente con Gazzetta al seguito, nonostante la mia stima in forte calo per la rosea stia toccando livelli da abisso profondo. Sara' il libro di Bartolozzi che mi sono portato dietro o la lunga permanenza di Verdelli alla direzione. Piu' probabilmebnte entrambe le cose.

Ho appena dato da bere a un connazionale napoletano che sta cercando lavoro. Diciamo che la ricerca potrebbe andargli meglio. C'e' chi fuori dall'Italia sta peggio e chi sta meglio, come il buon Carlo che ho incrociato stasera nell'altra sede dell'ostello che mi ospita.

A proposito: si chiama Purple NEST Hostel. Secondo me c'e' una lettrice a cui piacera' particolarmente il nome...

Il bue dice cornuto all'asino


Lopez Lomong, profugo sudanese, sarà il portabandiera statunitense alle Olimpiadi di Pechino. Secondo molti, è un modo per gli Stati Uniti di far valere la propria posizione sui diritti umani in Cina. La domanda sorge spontanea (Lubrano docet): può un paese che continua a tenere aperta Guantanamo insegnare come ci si comporta sull'argomento sopraindicato? Secondo me no.

Confesso che fino a qualche tempo fa ero favorevole al boicottaggio totale. Ho avuto la fortuna di intervistare alcuni possibili protagonisti dell'evento a cinque cerchi e mi sono ricreduto, in fondo far allenare migliaia di atleti per quattro anni e poi ritirargli il biglietto aereo per malefatte altrui non è giusto. Però una disertatina alla cerimonia d'apertura si poteva fare, anche solo un braccialetto da portare al polso non è un'idea malvagia. Diciamo che a frittata fatta diventa difficile trovare metodi di protesta adeguati.

Però ce la si può prendere con il cuoco, in questo caso il CIO, che ha bissato lo scandalo dell'assegnazione ad Atlanta '96 (erano le Olimpiadi del centenario, non consegnarle ad Atene perché la Coca Cola voleva la manifestazione vicino a casa propria ha fatto sì che ne venisse fuori un evento orrendo e mal organizzato). Dopo aver creduto alle balle del governo cinese, secondo la logica per cui "voi ci date le Olimpiadi, noi cresciamo sulla strada dei diritti umani", tutti i dirigenti che hanno votato per Pechino andrebbero radiati dal Comitato Olimpico, Rogge in testa. Solo allora il CIO potrà richiedere la credibilità necessaria per guidare lo sport a livello internazionale. Sensibilizzare il mondo sulla condizione della persona in Cina, se poi si tagliano i ponti all'informazione i governanti si comportano allo stesso modo, serve a poco. Tra qualche mese, a Olimpiadi concluse, gli occhi si volteranno da un'altra parte, ma intanto i cinesi avranno già ottenuto quello che volevano.

Metti una sera a cena

Premessa: da adesso e per un po' di tempo i miei post verranno sempre preceduti dal teaser di "Edgar in love", cortometraggio di un amico e collega nel quale mi onoro di avere un infimo spazio di qualche secondo, anche se solo a livello vocale. Lo faccio perché, come dicono i giocatori quando strappano un contratto milionario, condivido il progetto. Solo che io non ho firmato nulla. E' proprio che mi sta simpatico il regista.

Post vero e proprio:
In un Montalbano che ho letto tanto tempo fa, Camilleri raccontava di quella volta che il commissario portò fuori a cena la sua amica svedese, uno splendido meccanico in gonnella con la quale aveva condotto un'indagine tempo prima. Con un certo gusto per la genuinità della gente meridionale, Camilleri narrava anche le bestemmie proferite dai presenti nel locale all'ingresso dei due protagonisti e durante il corso della serata. Ieri sera, madonne a parte, mi è successa più o meno la stessa cosa: ho attraversato la soglia d'ingresso dell'"Osteria Garibaldi" e tutti hanno guardato nella mia direzione. Sarà il nuovo look alla Marylin. Di Valentina, non il mio, idioti...

Come posso dire, come passalento...

Sto cercando di prendere un portiere e/o un attaccante su hattrick, mancando ancora una decina di minuti alla scadenza "copro" i minuti restanti. Non è che senta la necessità di tenermi occupato per questo giro di lancette, almeno non quanto quella di prendere l'aereo giovedì prossimo (destinazione Valencia). Vado a visitare l'ultimo tassello iberico che mi manca, visto che ci sono non mi faccio mancare Barcellona e torno sperando di potermi infilare in tasca un tesserino (vero ottavo piano in via A. da Recanate?). Dovrei essere a Milano in tempo per la Supercoppa e per contare sulle dita di una mano i giocatori dell'Inter sopravvissuti alla preparazione (ogni anno sembra di dover scalare il Nanga Parbat e pensare che non abbiamo più nemmeno la collinetta di Alfano). Altre questioni da risolvere dopo le due settimane di sosta sono il mio decimo anniversario di conoscenza con un'amica, da suggellare non so ancora come, la mia dipartita verso nuove avventure lavorative, da cui dipende direttamente la mia indipendenza, e l'eliminazione fisica della mia sete di informazione sulle sorti del paese. Non potendo cambiare le sorti stesse, mi illudo di potermene fregare.

Ovviamente attendo anche "Edgar in love". Se poi entro in love anch'io è tutto grasso che cola.