2010


Duemiladieci, un decennio del nuovo millennio. Niente bug in arrivo, non ci sono cazzate da nuova era, semplicemente c'è da buttare il calendario dell'anno scorso. Farà freddo l'inverno e caldo l'estate, esattamente come accaduto finora, sebbene a leggere l'oroscopo pare che da una sponda o dall'altra si debbano alternare paradisi e catastrofi. La gente continuerà ad alzarsi alle 6 o alle 12 a seconda della classe sociale o del turno di notte e quando la prima serata si chiuderà ci saranno da mandare a letto i bambini. Per chi non ha prole il problema sarà che farsene delle lune calanti o dei soli che scoppiano, in un tempo nel quale pensare all'ignoto può essere solo un diletto, perché nessuno te lo commissiona a pagamento.

In tutto questo can can, io continuerò a scrivere per portare a casa due soldi e quattro sorrisi all'anno, per le restanti risate alzerò il telefono e inviterò chi vorrà prendersi una birra a farlo, abbracciando la giovinezza finché non mi sentirò stanco di spegnere tardi la luce. La gente farà l'amore esattamente come ha fatto finora, diritta, al rovescio, selvaggiamente o con passione, magari cambiando soggetto e sceneggiatura per ritrovare uno spirito di libertà da sessantottini nati tardi.

Il mondo s'impegna, le coppie si nutrono, i corpi si scaldano anche a cavallo tra due decenni, ascoltando musica e guardando partite con le cicche accese, aggrovigliandosi per un passato che fa chic tra il bianco/nero e un giro di basso da urlo. I Pink Floyd non passeranno di moda nemmeno quest'anno e Maradona continuerà a essere considerato un Dio. Tanto, di nuovo, c'è solo l'essere originali.

I movimenti simili del soffuso

Riemprire un croll, dalle mie parti, significa scandire il tempo di una giornata. Buttar dentro i passi delle ore mentre camminano, sintetizzando quel che di significativo accade attorno a noi e scartando il resto. E' come la raccolta differenziata, con alcune controindicazioni in meno di carattere ambientale. Le parole inseguono se stesse in un vortice di cambiamenti continui e quello che si può leggere in questa striscia alla tale ora non sarà più così importante poco dopo.

Dall'altra parte c'è il correre, differente dallo scorrere. Il secondo movimento dà un senso di lentezza maggiore, adatto a fotografare l'identità dell'insieme. Il mondo corre, i pensieri scorrono. Piano, in taluni casi, così da poterli raccogliere e rigettare. Quando corrono, invece, fuggono come gazzelle e neanche la mente più rapida può catturarne il senso. E' come se l'Olanda di Cruijff ti passasse a fianco senza mai fermarsi. Di quella magia faceva parte Ruud Krol, un tulipano "italico", simbolo della velocità.

Anche se tutto ciò pare non avere un senso, con un sottofondo lo ha certamente di più. Ed è per questo che andrò a letto ascoltando Diana Krall. Temptation...

Cuscino

Stanotte non sono riuscito a dormire. Mi sono svegliato in quel limbo orario tra la notte inoltrata e il primissimo mattino, nel quale diventa complicato riabbracciare Morfeo una volta usciti dalla sua morsa. Perso nel dormiveglia, ad occhi chiusi, ho cercato un motivo per addolcire il buio, ridargli colore e chiudere in bellezza l'anteprima del dì successivo.

Ho pensato alle donne, ho sorriso e mi sono riaddormentato...

Il sottile confine tra il giorno e la notte

Ho appena scoperto il confine che divide il giorno dalla notte. Da bimbo, quando le distinzioni spuntavano senza andarle a cercare e le ore piccole iniziavano semplicemente con il buio, scindere il sonno dalla veglia era un processo naturale, come alimentarsi o fare pipì. Per me la notte era il momento in cui si smetteva di pensare. Lo spegnimento delle luci, naturali e artificiali, corrispondeva con la scritta "off" ben impressa nel mio cervello. Dormivo, dormivo finché potevo e quando mia madre mi veniva a svegliare facevo finta di dormire ancora.

Adesso i margini si sono decisamene offuscati. Per me la notte è il momento in cui non ho voglia di fermarmi, se non quando sto per crollare. E' la raccolta dei sogni sviluppati nel corso del giorno, sotto pioggia e sole, mentre faccio fagotto dei pensieri in fuga. Ingiustizia vuole che tutte le idee, o le migliori ispirazioni da giornalista-scrittore, mi vengano proprio quando sono sdraiato sul letto, senza un foglio o una penna a portata di mano. Come una puttana con la valigia, al mattino ogni desiderio elaborato in maniera un po' originale è scappato dalle lenzuola, lasciando il suo amante occasionale con una sigaretta da orgasmo una tantum.

Ecco perché la notte ha un inizio incerto, sebbene arrivi sempre, e una fine che può variare d'orario ma corrisponde scientemente al rimettersi in piedi. Quanto tale operazione sia dolce o meno, dipende da quello che ricordi delle ore precedenti e da quello che sai sul futuro. Nessun risveglio, però, ha un sapore migliore di quello che lascia una donna sulle labbra quando apri gli occhi.

France Au Revoir...

Il colore rosso ha una storia da raccontare. Nella gioventù di piazza, nel sangue delle sbucciature infantili, nelle cantine accoglienti di Italia e Francia. Ben presto, anni fa, ho capito che ne avrei inseguito il profumo.

Il rosso è quel che si punta quando il tuo occhio va a cercare il particolare. E' la donna che passa e che osservi senza voltarti, con il pudore di un bimbo che si ripara dietro la sottana materna; o quella a cui fischi in maniera impertinente, privilegiando l'evidenza della passione alla sottomissione di chi ammira estasiato. Rossa è la punta del fuoco, la voglia di rivincita che sale sfogliando un quotidiano. L'amore più puro, prezioso rubino attraverso il quale non passa lo sguardo.

E' allo stesso modo il colore del calice che si riempie, infiammando la gola una goccia alla volta. Le vene lasciano scorrere e il cuore ne controlla gli ardori, ma da un rosso così non ci si può distaccare.

GF

Il movimento ondulatorio del corpo è rilevante solo in funzione della stanza. Sento l'alcool viaggiare nei miei pensieri come se fosse la distorsione di una chitarra. Il mio incedere, caracollante, sa di ebbrezza come di riflessione e di sangue al pari di una ribellione. Questo è, se vi pare, il festival del caldo scorrere, come se avvertire un fremito per un composto di giuste addizioni, nel forgiarsi di una giovane crescita, potesse dirmi quale strada intraprendere. E' forte il clamore, feroce il caos, tanto che non distinguo ciò che si abbatte sulle mie ore da quanto invece pretendo che vi si imbatta. Come spiegare, per chi non ci vive, cosa spedisce la mia mente al corpo? Nemmeno la sera e le risate intrise nel luppolo sanno capire cosa voglio sperare e se non comprendo io quanto immagino, mi è difficile mostrare a chicchessia perché mi è caro il mio mondo perfetto.

Mezzanotte, davanti al mare. Seduti.

Lui: "...".
Lei: "...".

Il silenzio si misura in onde. Scroscianti, senza orizzonte, se ne vanno senza chiedere spiegazioni. Ti lasciano attonito a mirare il vento che le trascina. Lei si volta di mezzo giro, attende che il suo riflesso maschile colga il momento per fare lo stesso. Si accorge presto che non accadrà e abbassa lo sguardo, prima di riportarlo verso il fronte. Lui non muove un ciglio, ma allunga un braccio e con il mignolo cerca una stretta leggera. Si fa desiderare, la mano di lei, ma alla fine cede e lascia che le dita si arrampichino lungo le falangi dell'altro, fino all'unione dei palmi. La marea si alza, bagna i piedi in posizione conserta e sfiora la stretta di mezzo. Cala il tramonto ed è già l'alba di una nuova unione. Cosa resterà, quando con l'autunno i cavalloni si alzeranno e i granelli di sabbia saranno ridotti ad un pavimento per la marea, non è la domanda che cuore e cervello si farebbero in questo momento.

3... 2... 1... ciuff...

C'è bisogno di tempo per l'analisi. Si possono commentare gli eventi a caldo e affidarsi alla fortuna delle intuizioni, talvolta felici. Oppure si può entrare in profondità nello svolgersi delle ore, lasciando che i propri comportamenti vengano giustificati da un'operazione di razionalità e non dall'estro del momento.

I geni sono tali perché possono inventare qualunque cosa dal nulla. Chi si aspettava che Danilovic avrebbe messo quel tiro da quattro punti nella finale scudetto di qualche anno fa? Ma non tutti hanno il talento per farlo, altrimenti non saremmo in braghe di tela, affondati dagli sciacalli della finanza. C'è di che aspettare, temporeggiare e colpire quando l'occasione è propizia.

3... 2... 1... ciuff...

Post 201

Dio salvi la memoria breve, perché domani mi ricorderò sempre cosa ho fatto il giorno prima e il risveglio sarà condito da un sorriso...

Quando l'odio non riuscirà a trovare l'amore

Continuo a scrivere, scrivere, scrivere. Batto sui tasti e non riesco a fermarmi. Mi alzo, prendo un asciugamano, mentre i pensieri scorrono come gocce di sudore sulla fronte, in rapida e continua successione. Rimango a fissare lo schermo, riporta esattamente quanto produco. E' quasi mezzanotte e dalla finestra arrivano brevi folate d'aria ad annunciare un cambiamento sul calendario.

Quanto ci sarà da dire nel momento in cui non riusciremo a fermare il corso degli eventi, quando verremo sopraffatti da ciò che abbiamo creato, quando l'odio non riuscirà a trovare l'amore per mischiarcisi. Giro per il web alla ricerca di una notizia diversa dalle ronde nere e verdi o dall'Iran costretto a ribellarsi alla mancanza di democrazia. Siamo noi, cazzo, siamo tutti noi. Per trovare l'universo parallelo in grado di portarmi su un altra dimensione senza muovermi da qui devo necessariamente ricorrere alla musica. C'era scritto su quel vecchio album: Music is best lover. Non esiste nulla che non si possa spiegare con note e parole.

Ricordo il periodo in cui ho completamente accantonato i cd che ascoltavo tra elementari e medie. Una volta scoperto il rock e il cantautorale, niente aveva più lo stesso sapore. Ogni sorriso di donna aveva una spiegazione in quel riff o nel verso poetico che lo anticipava. Tutto quadrava solo se c'erano due auricolari e anche il mio vecchio walkman, tenuto insieme con un elastico, aveva perso il suo fascino. Ero meno incazzato e più consapevole di quello che volevo essere e che sono ora: uno che scrive quando sente di doverlo fare per sopravvivere alla propria mente. Sono adulto, sì, ma in fondo non voglio diventarlo del tutto.

Ho ripreso in mano un mio vecchio pezzo. Voglio rileggerlo. E addormentarmi.

Io e Orlando

Ho qualcosa da dire che sapranno in pochi e nessuno di questi eletti sarà un pericolo per certi equilibri. Non la dirò, perché è meglio così e perché difficilmente cambierebbe qualcosa se anche parlassi.

Ieri sera sono stato al Forum, da bravo tifoso part-time dell'Olimpia Milano ho colto l'occasione della finale scudetto per godermi una splendida cornice del Forum assieme ad altre 12.000 persone. Ho visto in campo, in ripetute circostanze, quanto passato davanti ai miei occhi in mille e mille occasioni: circolazione di palla, scarico per il tiratore dietro l'arco, tre metri a disposizione e la scarsa attitudine a mettere quel canestro che può cambiare la partita. Tante finte, il timore di un omone che arriva con una mano tesa per la stoppata. Quando rivedi i replay capisci che non ti avrebbero mai fermato, che dipende da te mettere o meno la palla nel cesto quando hai uno spazio del genere davanti. Te ne rendi conto e intanto chi ha avuto da madre natura il killer-instinct se ne va a canestro, finta il lay-up e permette al compagno una comoda tripla.
Milano si è battuta, ha perso di un punto, facendo ciò che un ammiratore fa con la sua preda. Al momento di concludere, però, chi aveva dalla sua l'esperienza per centrare il bersaglio ha vinto. Sono rimasti gli applausi e un futuro roseo.

Sto per trasferirmi, ho coronato gran parte dei sogni che avevo da bambino, sto scrivendo un libro che avrà il mio nome in copertina al fianco della squadra che amo. Non posso non essere soddisfatto di quanto raccolto. Purtroppo c'è gente che è più brava di me nel girare le partite, ma il mio momento, Magic come Orlando e fantasioso come Hedo Turkoglu, arriverà e sarà una meraviglia.

L'anno dello speciale

Alcuni di voi lo sanno già, per altri sarà una sorpresa:

lannodellospeciale.blogspot.com

A questo indirizzo troverete la prima parte dell'opera dedicata al diciassettesimo scudetto nerazzurro, nella speranza che dal web si passi in tempi celeri ad altri supporti. Grazie a chi avrà il piacere di leggermi.

Zlatan

Come molti di voi sapranno, le occasioni nelle quali mi sono trovato in accordo con la Curva Nord si contano sulle dita di una mano. L'ultima di queste risale a Inter-Lazio di un mese fa, quando Ibrahimovic rispose in modo ben poco oxfordiano ad alcuni tifosi appostati al primo anello verde. Riporto dal comunicato ufficiale:

"[...] sebbene forse non sarà mai una bandiera, sicuramente ha sempre dato il massimo per i Nostri colori e per questo merita la Nostra stima incondizionata".

Non sottoscrivo pienamente il resto della nota, ma questa parte sì. Proprio ieri, nel giorno in cui Diego Milito ha salutato i tifosi genoani, gli stessi hanno esposto uno striscione che scomodava De Andre' ("E' stato meglio lasciarsi che non esserci mai incontrati"). E' un pensiero che deve accomunarsi con il possibile addio di Ibra, parte della storia dell'Inter in maniera indelebile perché è innegabile quanto questo giocatore abbia influito sulle fortune della squadra nelle ultime tre stagioni. Bisogna entrare nell'ottica per il quale Zanetti è l'eccezione, non la regola. Correvano gli anni Sessanta quando Gigi Riva rifiutò l'Inter per vincere lo scudetto a Cagliari o quando Seeler rimase all'Amburgo nonostante a Milano gli avessero promesso ponti d'oro e certi rifiuti crearono scalpore anche allora. Ibra ha vinto tutto ciò che si può vincere in Italia, Coppa nazionale a parte. E' convinto di poter alzare altrove la Champions', che effettivamente non è terreno di conquista delle formazioni italiane di questi tempi. Il club è obbligato a fare di tutto per convincere lo svedese a restare, perché in cuor nostro tutti sappiamo che si potrà trovare una soluzione al dopo-Ibra, ma nessuno in circolazione è come lui. Se ce la faremo, bene. Altrimenti si volterà pagina, come ha fatto la Juventus tanti anni fa con Zidane o come ha fatto il Milan dopo l'addio di Van Basten. La vita continua e noi siamo ancora i più forti di tutti.

Due piccole annotazioni: se davvero Ibrahimovic dovesse trasferirsi altrove, ribadisco la personale convinzione che non ci sono al momento giocatori con uguali caratteristiche che possano garantire un tale livello di prestazioni con un'adeguata continuità. L'unico nome che mi viene in mente, a parte quel Drogba che Ancelotti non lascerà mai partire, è Karim Benzema, purtroppo reduce da una pessima stagione a Lione. La seconda annotazione riguarda Leonardo, che ha appena dichiarato di ispirarsi al Brasile dell'82. Ricordo vittorie sfolgoranti di quella nazionale, speriamo che ne ricalchi seriamente le orme...

Luci

Sono ossessionato dalle luci. Spente o accese che siano, che ci vuol poco ad immaginare uno spiraglio di fioco avvenire in una foresta di intemperie. Quando la pioggia cade e io guardo verso l'orizzonte, so che al di là di ogni temporale il sole è presente pur non essendo visibile. Non è un concetto così difficile da comprendere e sono felice di poter traslare una convinzione così forte a ben più lontane latitudini. E' per questo motivo che io so di amarti, piccola mia. Senza incontrarti, io so che questa è la strada che porta alla foce. Non ho bisogno di vederti per capire che ci sei, mi sei stata accanto e con me sempre sarai fin quando non deciderò di abbandonarti. L'amore è un qualcosa di troppo nevrotico per decidere di averne a piccoli sorsi e solo quando ce n'è. Io so riconoscere ciò che mi è vicino. Se guardo oltre la curva della mia visuale, vedo che il giorno non finisce dove c'è una linea di demarcazione. Per me che gioco con le speranze da buon lottatore, tutto ciò che vedrò tra un secondo è già presente prima che si manifesti. Così sei tu, mia dolce foglia dall'incedere lento, che accogli gocce di sangue tra le striature di una giovane afa. I tuoi capelli seguono la forma del viso e fanno da letto alla grandine per trascinarla a valle. Ho previsto il temporale, perché l'acqua è presente nel ciclo vitale. Può tardare, ma non può mancare all'appuntamento. Prima o poi cadrà per bagnare l'asfalto. Quando ti raccoglierò dentro una pozzanghera, bacerò le tue gocce d'amore immaginandomi avvolto nelle tue labbra. Allora capirò che sei arrivata, che sei lì per me e le luci si spegneranno senza che io badi alla loro importanza.

La nostra gioventù

Quella che apprezzo, che mi piace. Quella che non ha perso i valori migliori di chi ci ha preceduto, lottando. La gioventù che apprezza una birra all'aria aperta, nel cuore della notte, a cercare il sole in mezzo al profondo blu, mentre le stelle ti abbracciano. Sono le ore migliori, per chi ha gli anni delle corse col fiatone. Viaggiare assieme al vento, sudato, è il miglior modo per crearsi un universo parallelo di elucubrazioni mentali, con il sorriso stampato in volto e musica da far scoppiare i timpani. Fosse pioggia, questo rincorrersi di giorni furenti, ne respirerei l'odore che sale dall'asfalto rovente, come droga dalla cui dipendenza non puoi dividerti. Respiro. Ho bisogno di ossigeno. E di non aver tempo per pensare a cos'altro è necessario. Alla mia velocità, ciò che serve mi verrà incontro a braccia aperte.

Senza giocare, vinciamo senza giocare...

Stare dalla parte di Josè Mourinho vuol dire condividerne il pensiero, anche quando porta tutto all'esasperazione. Quando dice che Udinese-Milan è una partita importante solo per le due squadre in campo, aiutando anche il sottoscritto a guardare l'anticipo del Friuli con grande tranquillità. Tanta da assistere all'incontro mentre navigo su Facebook, incontrando compagni di fede per programmare l'eventuale esodo all'ombra della Madonnina. La festa si fa e si fa già sabato sera. Da Lotto al Duomo, dal Duomo a Cairoli. La marea nerazzurra è più inarrestabile di un contropiede sull'asse Cambiasso-Maicon-Ibra, il popolo è in visibilio. Mi sento parte di un tripudio. Chiudo la festa esausto, camminando per via Torino, prima di attraversare la città in tre in una Smart. E quando Mauro lascia me e Ally alle nostre macchine e al solitario ritorno a casa, verso la strada che porta alla redazione trovo ancora la volontà di urlare da solo, sventolando la maglietta celebrativa del tricolore fuori dal finestrino. Mi si congela il braccio, mi si scalda il cuore. Campioni d'Italia.

Riscoprendo Sergio Endrigo

"La musica di "Te lo leggo negli occhi" l'ho scritta a Napoli, una notte, dopo aver fatto una trasmissione televisiva sulle canzoni di Gershwin con Achille Millo e Lilian Terry. Tornai in albergo, mi misi a letto e mi venne in mente questa canzone. Mi sono alzato, ho preso la chitarra e ho cominciato a sviluppare l’idea melodica, fissandola sulla chitarra, ma soltanto la musica, tanto è vero che il testo poi lo fece Bardotti. E Dino la cantò benissimo".

Finirà me l'hai detto tu
ma non sei sincera,
te lo leggo negli occhi
hai bisogno di me.
Forse vuoi dirmi ancora no
ma tu hai paura,
te lo leggo negli occhi
stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono
mille ricordi non muoiono
perdonami se puoi
e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà
un amore vero,
te lo leggo negli occhi
tu lo leggi nei miei.
Ma non sei sincera
te lo leggo negli occhi
stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono
mille ricordi non muoiono
perdonami se puoi
e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà
un amore vero,
te lo leggo negli occhi
tu lo leggi nei miei.

Dieci riflessioni sportive e non sul weekend (in stile Federico Buffa)

1- Difficile criticare il lungagnone di Malmoe, dopo che ha vinto tre scudetti (negli ultimi due ci ha messo parecchio del suo). Difficile non criticarlo, se oltre al silenzio intima prestazioni orali a suo favore.
2- Miglior battuta del fine settimana: "Vedo dei posti liberi lì in sala. Mister e Mrs Berlusconi si dovevano sedere là. Che facciamo li aspettiamo per cominciare la proiezione?" (Tom Hanks all'anteprima romana di "Angeli e Demoni").
3- Real-Barcellona 2-6. Ma soprattutto: caro Diego, Xavi è un fenomeno, ma l'amico Esteban non si sarebbe mai fatto fare quello che ha subito Gago in 90'.
4- Milito, Drogba, Eto'o... Bella gente... Ci aggiungo Grafite...
5- Orlando sbanca Boston. Niente anello per quest'anno, ma dopo tante stagioni ho ritrovato la voglia di seguire i Magic.
6- Non so voi ma a questa famosa festa di compleanno ho visto il "papi" più tirato del solito. Ha subodorato qualcosa? Mah, speriamo che l'ipocrisia cattolica gli si rivolti contro per davvero...
7- Prevedo una finale inglese in Champions' (scusami, Barça...).
8- Io, Toni e Matteo a Verona cinque anni e mezzo dopo. Non so se mi spiego...
9- Dell'Utri di merda. Per chiarimenti vedere dichiarazioni su Mussolini e Salò.
10- Voglio una Gran Torino.

Tutto il formaggio del mondo

L'impresa è trovarla, quest'isola in mezzo all'Isola. Quando ci sei trovi un paio di sorrisi conosciuti che ti aspettano, se ti chiami Mattia Todisco e hai già visto questo spettacolo. Anche solo a metà, qualche mese prima, senza il sipario ad annunciarti che lo spettacolo è concluso (abbiamo capito che era la fine perché Irene ha detto "Grazie"). Stavolta si sono ingegnati, non vi dico come così avete un motivo per vedere le prossime repliche. Potrei darvene tanti: dall'autore, un amico. All'attrice, un'amica. Visto che ci conosciamo e mi volete bene, se stanno simpatici a me lo saranno anche per voi.

Non è questione di simpatia, in realtà. E' semplice, puro, appassionato e squattrinato teatro di chi il palcoscenico lo vive di mestiere. Non credo di aver espresso a pieno, presso i protagonisti, la felicità per aver visto la realizzazione del progetto. Purtroppo il tema mi colpiva particolarmente, avendo vissuto qualcosa di simile non troppo tempo fa sulla pelle di un consanguineo e forse non mi sono goduto la serata. Passerò di nuovo dalla parte della platea alla prossima messinscena, perché mi fa piacere rivedere chi vive la vita facendo ciò che desidera. Io seguo la stessa linea di pensiero, sebbene in altre direzioni. Ogni tanto incrociamo le vie.

Siamo al ridicolo e ce ne rendiamo conto

Prendiamo due concetti: l'assurdo e lo Stato. In questo momento, considerando l'Italia, abbiamo una coincidenza perfetta. L'assurdo è lo Stato, c'è un tempo verbale nel mezzo della frase, non una congiunzione. Lo vediamo nell'informazione in quanto essenza più pura delle minchiate che riusciamo a produrre, perché invece di prostrarci ai piedi di chi fa giornalismo in tv con un criterio, andiamo a santificare chi non lo fa. Per questo Bruno Vespa si permette di attaccare Santoro, per lo stesso motivo viene sospeso Vauro (hanno avuto l'effetto opposto, visto che domani si beccano Sabina Guzzanti). Dobbiamo tornare al concetto di satira nella concezione più vicina a Petronio. Tempo fa Landolfi, allora presidente della Commissione di Vigilanza Rai in quota An, disse che "la satira deve deformare, non informare". Gli rispose Daniele Luttazzi in un suo spettacolo, che guarda caso si chiamava proprio "Satyricon", sottolineando che la stessa satira "deforma, informa e fa quel cazzo che le pare" ed è questo che bisogna portare alla luce. Chi si scaglia contro Vauro pensando che abbia voluto offendere i morti del terremoto in Abruzzo sa bene quanto tale posizione sia falsa, perché conosce il soggetto e soprattutto i tratti del suo lavoro, sempre sul filo del rasoio quanto a provocazioni. Non possiamo e nemmeno dobbiamo essere così coglioni da pensare che lorsignori siano degli sprovveduti. Sono provvisti eccome di materia grigia e la usano per allontanare dal piccolo schermo chi può essere di contrasto. Una risata li seppellirà? Per ora non ancora ed è per questo che qualcuno s'incazza. Per fortuna.

I nuovi mostri (ovvero "Il ricordo mancante")

Ve lo presento così, con il titolo di un film che non c'entra assolutamente nulla con il genere horror, ma che in tempi non sospetti mi ha fatto ridere di gusto. Purtroppo era talmente bello che hanno deciso di farne un sequel al giorno d'oggi (il terzo della serie, che non ho visto e non vedrò per pietà). In compenso ho avuto occasione di vedere il cortometraggio del collega e amico partenopeo Giovanni Saviano, in arte Steve Foose (nomignolo scelto in virtù del significato in napoletano delle parole "stiv' fuse", per farvi capire con chi me la passo). La visione è consigliata a un pubblico amante del genere, ma anche no. Io per esempio non rientro nella schiera e l'ho visto comunque. Da segnalare la collaborazione attiva nel corto da parte di Stefi, la stessa che vedete nell'elenco dei siti ammmmmici.

Da consumarsi preferibilmente lontano dai pasti...

Mind in progress

Ho dormito molto poco stanotte. La sete mi ha destato nel mezzo delle ore piccole, costringendomi ad alzarmi per raggiungere la bottiglia d'acqua in cucina. Avendo esagerato con le dosi, ho espulso quanto inalato in men che non si dica, sudando copiosamente. E pensare che avevo anche la Lega Calcio in mattinata... Non sono più riuscito ad addormentarmi, travolto dai miei pensieri. Non solo negativi, per fortuna. Come per tutti i pazzi che si rispettino, le idee mi fluttuano in testa nei momenti più disparati. A me è successo di primissimo mattino, verso le sei. Tutto sta a vedere se il progetto resisterà alla corrosione del tempo. Ai posteri l'ardua sentenza...

About a girl

Cosa c'è da salvare di questo viaggio? Ciò che salverei di qualsiasi altro: lo splendore. Dei luoghi, delle vicende talvolta, delle donne. Il treno del ritorno ne offre un saggio: nello scomparto 1 dell'ottava carrozza, dove il biglietto mi ha destinato, trovo una giovane donna con gli stivali colorati, i capelli dal taglio lungo e uno scialle nero a coprire parzialmente il viola della maglietta. E' sveglia, mi aiuta nella ricerca di una presa di corrente, sottolineandone la totale mancanza. Sorride pochi minuti dopo, quando il mio cellulare va a un passo dallo schiantarsi al suolo. Con il passare delle stazioni prendiamo sonno entrambi. Riapriamo gli occhi che siamo quasi a Tortona, quando il conducente annuncia l'imminenza della fermata. Continuo il viaggio senza dormire e così passo la restante mezz'ora a contemplarla mentre abbassa le palpebre. Il broncio pronunciato le conferisce un'aura di maturità, mentre un ciuffo ne divide a metà la dolcezza dei lineamenti. Le punte dei capelli si sparpagliano attorno al collo e gli zigomi si distendono. Ha un aspetto di imbarazzante bellezza, anche nei difetti che mostra girando la testa sul lato opposto. Il taglio preciso, di recente fattura, le scopre l'orecchio dal quale sbuca un piccolo brillantino appoggiato sul lobo. Luccica come il suo viso. Arrivo a Milano quasi per inerzia. E' incredibile quanto una donna possa non farti percepire il tempo. Mentre la città si difende dal buio grazie alla luce artificiale, io, amante del naturale, frantumo i vuoti cromatici del nero con la lucentezza delle sue espressioni. Si sveglia, mi lancia un'occhiata. Infila il giubbotto di pelle e raccoglie i capelli in una minuscola coda, poi scompare in mezzo al marasma della Stazione Centrale. Addio. Fa buon viaggio nei tuoi giorni futuri.

Petali

"Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica e c'è elettricità nell'aria, puoi quasi sentirla. E questa busta era lì, danzava con me come una bambina che mi supplicasse di giocare. Per 15 minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita dietro ogni cosa e una incredibile forza benevola che voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura, mai. Vederla sul video è povera cosa lo so, ma mi aiuta a ricordare. Ho bisogno di ricordare. A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla. Il mio cuore sta per franare...".

Is there anybody out there?

Mi sto facendo le stesse domande che formulai a me stesso qualche anno fa. Non ricordo nemmeno quanti, così su due piedi. Ho vaghe reminiscenze su quanto accadde, in quello che è stato il momento più strambo della mia gioventù. So che lasciai perdere quanto era in mio possesso, o poco distante, dopo averlo rincorso con sicurezza da maratoneta navigato. Mollai come Dorando Petri, a pochi metri dal traguardo e nessuno mi venne a sorreggere per farmi capire che stavo bloccando un processo sul quale sarei tornato. Adesso che sono qui, di nuovo a confronto con pulsioni da registrare, con l'impressione che gli orologi di "Time" abbiano suonato la sveglia troppo tardi per rendere le cose semplici.

Mi rivedo nel folle scapigliato di "The Wall", che prova a scalare un muro senza che ci siano spazi tra un mattone e l'altro nei quali appoggiare piedi e mani, con il punto più alta della barriera che nemmeno si vede. Si chiede, con gli occhi sbarrati, "Is there anybody out there?" e la risposta è il suono della chitarra, coadiuvato in pochi istanti da un fioco violino.

L'ho sempre detto e lo ripeto: niente aiuta a capire come la musica...

Walking

Per la gioia di chi mi sfotte in merito alla mia capacità di parcheggiare più lontano di tutti, ieri ho dato un saggio delle mie capacità. Flashback al pomeriggio: passando da ULD ho incontrato NK, nerazzurruniversitario che gioiosamente stava portando avanti le ultime ore del suo ventisettesimo compleanno. Sono stato dunque invitato alla festa che poche ore più in là si sarebbe svolta al "Frizzi e Lazzi", locale a me noto per frequentazioni al di fuori dell'ambiente uldino. Scritti i due pezzi che mi erano stati commissionati, sono corso in libreria per un cadeau e ho successivamente constatato che avevo tre ore da passare prima della festa. Memore di quanto successo nelle mie precedenti apparizioni sui navigli, ho lasciato la macchina dove l'avevo parcheggiata, facendo poi tappa all'Eliseo per vedere un film prima di puntare la festa.

Suggerimento per le vostre prossime spese al cinema: "Frozen River" potete saltarlo a piè pari, se come accaduto al sottoscritto il film da voi scelto è già iniziato (volevo vedere "The Reader") piuttosto createvi un passatempo differente. L'hot dog con birra dopo il cinema è invece un'ottima scelta, ma assicuratevi che ne facciano uno più grande di quello preparato a me.

La festa ha avuto luogo, il dopo-festa al Conchetta anche, ma vi ho partecipato marginalmente data l'ora tarda. Ho mangiato un panino in stile simil-lurido prima di tornare alla macchina. Erano le quattro del mattino. Non so se vi è mai capitato di attraversare a piedi e in solitudine posti come la Darsena, Piazza XXIV maggio o le colonne di San Lorenzo a un passo dall'alba. Sono stato fermato da un trio di goliardici spagnoli (almeno credo) che volevano mostrarmi un numero ad effetto riuscito malissimo, probabilmente estorcendomi denaro. Ho superato l'entrata della metropolitana di Sant'Ambrogio e infine via Carducci, prima di arrivare alla mia macchina in corso Magenta. In mezz'ora mi sono tuffato nel rumore assordante della musica nell'iPod, seguendo il mulinare incessante delle mie gambe per strada. Tolti gli auricolari a una cinquantina di metri dall'auto, ho avvertito un vuoto intorno tipico della notte. Milano in silenzio ha quasi l'aria di piacermi.

Oh... my... God...

La brutta notizia è che ho cominciato ad avvertire un certo mal di pancia. Quella buona è che conosco i due motivi per cui ce l'ho, ma posso dirvene solo uno. Per chi mi conosce bene non c'è nemmeno bisogno che parli di quello consentito.

Il destino bastardo porco (Gioele "Ravanelli" Dix dixit) vuole che alla vigilia di un certo appuntamento mi sia arrivata una notizia da infarto, che dovrei avere la prudenza di non darvi finché non sarà confermata dalla realtà. Nel mio infinito masochismo, ve la offro lo stesso: Dahlia tv, ovvero l'emittente che ha comprato i diritti di La7 digitale terrestre, ha chiesto all'agenzia videogiornalistica per cui lavoro di avere un uomo fisso ad Appiano Gentile, lo stesso dicasi per Milanello. Potete immaginare chi sarà l'inviato dalla Pinetina, ma soprattutto credo riusciate a capire l'orgasmo plurimo e senza soluzione di continuità che il diretto interessato ha tuttora.

Non sarebbe male se riuscissi a prolungare la libido fino a domani sera. Anche tarda, non c'è problema...

8 marzo

"Sono una donna, ma sarebbe ora di finirla di festeggiare le donne l'8 marzo, visto che ogni giorno è buono per fare 'la festa' alle donne, nel senso che non ce n'è uno in cui le donne non subiscano stupri o violenze. Inoltre non mi piacciono gli shiamazzi femminili dell'8 marzo: non mi piace ricevere le mimose, allegre e soffici sui rami ma tristi nei vasi; non mi piace il business intorno a una giornata che ricorda la fatica delle donne per la propria autonomia. Insomma, che cosa mi piace? Essere amata e rispettata per quel che sono e valgo, in quanto donna". Fiamma Satta

Kant or Cunt?

Sto capendo un branco di cose da quando ho scoperto che l'equivalente della parola "fica" in inglese è facilmente confondibile con un filosofo famoso per le sue Critiche...

Il leninismo di mr Mourinho

E' lungo, ma vi consiglio caldamente la lettura del pezzo sottostante, il cui titolo è quello che vedete qui sopra (complimenti sinceri)...

da Repubblica.it

di EDMONDO BERSELLI
Conferenza stampa: José Mourinho entra a piedi pari contro tutti e non ha esitazioni, a proposito del dubbio rigore su Balotelli, a dire: "A me non piace la prostituzione intellettuale". Fermi tutti, stop e ripartenza. Ormai è chiaro che non abbiamo davanti soltanto un allenatore. Ma allora chi è, e che cos'è, il Mourinho che parla, lascia tutti a bocca aperta e se ne va?
Alla guida del Porto o del Chelsea era l'ideologo di un calcio cerebrale, giocato con formule metafisiche. Arrivato all'Inter, ha capito subito di essere caduto nel cuore più nevrotico, sentimentale e fragile del calcio mondiale. Società, squadra e "popolo" nerazzurro, un rosario di vittorie intervallato da cicli di disgrazie.
E quindi, dato che "non sono un pirla", Mourinho ha deciso che la sua partita più seria non si giocava in campo, bensì nelle interviste del dopopartita.
È il calcio parlato, analizzato ogni weekend da infinite moviole e sobillato da innumerevoli polemiche: ed è il calcio più "politico" che esista. In questa politica giocata con altri mezzi, Mourinho ha scelto di essere un leader totale. Si fa presto, infatti, a dire che è un grande comunicatore. Ma bisognerebbe stabilire intanto che cosa comunica. Perché Mourinho è un guru, un santone, un filosofo. In quanto tale, è un manipolatore di concetti. Sembra in effetti la reincarnazione postcalcistica di Helenio Herrera, non a caso detto il Mago. Solo che "Acca Acca" arrivava al massimo al "taca la bala", e ai cartelli motivazionali nello spogliatoio, "stile più forza uguale classe"; Mourinho guarda i giornalisti e si appella all'"onestà intellettuale", e spara a zero sugli avversari.
Nessun allenatore ha mai parlato così. E si capisce: in quanto leader filosofico, il tradizionalista Mourinho è in grado di agitare concetti e retoriche strappando le convenzioni. Anzi, crea una realtà parallela. Prende gli episodi più controversi del torneo e li manipola in una ricostruzione sua, una storia d'autore, sempre esibendo la faccia imbronciata di chi dice verità sgradite ed è pronto a screditare chi non le accetta. I "colleghi" Spalletti, Ancelotti, Ranieri, che si lamentano delle ingiustizie arbitrali, vengono tutti condannati al girone infernale dei bugiardi.
Nella sua fusion culturale, fra memorie salazariste e slanci guevaristi, fra la tradizione spirituale e il guerrilla marketing, Mourinho ha una visione realistica della politica e dunque anche del calcio. Qui nessuno è innocente. Solo che mentre gli altri si limitano a pensarlo, lui lo dice. E così parlando è riuscito in un'impresa di autentico splendore strategico: cioè a trasformare la società più forte e più ricca del campionato in una fortezza minacciata da nemici insidiosi, da truppe vendicative, da gang di assalitori che agitano la bandiera della giustizia senza averne il titolo.
Sugli spalti di questo fortilizio minacciato, Mourinho maneggia una dialettica da sofista, tramutando provocatoriamente il vittimismo in un'arma offensiva, e il calcio in una disfida teologica, o teosofica, con il campo di gara definito da categorie supreme: la verità, la giustizia, la salvezza, e là in fondo la Vittoria, elusivo miraggio, eterna delusione, un fado mistico ai confini di un mondo senza fede.
Un filosofo laureato inorridirebbe all'idea che qualcuno potesse vedere nel latino Mourinho l'inverarsi dello schema schmittiano "amico/nemico". Eppure, nel mondo del calcio, che copre il cinismo con le convenzioni, e la ferocia opportunistica con l'ipocrisia, Mourinho fa l'umanamente possibile per incarnare un principio di ostilità assoluta. Non vuole amici, niente smancerie. "Non sono amico suo, sinceramente", ribatte al giornalista Mario Sconcerti, che ha osato proporgli un paragone con i risultati del suo predecessore Roberto Mancini. Altre volte disdegna con improntitudine l'approccio degli intervistatori, e ogni volta impone regole tutte sue, perché la prima norma di Carl Schmitt recita: "Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione". E all'improvviso sembra addirittura esser preso da una speciale malinconia, ispirata dal fardello del potere. È il capo che avverte su di sé responsabilità immense: ma presto rialza lo sguardo, e a ciglio asciutto "vede" orizzonti e traguardi e campi di battaglia inesplorati.
Deve piacergli l'ordine, anche politicamente. Ma allora è spettacolare il modo in cui una mentalità arcaica si è proiettata nei cieli della tarda modernità. A farsi prendere la mano verrebbero in mente Clausewitz, Lenin, Mao, le avanguardie, i futurismi, i decisionismi. È come se una destra conservatrice, attraverso di lui, fosse riuscita a gestire le categorie rivoluzionarie della sinistra più accesa, il nero che si tramuta nel rosso, la razionalità che si fonde nel romanticismo, l'autorità nell'eversione. Ed è in fondo una consolazione potersi rifugiare in corner, cioè nel pensiero rassicurante che per Mourinho, quando si parla di destra e sinistra si intendono, ancora e soltanto, le fasce laterali.

Sir

A vederlo così, pare un contadinotto appena uscito da un pub scozzese. Guanciotte rosse e capelli ordinati ma non troppo, un uomo più vicino ai settanta che ai sessanta, che si gode la sua pensione. Al contrario, questo signore è Sir Alex Ferguson, cavaliere per meriti sportivi, da oltre un ventennio alla tolda di una nave chiamata Manchester United. Lo chiamano "asciugacapelli", soprannome derivante dalle celebri sfuriate negli spogliatoi quando i tempi erano più cupi di quelli attuali. Ieri il phon scozzese ha scombinato per almeno un tempo i piani dello Special One, lanciando in campo una formazione più difensiva negli elementi (come previsto da Mourinho), ma con un baricentro per nulla arretrato. Alla fine il pari a reti bianche è un bel dono al sottoscritto e al pubblico di casa.

Annotazione numero 2: nel secondo tempo ho visto finalmente una squadra che ha giocato con una mentalità diversa. Se mi aveste incrociato al bar della tribuna stampa a metà partita, con la mia cioccolata in mano, avreste detto che eravamo sotto di tre gol. Poco c'è mancato. Speriamo che la prossima volta ci si ricordi di scendere in campo al 1', non al 46'.

Morte e resurrezione in breve

Pur avendo virato su altre letture, ritenendolo un po' melenso nei suoi ultimi anni di scrittura, Candido Cannavò resta uno dei motivi (l'unico vivente, gli altri sono tutti ideologici) per il quale ho intrapreso la professione di giornalista. Mi mancherà...

P.s.: come ho già scritto da qualche altra parte, sono talmente elettrico che se tocco il portatile lo ricarico...

Revolutionary Road

Ieri sera sono uscito dal cinema senza riuscire a proferire una frase di senso compiuto sulle mie impressioni. Sam Mendes mi ha lasciato un alone di dubbio, tra il piacevole e l'incompreso, tanto da suggerirmi un supplemento di indagine prima di offrire un giudizio. Attraversando via Plinio in gradevole compagnia, con il gelo nella pelle, avvertivo le foglie del bosco sotto i piedi, le stesse che avevo visto calpestare da Kate Winslet mentre correva a testa alta. Io al contrario fissavo ora la strada ora l'orizzonte, cercando una risposta seppur vaga agli input che mi frullavano in testa. Ad alcuni giri di lancetta dalla visione fatico ancora a mettere assieme i puntini, mi accorgo di aver assistito a un film "diesel", che non ti affascina al primo impatto come "American Beauty", ma ti soffoca il fiato con un finale in cui i silenzi si mischiano con l'inquietudine. Pause che ricordano vagamente Kubrik e so bene quanto tutto ciò che mi rimandi a lui meriti un ragionamento.

Il fatto stesso che cerchi di rimettere assieme i cocci di un pensiero dimostra che il film non mi ha lasciato indifferente, altrimenti me ne sarei fregato. Mi spiace solo che la coppia Di Caprio-Winslet avrà meno successo con questo prodotto rispetto a quanto non ne abbia avuto con il Titanic.

Il vecchio e il bambino

Come ha scritto interistiorg, "possono ancora sperare che Berlusconi blocchi la nostra marcia per decreto"...

Autogrill

Lo faccio dai tempi delle elementari, non stupitevi che lo faccia ancora. Da quando portavo i vestiti che decideva mia madre, invece di raccattare i primi della pila come faccio ora, ho sempre concesso a me stesso il gusto di associare una canzone a ogni donna. Nella variegata scelta dell'universo femminile non mi era ancora capitato di trovarne una che si conciliasse con "Autogrill", classico di Guccini al cui ascolto mi sottopongo con una certa regolarità, pena una crisi di astinenza.

Potete ben capire quale supplizio sia trovare per strada gli esempi più banali. Se uscissi ora, nel primissimo pomeriggio, sono sicuro che scoverei almeno una decina di "She wants to move", qualche buon esempio di "My Sharona" e residui sparsi di "Come as you are". Certo, quando trovi "Se ti tagliassero a pezzetti" vuol dire che sei innamorato e lì sono cazzi...

Ho scoperto "Autogrill" con il Live Collection, seguendo l'intuito di un paio di amici che avevano vissuto la svolta cantautorale prima di me, accantonando la scena pop e cominciando a riempirsi la mente di domande fino ad allora latenti. Sono passati più di dieci anni, tanto mi ci è voluto per trovare un esempio di "Autogrill". Più la osservo e più mi convinco che questa creatura sia nata da quelle pagine.

Dal sito www.avvelenata.it:
"Ragazzi, ci terrei a precisare che l'autogrill della canzone non esiste. L'ho inventato io, giuro. No, lo dico perché so di gente che si è fatta tutta l'Italia avanti e indietro con la macchina, a cercare questo posto misterioso con la biondina che biondina non sembrava, le tendine rosa, ecc. ecc... l'ho inventato io. E la dimostrazione è che vi sfido ad entrare in un autogrill e chiedere un bicchiere di "birra chiara e seven up"... rischiate di beccarvi un cazzotto in un occhio... perché di solito nei bar degli autogrill sono nervosissimi... ma proprio di brutto, sono incazzati come delle pantere... tu entri e loro secchi 'lei cosa vuole?'... e tu guardando distrattamente la vetrina del bancone 'maaah... io veramente vorreiiii...' 'COSA VUOLE LEEEEI????' E a quel punto chiedi la prima cosa che ti passa per la testa... No, io una volta l'ho fatto, di chiedere birra e gazzosa... Ma mica per imitare la canzone, ma perché quando uno magari la sera prima ha bevuto quel tantino in più il giorno dopo non ha voglia di ricominciare a bere e allora prende mezzo boccale di gazzosa, o sprite, e mezzo di birra. I casini vengono alla cassa: "lei cosa ha preso, una birra?". "No, guardi, non è birra - per correttezza, non lo sai...- ma mezzo di birra e mezzo di sprite". "COME SI PERMETTE?" "No, come sarebbe come mi permetto... eran lì tutte e due..." "Sì, ma io cosa devo farle pagare?" Insomma, la volta dopo non lo fai più...".

Vaneggi antigovernativi

Come se respirare avesse un senso, quando sei attaccato a una macchina che ti permette di farlo. Come se restare orizzontali su un letto, nutrendosi con l'aiuto di terzi, provasse l'esistenza di chicchessia. Come se a un tratto, seguendo i dogmi di un paese nel quale la legge non è uguale per tutti, qualcuno decidesse che le sentenze non contano, che un decreto legge possa essere retroattivo perché in fondo progetto io cosa si fa nella mia nazione, oltre tutto e tutti. Come se la vita o la morte di una persona fosse motivo di ragionamenti quali "mi dicono che ha un bell'aspetto e anche il ciclo mestruale", ovviamente chi lo dice non ha mai visto il soggetto di persona ed è stato invitato a farlo per rendersi conto di quanto sia idiota.

Perché, da essere umano, devo sopportare sproloqui del genere? Perché deve sopportarli un padre, la cui pena è infinitamente maggiore rispetto a quanto possa provare io, che mai in vita mia ho incontrato Eluana Englaro? Perché, da non cattolico, devo credere che la vita non sia mia, ma di un agente esterno e metafisico, al quale devo rendere conto pur non seguendo le direttive del clero? E questa sarebbe la gente che dovrebbe farmi ricredere sulla verità secondo la Chiesa?

Mi viene in mente un editoriale di Eduardo Galeano sul conflitto israelo-palestinese, pubblicato molto tempo fa sul "Manifesto", in cui l'autore faceva a se stesso e al lettore una serie infinita di domande non riuscendo a capacitarsi delle risposte. Non delle sue, ma di quelle che la realtà forniva insindacabilmente. Allo stesso modo non mi capacito io di ciò che sta accadendo in questi giorni, allargando gli orizzonti direi anche in questi anni.

Se non fossi convinto dell'inutilità dell'idea proporrei una raccolta di firme per uno scambio alla pari con la Francia: ridiamo il papato ad Avignone e ci riprendiamo la Gioconda, vous etes d'accord? Voilà!

Gioco tutto al Casino Royale

"Bet again on the royale sound"

Erano mesi che non vedevo la facciata del Leoncavallo spuntare allo svoltare dell'arco. Sabato sera ho terminato il digiuno, cogliendo l'occasione per ascoltare dal vivo i Casino Royale. L'abitudine di giudicare direttamente dal vivo le band che mi sono perso in questi anni sta portando frutti insperati, vedi le precedenti esperienze con gli Afterhours o le Radici nel Cemento, che ironia della sorte avevo visto nello stesso luogo. Nonostante l'ora e mezza di ritardo dovuta all'ennesimo tentativo della sinistra italiana di rialzare la testa (alias comizio di Nichi Vendola nello spazio accanto all'atrio), mi sono goduto la serata in mezzo a un Leoncavallo da pienone. E' stata l'occasione per accompagnare una debuttante dei centri sociali a Milano in un ambiente nel quale mi sento a mio agio. Visto la fine che hanno fatto fare al Conchetta è meglio fare la scorta ora, si rischia di non avere più a disposizione serate simili. Mi dispiacerebbe molto...

"I'm free to come and go..."

Ceci n'est pas un pub


La strada che porta verso Repubblica è meno trafficata del solito, per essere mercoledì. Non è un giorno di metà settimana come tutti gli altri, perché il calendario impone un turno infrasettimanale e volendo complicarmi la vita ho unito il lavoro (pezzo su Catania-Inter) al diletto (una birra con Piantoman, poi arrotondata alla seconda). Il 4-4-2 è pieno, lo è anche il Carlsberg. Addirittura il pub che fa angolo ci rimbalza, pieno come un uovo e con una ragazza simpatica come Lo Monaco. Torniamo alla macchina sconsolati, decisi a rivederci chissà quando. Penso al primo tempo che non vedrò, al dispiacere di dover lasciare un amico per la sua strada e a me che torno in redazione a scrivere il pezzo. Scorgo un pub all'orizzonte, ultima ratio. A vuoto, perché non danno l'Inter, ma ci indicano dove potremmo vederla. D'accordo, era il penultimo tentativo, l'ultimo è pochi metri oltre il Carlsberg, il che significa tornare sui nostri passi e sperare in Dio, se esiste. Le indicazioni sono vaghe, tanto che dall'altra parte della carreggiata quello che ci sembra un pub si rivela un negozio di abbigliamento, constatazione che mi porta all'uscita che dà il titolo al post. Commento personale: "Dopo una battuta così bella non possiamo che trovare questo locale, ma soprattutto è impossibile che non ci sia posto".

Accade così. Entriamo al "Panino", ci sono un maxischermo e un tavolo libero che ci attendono e con 10' sul cronometro l'Inter ha già segnato. Attendiamo qualche minuto prima di ordinare, perché "l'adrenalina la mastichiamo tra i denti" (questa invece è di Piantoman). Al termine della partita siamo in testa con sei punti sulla prima inseguitrice, ho bevuto la mia birra e mangiato il mio "cane caldo". Prima di tornare in redazione a terminare la mia giornata (serata?) lavorativa facciamo ancora in tempo a salutare un vecchio amico dell'amico in un altro locale. Intanto, con l'alcool che scorre, le parole cominciano a fluire e ritrovo tutti i crismi della serata con una gradita compagnia: le chiacchiere, la birra, il calcio, le donne. Mi avvio felice a Cinisello, quando la notte ha appena aperto i battenti.

"Dos de la noche en Milano, Italia"

Tre uomini e una Fifa


Girato, montato e realizzato da me medesimo. Gli utenti di facebook non lo vedranno, perché le note non riportano i video non caricati da Youtube. Prendetevela con i webmaster del social network...

Comunicato ufficiale

In relazione alle illazioni sulle presunte "liaisons dangereuses" con degli esponenti di medesima fede calcistica, implicati nel caso Sandri, il giornalista Mattia Todisco smentisce in modo categorico di poter avere legami di parentela con tali individui, peraltro ideologicamente ben lontani dalle posizioni assunte dal sottoscritto. Si diffidano pertanto amici, parenti e conoscenti vari dal prendere per il culo in relazione a quello che è uno sfortunato caso di omonimia.

In Fede

Todo, Todd, Tia, Matti o come cacchio mi conoscete voi

Minà, Kakà e la Bandà...

"E avremo ancora storie...", come diceva Corrado Guzzanti con un'orribile parrucca argento in testa, capelli lunghi e sguardo affabile, mentre inscenava il suo Pippo Chennedy. In questi giorni, nel mio bel mondo fatto a sfera, ne stanno succedendo di tutti i colori e una bella presentazione fatta dal comico romano della suddetta melma mi avrebbe almeno fatto sorridere un po'. Invece mi ritrovo piuttosto torvo in volto a leggere un bell'articolo di Gianni Minà sul "Manifesto", che purtroppo arriverà ai soliti pochi eletti, nel quale uno dei giornalisti più capaci e al contempo emarginati della nazione si prende la briga di spiegare a Vespa come si svolge il lavoro per il quale viene pagato. Confesso: ho visto la puntata di "Porta a Porta" e soprattutto l'ho vista tutta. Stavo per cambiare canale quando ho scorto tra i presenti Oliviero Beha e ho deciso di rimanere sintonizzato su Raiuno. La delusione maggiore non è stata Moggi, dal quale non mi attendevo nulla di differente se non un bis di quanto mostrato dalla Ventura, ma proprio il collega, che ha giustamente sottolineato che eliminando l'ex dirigente bianconero non avremmo colpito che una parte del marciume, ma non ha poi affondato il colpo. Anzi. Cucci, Galeazzi e Caprarica hanno messo alle strette l'interlocutore più dell'autore di "Indagine sul calcio", che rispetto agli altri presenti aveva una preparazione certamente maggiore sull'argomento. Inutile aggiungere una virgola in più su Vespa, che addirittura a un certo punto ha iniziato un pensiero con "nella mia ignoranza" (se sei ignorante in materia non ci fai una trasmissione, visto che hai dimostrato di non conoscere gli atti). Mentre i media torinesi si lanciano in improbabili richieste, dato che il processo appena giunto al primo grado riguardava la Gea e non Calciopoli, per il quale il dibattimento inizierà il 20 gennaio, a Milano le due sponde del Naviglio vivono opposte peripezie. Ben più grandi quelle di stampo rossonero, perché Kakà stavolta potrebbe partire davvero (se con quei soldi dovessero prendere Benzema e un paio di buoni centrali, voglio vedere chi avrà ancora il coraggio di lamentarsi). In casa nerazzurra accadono vicende meno reclamizzate, ma molto più gravi. Il vice-presidente della "Banda Bagaj", probabilmente l'Inter Club più attivo al Meazza al di fuori della Curva Nord, è stato raggiunto dalla richiesta di un provvedimento di diffida. Antefatto: il signore in questione è stato tra i maggiori promotori della campagna contro l'aumento dei prezzi allo stadio e ha aspramente criticato lo squilibrio tra Inter e Milan sulla questione biglietti (vedi il famoso striscione "Per lo stesso seggiolino pago più di mio cugino"). La sua colpa è quella di essersi presentato a San Siro in un settore diverso da quello che compare sulla tessera, peccato che in quell'occasione stesse accompagnando un'allegra combriccola di 70 bambini e dati gli screzi con la società per le vicende di cui sopra la decisione pare un tantino pilotata. Ho avuto occasione di sentirlo personalmente al telefono alcune settimane fa, prima del provvedimento. Purtroppo il suo è un caso che non fa "notizia" e quindi difficilmente avrò occasione di scrivere dell'argomento in sedi diverse da questa. Se volete saperne di più, fatevi un'idea per conto vostro...

Speciale Faber: le pagelle (di quelli che ho visto)

CONDUTTORI 3: non poteva esserci conduzione più melensa e prevedibile, del tipo "strappalacrime". Penso sempre che Dori Ghezzi conoscesse suo marito molto meglio di me, che peraltro ho cominciato ad apprezzarlo davvero dopo la morte. Eppure ogni mossa che fa va in contrasto con taluni principi deandreiani. Mah...
GIANNA NANNINI (Via del Campo) 7.5: meravigliosa creatura, per dirla con le sue parole. Grande interpretazione.
FRANCO BATTIATO (Inverno) 8: aiutato dall'avere in mano la canzone più "da Battiato", se ce n'è una. Sarà che il pezzo è uno dei miei preferiti, ma sono rimasto incollato allo schermo. (P.s.: l'amore ancora ci passerà vicino, nella stagione del biancospino...)
ANTONELLA RUGGIERO (Ave Maria) 8: da brividi.
LORENZO (Il suonatore Jones) 1--: la peggiore interpretazione di una canzone di De Andre' che io abbia mai visto. L'aggravante è aver reso inascoltabile uno dei pezzi migliori.
FERNANDA PIVANO 6 di stima: tutti si invecchia, purtroppo. La giovane Fernanda, davanti a un'interpretazione del "Suonatore Jones" così oscena, avrebbe probabilmente lanciato anatemi.
BUBOLA&BENNATO (Quello che non ho) 6.5: bella accoppiata, un po' Aguilera e Skhuravy. Una delle poche canzoni che Bennato poteva pescare dal mazzo per non sfigurare.
PFM (Bocca di rosa) 6: tanto di cappello, per carità. La sensazione però è che la PFM funzioni quando canta i propri pezzi o arrangia quelli cantati da De Andre'. Se manca Fabrizio al microfono la differenza è troppo netta e si fatica a non farci caso.
NICOLA PIOVANI (Introduzione+Verranno a chiederti del nostro amore) 8: l'adattamento de "L'introduzione" di Storia di un impiegato è da brivido.
EUGENIO FINARDI (Verranno a chiederti del nostro amore) 6: senza infamia e senza lode.
PIERO PELU' (Il pescatore) 5.5: incontro tra due culture troppo diverse.
TIZIANO FERRO (Le passanti) 1-: AAAAAAAAHHHHHHHHH...
VINICIO CAPOSSELA (La città vecchia) 7.5: ok, il pezzo è giusto. Da buon bohemien non poteva che cantare "La città vecchia".
PAGANI&CRISTIANO DE ANDRE' (Creuza de ma) 6-: ottima idea quella di farli suonare al porto di Genova. Hanno la grande occasione ma non centrano in pieno il bersaglio. Pagani è un musicista, non un cantante, almeno per come la vedo io. Quanto a Cristiano attendo il prossimo album, "Scaramante" è un po' troppo vecchio.
IVANO FOSSATI (Smisurata preghiera) 7.5: è avvantaggiato, ha scritto le musiche dell'album "Anime Salve" e nei suoi concerti questa canzone non manca mai.
LUCIANA LITTIZZETTO 8: finchè si parla di "Bocca di rosa" son buoni tutti, ma se citi "Spiritual" vuol dire che sei una figa.
ANTONIO ALBANESE 10: premio "O felè fa 'l tò mesté". Giustamente non lo mettono a cantare ma a recitare un monologo. Maestoso.

Me ne sarò dimenticato qualcuno. D'altronde certe uscite non le programmo, mi vengono così...

Per fortuna è venerdì...


Tra poche ore riprenderà la stagione. Conferenze stampa, partite, commenti su una materia che tutti pensano di conoscere. Se questa palla fosse di cristallo ci guarderei volentieri dentro, così magari scopro che il mondo non va a rotoli come penso. Di solito, in statistica, si fanno proiezioni sul futuro basate sui dati in possesso in un dato momento. Se dovessi fare una previsione sulle sorti del mondo dovrei prospettarvi la terza guerra mondiale e per una volta potremo dire che non è cominciata in Europa. Bella soddisfazione, quando saremo sotterrati.

In realtà, anche se lo bombe suonano altrove, il progetto bellico è nato qui, in Occidente. Nei Palazzi dove cresce l'appoggio a Israele, il cui diritto a difendersi viene scambiato per un dovere di affossare il popolo palestinese. Badate bene, non ho detto Hamas (che si fottano, anche se come ricorda un mio collega sono i vincitori delle elezioni più democratiche che si siano mai svolto nel mondo arabo). Ho detto il popolo palestinese, che si sorbisce ogni genere di ignominia nei checkpoint e come ciliegina sulla torta si prende un attacco di terra che va a colpire gli inermi, invece dei colpevoli. Almeno gli Stati Uniti in Iraq ammazzavano i civili perché le bombe "intelligenti" erano improvvisamente diventate sottodotate e sbagliavano obiettivo. Questi invece ammazzano cento bambini e se ne sbattono, tanto l'opinione pubblica sarà sempre dalla loro parte. Non basta nemmeno un cardinale che parla di "enorme lager a Gaza" per smuovere le coscienze, tanto la destra guarda al clero solo quando conviene, il centro è nato ecclesiastico ma preferisce scordarlo a salti e i vecchi sinistrorsi non sono mai stati cattolici e lo diventano per raccattare due voti in più.

Se lo volete sapere: sì, sono incazzato. Come se non bastasse danno un anno e sei mesi a Moggi e questo ha ancora il coraggio di parlare...

Paradise now



E ogni altro commento è superfluo...