E non finisce mica il cielo


C'è un metodo infallibile per capire se un posto mi piace: camminare. Solo, tranquillo, a passo regolare, fermandomi quando lo credo opportuno e scattando diapositive da regalare ai futuri dèja vu. Così ho capito cosa vuol dire San Sebastian. La lunga passeggiata che costeggia il mare, partendo dalla base di partenza della funicolare per il Monte Igueldo e raggiungendo il porto, con i suoi profumi e gli schizzi d'acqua che si sollevano dagli scogli.

La pioggia unita al mare sa di novità. Le stesse gocce sono differenti da come le conosco, sottili come aghi, ma gentili. L'acqua scivola via, non si appoggia che sul terreno. Dopo due ore di cammino tra le intemperie mi sembra di essere totalmente asciutto. Solo al mattino mi accorgo che a San Sebastian, se Nettuno lo desidera, puoi tornare a casa più fradicio di un pulcino e pigolare di felicità. Il cielo sa come punirti anche qui, nel paradiso del mondo.

È singolare che un panorama così suggestivo sia sormontato dal Cristo che guarda sulla città. La sua figura imponente avvolge tutta la costa, compresa la zona vecchia, dove i muri sembrano disegnati con penna e calamaio. Taglio il quartiere alla ricerca di qualcosa che mi ricordi di essere stato qui, senza che se ne rammarichi il mio portafoglio. Passeggiare è talmente dolce che posso scandagliare pietra dopo pietra ogni singolo locale e trovare un angolo di tranquillità assieme a una cena.

Questa è San Sebastian. Questo sono io, con la digitale incastrata fra le rocce e gli autoscatti di fantasia, che riducono le ore verso il passaggio a Bilbao. Abbandono la mia donna nel vento. E non finisce mica il cielo.

Nessun commento: