Il ven-ticin-que aprileeeeeeeeee-non è-una ri-correnzaaaaaaaaaaaaaaaa...

(... il 25 aprileeeeeeeee non è una ricorrenzaaaaaaaaaaa, il 25 aprileeeeeee non è una ricorrenza, ora e sempre resistenza contro Ber-lus-con!).

Scusate, ogni tanto mi viene in mente la hit parade dei cori da manifestazione. Bei tempi quando ancora avevo sabati e domeniche libere per andarci. Fortunatamente il 25 aprile è festa anche se cade di venerdì, come quest'anno, per cui il corteo è pieno di tutti quelli che ci sono sempre e anche di chi va a sfilare da Palestro a Duomo una volta ogni 365 giorni. Mi fa piacere andarci, sperando che non succedano cataclismi inattesi, perché ci sono almeno due o tre gruppetti di persone che incontrerò per strada, ai quali rivolgerò un affettuoso saluto.

Quest'anno la Moratti ci fa la grazia di non presentarsi. Tanto per essere controcorrente, preciso che sono favorevole alla sua assenza. O ci lamentiamo per l'incoerenza del sindaco, data dalla presenza in corteo e dalla contemporanea alleanza del suo schieramento con Forza Nuova e compagnia cantante (che alle ultime elezioni si è sgretolata, ma Selva è pur sempre nel Pdl), oppure facciamo un macello perché il 25 aprile è la festa di tutti e quindi il sindaco ci deve essere. Che il primo cittadino ci sia sempre stato è falso, Albertini faceva di peggio rispetto alla Moratti, andando direttamente a Salò a presenziare all'altra festa. Quella di chi, come Selva, si sente libero senza dover ringraziare nessuno. Alla terza volta in cui nomino Selva, cioè questa, mi viene da pensare che qualcuno non meritava la Liberazione. Cioè Selva (e so' quattro)...

Comunque, primo in classifica per distacco tra i cori da manifestazione: "toccateci le tette, toccateci il biscotto, non si tocca l'articolo 18".

Giusto per mettere i puntini sulle i...

Ricomincio da 3 (percento)

La battuta è rubata dal "Manifesto" di oggi, una specie di necrologio ristretto in qualche pagina, che annuncia la morte della sinistra italiana e probabilmente del paese tutto.

Stamattina sono entrato in redazione con la faccia più nera del mio repertorio. Ho aperto la porta cercando uno sguardo amico, ma delle tre possibili spalle su cui piangere (le uniche che hanno espresso un voto simile al mio) non ne era ancora giunta nessuna. La giornata è scivolata via nel silenzio, immerso tra il lavoro e le pause passate a leggere i giornali odierni. Più Manifesto che Unità, che l'attuale direzione è un'offesa al vecchio quotidiano del Partito Comunista. L'editoriale di Polo (titolo emblematico, "La Sconfitta") è un de profundis più che condivisibile. In questo momento ho bisogno di ascoltare e/o leggere pensieri che condivido. Qualcosa tipo ragionare con Gio sul voto in Campania, passare di fianco a Bison bestemmiando all'unisono, trovare nello sguardo di Stefi il mio stesso sconforto, mandare a Toni un messaggio per fargli capire che le nostre sensazioni collidono.

Ho sentito talmente tanti commenti in queste ore che non so come argomentarli in maniera ordinata. Non so, ragazzi. Io ho studiato Scienze della Comunicazione, ho sfogliato pagine di clamorosa inutilità e infatti quello che so di comunicazione politica l'ho appreso sul campo, non in Ateneo. E' assurdo che risulti vincente una campagna elettorale basata sull'imbracciare i fucili, sull'esaltazione di Vittorio Mangano, ecc. ecc. Da questo punto di vista Veltroni ha scelto la via meno aggressiva e più condivisibile, ma dall'altra parte ha affiancato il suo avversario nella ricerca dei proclami.

Risultato: invece di massacrare Berlusconi, che è rimasto ai livelli del passato usufruendo dell'avanzata leghista, ha tolto di mezzo la parte più a sinistra. E' emblematico che l'unico e solo riferimento alla dèbacle dell'Arcobaleno sia arrivato da Fini e non dal Pd. Per cinque anni, se ci va bene, non avremo opposizione.

Risultati

Sarebbe intellettualmente più onesto espatriare realmente, piuttosto che annunciare di farlo. Non potendo (o volendo) lasciare l'Italia nel futuro più prossimo, preferisco evitare proclami di questo genere. Ormai è saltato anche il Veltrusconi, visto il distacco. Non è proprio il paese consegnato alla Lega che era stato paventato nel primo pomeriggio, per i medesimi motivi, ma è indubbio che la campagna del "daje al negro" ha funzionato.

Tra ciò che non ci sarà, si annovera a sorpresa il gruppo di possibili deputati della Sinistra Arcobaleno. In questa dèbacle c'è una certa responsabilità di chi non ha avuto coraggio (il candidato Bertinotti, che manda messaggi di solidarietà a Ferrara, si è rivelato un flop). C'è anche tanta colpa da parte di chi, con il partito unico veltroniano, voleva un governo in cui non dover dare conto a nessuno e ha spinto volontariamente o meno l'elettorato al voto utile, distruggendo la parte più a sinistra del mondo politico italiano.

Ci meritiamo il Nano. C'è poco altro da dire...

Non è un paese per chi ha tutta la vita davanti

Ho visto due film negli ultimi tre giorni, a voi il compito di indovinare quali (capirai lo sforzo).

Martedì sera: Coen in forma smagliante, Bardem farebbe paura anche a Jack lo squartatore. Unico problema: mi sono perso alcuni passaggi, soprattutto il significato del racconto conclusivo di Tommy Lee Jones.

Ieri sera: Virzì stabile. Il film è carino, tratta un argomento che sarebbe il caso di rimarcare, soprattutto in tempi di elezioni. Però manca qualcosa, forse un pizzico di originalità. L'asso nella manica è Isabella Ragonese...

Mi ha fatto morire dalle risate il caposervizio alla cultura dal lessico scurrile. Ne ho conosciuto uno solo, di caposervizio alla cultura, quando ero in redazione al "Giorno". Era tutto l'opposto e mi faceva schiattare dalle risate lo stesso. Potere della conoscenza...

Sogno numero due

Sono proprio due di numero, i sogni di questi giorni.

a) Scrivere, per una qualsiasi testata, in qualità di collaboratore che si occupa dell'Inter: realizzato.

b) Andare a Manchester, all'Old Trafford, in uno degli stadi più leggendari del pianeta: non realizzato.

Felice a metà... No, vabbé. Sono felice e basta, fanculo Manchester. Ci andrò per i fatti miei.

Voglio concentrarmi sul primo punto...

Giovanni Falafranca

La legalità talvolta mi lascia perplesso. Quella che regola l'ambito giornalistico fa storia a sé, basta vedere la capacità con il quale l'Ordine riesce a non farsi rispettare. Comunque, non andiamo oltre. Nei prossimi giorni ne sapremo di più.

Sì, lo so. Non ho detto un cazzo. Ma nelle prossime ore ne saprete di più. Sempre che a me accada la stessa cosa...