They loved it in Italy


Di solito la sezione video è in basso a sinistra in questo blog. Però sono un giornalista, ho un senso per le gerarchie figlio della deformazione professionale, che mi impone di ribaltare le logiche soprattutto laddove posso farlo. Non posso, non riesco ad esimermi dal mostrarvi questo video mettendolo in cima al blog.
E' la classica scoperta per caso, la mia, girando per youtube alla ricerca di qualcosa di nuovo che riguardasse quel gioiellino tascabile chiamato Kaki King. Molti contributi li avevo già visti, questo mi mancava. Mi rivedo mentre assisto al delirio creativo di Kaki, davanti al MacBook, con la testa sospesa tra i pugni, una sorta di Kasparov di fronte alla propria scacchiera, in attesa di un'illuminazione. L'ultimo minuto è un delirio di suoni in uno stato di apparente tranquillità, mentre la mente elabora in silenzio, il viso è una sfinge, la regia passa dal dettaglio delle mani al campo largo del palco. Kaki ammalia anche l'universo circostante, emana caos dalle dita, avvolge il suo pubblico in un manto di delirio, si permette il lusso di stoppare una sensazione di panico musicale con un piede e ci lascia cadere nel suo sonno. Applausi.

Dubbi flash

Ho scoperto da "Corriere.it" che qualche tempo fa Woody Allen ha dichiarato di essere sempre andato dietro "alle donne sbagliate: cominciai da bambino, mia madre mi portò a vedere Biancaneve e io mi innamorai della regina-strega". Ora, uno che è stato con Diane Keaton, Mia Farrow e che secondo Scarlett Johansson è innamorato pazzo di Penelope Cruz, avrà proprio bisogno di tutti questi anni di analisi? Ma soprattutto, non avrò bisogno io del suo analista, piuttosto che lui, adesso che ho saputo che settimana scorsa c'era Naomi Watts a Milano e io me la sono persa?

Upload

Ogni tanto mi faccio paura da solo. Dopo due mesi passati senza aggiornare l'altro blog, quello in nerazzurro, ieri mi è venuto lo schiribizzo. Nel giro di tre/quattro ore, distribuite quà e là tra pomeriggio e sera, ho rimesso a posto non solo l'home page, ma anche la sezione dedicata alla rosa e la "chinoteca", che non toccavo da marzo 2006 (purtroppo in un anno e mezzo Recoba ha fatto un solo gol contro l'Empoli e alla fine ha pure cambiato casacca). Ho anche fatto un po' di repulisti dei link. Insomma, mi sono sentito impegnato in qualcosa di mio, per pochi intimi, ma a cui alla fine resto legato. Si tratta di uno spazio che ho abbandonato e poi ripreso in mano più volte, la cui aggiornabilità è legata a doppio filo al tempo e alla voglia a mia disposizione. Esattamente come il blog in cui scrivo ora, che ha ripreso ad avere un senso dopo un periodo di calma piatta. Per premiare questa grande volontà ieri sera sono andato a intervistare le ragazze della B2 a Legnano. L'operatore che mi ha seguito era alla sua prima volta in questo settore. Chissà perché mi ha chiesto se ci torniamo...

Sondaggio


Sono andato alla presentazione del nuovo presidente della Sparkling Milano: per chi ancora non lo sapesse è Lapo Elkann. L'agenda dell'appuntamento mattutino prevedeva un "breakfast" alle 10.30 e un "light lunch" all'una. Quindi non si presentava un granché bene, non perché caffè e brioches non fossero buoni o per la scarsa qualità dei formaggi, ma proprio per la pessima scelta di chiamare forzatamente tutto in inglese alla presentazione di un signore che si definisce orgogliosamente italiano. Su colazione e pranzo non si può eccepire nulla, proprio per questo si poteva scegliere di chiamarli con il proprio nome. Chiosa sulla foto: ma secondo voi uno che vuole essere moderno, che ha portato sul mercato un marchio che dovrebbe essere una novità (se qualcuno osa chiamarlo "brand" lo divoro), uno attento alle mode, che gira con un'addetta stampa e una curatrice di immagine personale, può presentarsi con degli occhiali che lo fanno sembrare Giacomo Agostini di quarant'anni fa?

Elenco (expansion)

Si fa presto a dire che ne ho lasciate fuori tante. Mi sono reso conto che sono troppe. E c'è anche un errore: lo Youri Djorkaeff di cui sotto è quello del 4 gennaio 1998 oppure quello del 6 gennaio 1997. Vabbè, ho fatto una sintesi... Via all'espansione:

- Lombardia Uno-Enotria 0-0;
- Corrado Guzzanti che fa il massone (come da video in basso a sinistra);
- Una sera in Croazia in cui ho capito qualcosa;
- Il doppio assolo di chitarra della versione acustica di "Hotel California";
- Il mio primo articolo sull'Inter apparso sul "Giorno";
- Una sera a casa del Vano, nove persone che dormono nello spazio di due letti;
- La mia tesi di laurea;
- Pensare che, se esiste davvero un Dio, Chiara e Antonio staranno pisciando assieme sui pomodori come facevano da piccoli;
- Una ragazza che mi chiede che lavoro faccio, io che le rispondo, lei che mi guarda come se ciò che faccio mi rende una persona migliore;
- I due pomeriggi in cui ho divorato "Balzac e la piccola sarta";
- I tre giorni del Condor;
- La prima volta che sono entrato a San Siro dalla tribuna stampa;
- Holly e Benjiii, due speranzeeee;
- Vedere le partite dell'Inter nell'ultimo anno e mezzo e avvertire una certa condizione di superiorità;
- La prima pagina dell'"Independent" di un anno e mezzo fa, Bellachioma a testa bassa sotto la scritta "The end of the Godfather";
- Sulla stessa falsariga, le bandierine di Fede, che dall'altra parte mi fanno anche tristezza;
- Una "petardata" con gli amici, anche se alla ventesima volta hanno rotto le palle;
- Bison che dice a Ficara "Lei torni a giocare con la playstation!";
- L'ultimo punto del post precedente;

Spero sempre che mi vengano in mente altre cose.

Elenco

Ho il morale bassino, sarà il freddo unito alla personale metereopatia. Mi farebbe bene pensare a cosa può tirarmi su il morale. In ordine sparso, a seconda di ciò che mi viene in mente:
- Siena-Inter 1-2 e la festa fino al mattino;
- La prima volta che capii di amare i Pink Floyd, ascoltando "Another Brick in the wall Part II";
- Il vino in una tavola con tanti amici. Se non ci sono coppie di mezzo sto meglio, ma dipende da me, non dalle coppie;
- Massimo Troisi, soprattutto la prima scena di "Ricomincio da tre";
- Steve Nash e Manu Ginobili;
- Correre;
- Io davanti al mare che ascolto il rumore delle onde;
- Una bella ragazza;
- Caffé e Gazzetta al tavolo di un bar di primo mattino;
- Il Sud;
- I compleanni degli altri;
- Il primo giorno di primavera del 2007;
- Un campionato a PES vinto all'ultima giornata superando il Milan in extremis (è successo, erano le tre e mezza di notte di qualche tempo fa);
- Un passante in cross all'incrocio delle righe;
- I 100 metri d'oro di Donovan Bailey;
- Io chitarrista;
- Io giornalista, ma con un contratto da poterci campare;
- Lo zapatismo al governo del mondo;
- Una mattina d'estate a fare gli idioti contro i cavalloni;
- Youri Djorkaeff, 6 gennaio 1998;
- Quella notte passata a Rho a fare le quattro su un progetto politico;
- Una partita di tanto tempo fa in cui uscii dal campetto convinto di essere stato il migliore;
- Le riunioni di tanto tempo fa a casa di Alba, con Fabio, Luca ecc ecc;
- Il primo anno di Ronaldo, ma non devo pensare a cosa viene dopo;
- Un gol che ho fatto fare io a Cruz giocando al Pc, che se lo vedesse "El Jardinero" mi ringrazierebbe;
- Le partite da piccolo a piedi scalzi, nello scantinato dei miei cugini;
- L'Andalusia;
- Febbre a 90°;
- Tommy Smith e John Carlos con il braccio alzato e un guanto nero al vento;
- Pensare che in fondo ci sarebbero ancora tante cose da scrivere prima di chiudere questa lista;

E altre piccole linee, a cui aggiungere qualcosa, che mi fanno stare meglio. E infatti mi sento già più sereno. Basta poco, no?

Non volevo dirlo, ma me lo fanno fare per lavoro

Oggi mi hanno "commissionato" un pezzo per il tg riguardante le ultime esternazioni di Kakà. Di conseguenza, anch'io ho dovuto dire la mia in un servizio. Ve lo lancio a mò di conduttore:

"E passiamo al calcio con le parole del fantasista brasiliano del Milan Kakà sui fatti accaduti domenica scorsa. Il servizio di Mattia Todisco"

"Il calcio italiano sta perdendo credibilità. Gli scandali, l'agente morto, ora il tifoso ucciso. Bisogna intervenire subito, questo sport rischia di morire. Basta, o i campioni se ne andranno uno dopo l'altro". L’allarme è lanciato e a parlare non è un giocatore qualsiasi, ma Kakà, prossimo Pallone d’Oro, un fuoriclasse prestato al nostro calcio, con allettanti offerte provenienti dalla Spagna. Avanti così, le sirene madridiste potrebbero farsi sempre più insistenti, per il brasiliano così come per qualsiasi altro giocatore con un buon mercato all’estero. E se fastidioso può essere il perdere giocatori per mancanza di scelte coraggiose a livello dirigenziale (vedi il caso Giuseppe Rossi), ancora di più lo sarebbe veder partire certi elementi del campionato italiano per questioni di ordine pubblico e quindi estranee alla logica pallonara. Si può discutere su quanto l’episodio avvenuto domenica scorsa ad Arezzo c’entri o meno con il calcio. Sicuramente, con il calcio italiano, c’entrano purtroppo le reazioni palesatesi all’Atleti Azzurri di Bergamo, oppure a Taranto, o ancora a Roma. Una logica che non ha logica, distruggere tutto per ricordare un tifoso che non aveva fama di essere un violento. Fatti che, come dice Kakà, allontanano dal nostro calcio chi invece dall’Italia è affascinato, per la grande tradizione calcistica di questo paese, per i campioni che sono passati da queste parti e continuano a passare, per il calore dei tifosi. Non tutti. Non quelli che Ruggeri, presidente dell’Atalanta, ha dichiarato di voler denunciare per i disordini di domenica pomeriggio. Non quelli arrestati a Milano, divisi dalla fede calcistica ma uniti dai fermi ordinati dalla Digos. Meglio, molto meglio coloro i quali a Torino hanno abbandonato la maratona per esprimere il proprio dissenso verso il mancato stop al campionato. Oppure chi a Parma ha voluto lasciare impresso su uno striscione la propria rabbia, senza compromettere lo svolgimento dell’incontro ma facendosi sentire in maniera civile. Solo così, dimostrando di avere una cultura, potremo pensare di accogliere i nuovi Kakà o Ibrahimovic. In caso contrario, è possibile che non arrivino nemmeno i Bogarde o i Vampeta."

Evviva il collega

Per una precisa scelta personale non aggiungo altre parole alle tante urlate in questi due giorni, molte a casaccio. Se vorrete sapere la mia opinione, vi basterà cercare da qualche parte la registrazione della puntata odierna di "Uno Mattina", dove Oliviero Beha ha arringato i presenti con un discorso da calciofilo navigato, ma soprattutto da giornalista serio. Sottolineo soprattutto il passaggio nel quale il collega chiede che ci sia un esame giornalistico per l'ammissione alla professione, da superare una tantum nel corso della propria carriera, come se si andasse a fare un controllo per le diottrie al fine di rinnovare la patente. Il tutto per evitare che si dicano scempiaggini come quelle proferite ieri da alcuni eminenti iscritti all'Albo, che non per niente hanno condiviso il proprio nome con quello di gente come "Betulla". Dico "hanno" perché adesso Betulla non è più nell'albo, anche se continua a esercitare. Quasi quasi mi rammarico del fatto che in quell'elenco ci sarò anch'io, un giorno.

Biagi, Bortoluzzi, Liedholm...

Un po' come Sarti, Burnich, Facchetti, senza un prosieguo per chi non crede nella reincarnazione. In poche ore sono spariti tre muri portanti, ognuno del proprio tempio, portati via dalla vecchiaia. Mi accorgo sempre più di quanto in Italia non ci sia un ricambio generazionale e purtroppo non si parla solo di giornalismo o di calcio. Certo occupandomi in larga parte di questi due ambiti posso dire che un Biagi, al momento, non c'è e un Liedholm ancora di meno. Bortoluzzi è stato da tempo sostituito nel suo storico ruolo (e alla grande) da Alfredo Provenzali, che un giovinetto non è. Ma dopo? O meglio ora? Chi è il nuovo "Barone"? Chi può, dall'alto del suo carisma, spuntare dal nulla e offuscare un Nereo Rocco? Oppure sfidare un Berlusconi vincendo ai punti, visto che Biagi è riuscito a tornare in tv e Bellachioma non è più il premier (per scaramanzia cercherò di non "scriverlo" troppo forte). Mi viene da sorridere pensando che si è riunito il Gre-No-Li, perché assieme al trio degli svedesi si è riunito un terzetto di italiani: il Bor-Cio-Ame, Bortoluzzi-Ciotti-Ameri. Tre Ciceroni del più grande mezzo di comunicazione della prima metà del Novecento, che hanno reso grande la radio nella seconda metà dello scorso secolo, quando già raccontavano più le tv agli occhi che le radio alle orecchie. Da oggi mi sento un po' meno ciarliero.