C'è una linea tratteggiata a metà del primo quadro di Nip/Tuck. Quando parte la sigla, in mezzo a due lati del corpo umano scende lentamente la lunga sfilza di segni che indica dove recidere. Il montatore ha condito il tutto con una musica di accompagnamento che sa di serata al buio nel mezzo del viale, con le mani in tasca e una notte ancora da trascorrere.
Si intrecciano musiche cantautorali, di quelle che ho ascoltato in compagnia, nel caos della mia mente.
"Ti darò a un ruscello che scorre
Con la terra piena di mimose
Qualcuno si ferma al tuo passare
Niente è come sembra
Niente è come appare
Perché niente è reale"
E una strofa in inglese dall'improponibile accento si ferma nella stanza, a rovinare i piani dell'ascoltatore immobile.
"E' stato solo un presentimento
Ti voglio ricordare che..."
La musica è l'unica compagna che può cambiare il mio umore in positivo anche quando è intrisa di tristezza. Per quanto struggente possa essere un testo o una composizione, la magnificenza dell'opera cambia la prospettiva. Mi piacerebbe danzarci dentro come fossi la Ekberg, ma ho tagliato i capelli tanto tempo fa. L'ultima volta che qualcuno mi ha visto in versione "ipertricotico" era l'aprile del 2005, un'amica festeggiava il compleanno e litigavo con i miei interlocutori sul conflitto tra Israele e Palestina. Tutto sommato è come se fosse oggi. Prospettiva imbarazzante, se ci pensate. Se proprio dovete, fatelo dopo la canzone che state ascoltando. Vi aiuterà a incazzarvi di meno, senza badare a chi leggerà questo post facendosi delle domande che in un mondo perfetto non avrebbe rivolto a se stesso.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento