1989-'90

Penso che per Anne Parillaud svegliarsi ogni mattina potendo dire "Io sono Nikita" sia abbastanza gratificante. Magari sei un po' giù di corda, il marito ti trascura. E tu pensi: "Io sono Nikita". Lo potrai pensare per tutta la vita, cara Anne. Intanto ho colmato una lacuna e allo stesso tempo ho scoperto chi era la ragazzina di "Che ora è?". Era Anne e io non lo sapevo...

Disavventura numero enne

Sottotitolo: la presentazione di Dario Marcolin a Monza.

Camerina, radiomicrofono e portatile. Ho tutto. Posso andare. Mi presento alla Villa Reale alle sei e mezza, con un quarto d'ora d'anticipo sull'evento da seguire. Devo fare delle interviste video e in più spedire un pezzo al giornale. Come pensavo, non c'è connessione, nè wireless nè a cavo. Niente di niente. Devo mandare il pezzo via bluetooth con il cellulare. Puntualmente, muore il cellulare.

PRIMI SANTI
Ma porca. Nella sfiga, mi viene incontro un barlume di fortuna: la conferenza stampa ha un'ora di ritardo. Esco di corsa, con due borse appresso, sembro un emigrante di inizio secolo in partenza per le Americhe. Sgommo via dalla Villa Reale. Mi fermo circa tre-quattrocento volte sul bordo della strada per cercare una wireless aperta, di solito a Milano nei centri abitati ce n'è quante ne vuoi. A Monza sono tutte protette. Giro, minuto più minuto meno, dalle 19 alle 19.40 in cerca di un ago in un pagliaio. Nomino una tale sequela di santi, ovviamente affiancati da gioiosi epiteti, che svariate città del Veneto, oltre ai comuni di Bergamo e Brescia, mi offrono la cittadinanza onoraria. Alla fine trovo qualcosa in una piccola via. Evvai, ce l'ho fatta. Nemmeno per sogno, la wireless è aperta ma quando apro la pagina Fastweb mi chiede la password, segno che questo tizio a cui sto fregando la connessione potrebbe non aver pagato la bolletta. Altra sequela.

EPILOGO
Come detto, il viaggio si conclude attorno alle otto meno venti. Trovo una connessione aperta e funzionante accanto a un semaforo. Quattro frecce, mi avvicino più che posso al muro che costeggia la strada, di modo che non mi strombazzino da dietro. Mando una mail al caporedattore spiegando la disavventura e inviando in allegato un pezzo sulla presentazione, ma senza dichiarazioni. "Se le vuoi c'è un'altra ora da attendere perché hanno ritardato l'evento". Per mia fortuna il pezzo va benissimo così. Chiudo il portatile e vado via. In quei dieci minuti di sosta, chi mi è passato a fianco ha potuto ammirarmi nel pieno del mio lavoro... all'interno di una macchina e sul ciglio della strada. Riaccendo il motore e torno alla Villa Reale. La presentazione è appena iniziata. Anche stavolta mi sono salvato. Come dice un saggio collega, "alla fine il giornale va in stampa".

Non si entra per caso nella Hall of fame

IL CASO
Becker e i gemiti della Sharapova
"Proibiamoli, ricordano il sesso"
di GIANNI CLERICI
ROMA - Boris Becker non riesce, da adulto, ad essere all'altezza dell'ammirevole 17enne capace di vincere il suo primo Wimbledon (1985) affascinandoci non solo per potenza ma per tocco, e a farlo seguire da altre due vittorie ('86 e '89). Si è dunque reso alfine conto che le donne gemono e rantolano, in campo, da cui il ben noto neologismo "grantolo", ormai assunto anche da un dizionario. Non solo infatti le tenniste gemono (la Sharapova, la Williams), ma quelle loro emissioni vocali potrebbero - sempre secondo il nostro genio - suggerire analoghe sonorità riservate, per solito, ad intimità sessuali. Viene subito il sospetto che il povero Becker, fulmineo in un rapporto con una ancella tra un water e un bidet, che condusse un incolpevole fantolino al battesimo, non sia ancora riuscito a liberarsi da quel trauma.
Per essere meno vaghi, vale ricordare che i primi grantoli furono emessi da Monica Seles, nell'anno 1990. La Women Tennis Association, e l'ancor più conservatrice Federazione Internazionale, rivolsero un vigoroso suggerimento alla tennista, in seguito alle proteste di avversarie vivamente disturbate. Ne nacque una polemica, i gemiti vennero accuratamente inventariati, il livello dei decibel paragonato ad un acuto della Callas, ma non saltò in mente a nessuno che simile impiego delle corde vocali potesse ritenere gli acuti "malsani, capaci di rovinare le corde vocali", come ci fa sapere il Becker, di certo possessore di un diploma di laringoiatra.
Nacque dunque un confronto tra il partito pro-gemiti, liberale, e quello proibizionista. E , alla fine, i gemiti prevalsero, anche in seguito ad uno studio di laboratorio. Venimmo a sapere che, come accade nelle arti marziali alla pronuncia del Mantra detto KA, l'emissione è in grado di accrescere la forza del colpo di un 5-10%. E il grantolo divenne legale. Ora abbiamo un ex-campione costretto agli alimenti dalla prima moglie e dalla fulminea cameriera aiutata dal dna, colpito in seguito dalle tasse, e desideroso di pubblicità. E l'autore di queste righe è tanto ingenuo da stare al gioco, e diffondere la notizia pubblicata da un settimanale noto per approfondimenti filosofici quale G. C. Gentlemen's Quarterly.
Ce lo meritiamo, Becker.

COMMENTO DEL SOTTOSCRITTO: voglio quest'uomo alla presidenza del mondo!

Nettuno

Due giorni, dieci ore in diretta. Un fiume di immagini e racconti di piccole speranze azzurre. Ho sostenuto una delle prove più difficili della mia carriera e poteva andare peggio, anche se l'inesperienza mi ha fregato in alcune circostanze. Un solo evento ha turbato la mia giornata: subito dopo la fine delle premiazioni, l'annunciato acquazzone che temevano gli organizzatori si è abbattuto su Cinisello. Alcuni ragazzi ne hanno approfittato per completare un giro di campo, travolti dalla grandine. Avrei voluto unirmi a loro, oppure mettermi a testa in su ad attendere il peggior temporale dall'avvento dell'arca. Ma non mi è stato possibile. Con camicia, giacca e l'attrezzatura che ho aiutato a trasportare in macchina, non mi potevo sottoporre alle scorribande di Nettuno e se anche la mia presenza fosse stata quella del semplice spettatore sarebbe cambiato poco. Avrei dovuto dare troppe spiegazioni a casa sul perché di un atto così folle. Semplicemente non voglio spiegare cosa sento dentro di me. Non è questione di mia madre o mio padre. Non voglio rispondere a questa domanda. Punto. Voglio essere da solo con la mia follia passeggera. Lasciate scegliere a me cosa è lecito per una mente nella media. Sono talmente poco interessato alla risposta che potrei coprirmi le orecchie con le mani e urlare "LA LA LA"!

(Walking)... in the rain

Ho passato due giorni in montagna, come a voler dimostrare che anch'io vado in vacanza ogni tanto. Non vedevo Rialmosso da tanti anni, l'ultima volta che ci ho messo piede avevo altre amicizie, svanite nel tempo. Ne è rimasto uno solo, di amico, fondamentale per tornare in questo sperduto paesino montanaro, visto che è anche il padrone di casa. C'è un posticino, spettacolo nello spettacolo, nella quale mi accampo assieme ai miei pensieri. E' un passaggio d'acqua tra le rocce a cui vado a raccontare in silenzio i miei anni, ogni qual volta metto piede nei paraggi. Stavolta ho sussurato da lontano ciò che avevo da riportare, perché non ricordavo esattamente come si arrivasse al sentiero. Ho preferito proseguire sulla stradina in salita che porta al ponte e proseguendo per diversi chilometri al paese più vicino, ma ho deciso di fermarmi a meno di metà percorso. Già sul ponte sono rimasto immobilizzato, a guardare l'acqua scorrere, tra le rocce e sulla mia testa. Pioveva. E me ne sono fregato. Ho lasciato che mi si bagnassero la giacca, i capelli. Hai visto mai che l'acqua porta via anche i pensieri, trascinandoli nella sua bottiglia fino a valle. Scoprirebbero tante cose, quelli che sono lì ad attenderla. Saranno passate due macchine durante la mia fermata provvisoria. Se a Milano mi fermo in un punto qualsiasi della città, per vedere due oggetti in transito mi basta schioccare le dita.

Pennac ci ha scritto un libro, io ci faccio due righe...

Oggi devo ringraziare due persone:
-Una perché ieri mi ha fatto ridere.


-L'altra perché è un amico.

Racconti 2

Avevo tolto la sezione per mancanza permanente di ispirazione. Sono passato attraverso la montagna e ho deciso di riportare in vita una parte del blog.

Racconto numero 2, in basso a sinistra, sotto Travaglio...