Non volevo dirlo, ma me lo fanno fare per lavoro

Oggi mi hanno "commissionato" un pezzo per il tg riguardante le ultime esternazioni di Kakà. Di conseguenza, anch'io ho dovuto dire la mia in un servizio. Ve lo lancio a mò di conduttore:

"E passiamo al calcio con le parole del fantasista brasiliano del Milan Kakà sui fatti accaduti domenica scorsa. Il servizio di Mattia Todisco"

"Il calcio italiano sta perdendo credibilità. Gli scandali, l'agente morto, ora il tifoso ucciso. Bisogna intervenire subito, questo sport rischia di morire. Basta, o i campioni se ne andranno uno dopo l'altro". L’allarme è lanciato e a parlare non è un giocatore qualsiasi, ma Kakà, prossimo Pallone d’Oro, un fuoriclasse prestato al nostro calcio, con allettanti offerte provenienti dalla Spagna. Avanti così, le sirene madridiste potrebbero farsi sempre più insistenti, per il brasiliano così come per qualsiasi altro giocatore con un buon mercato all’estero. E se fastidioso può essere il perdere giocatori per mancanza di scelte coraggiose a livello dirigenziale (vedi il caso Giuseppe Rossi), ancora di più lo sarebbe veder partire certi elementi del campionato italiano per questioni di ordine pubblico e quindi estranee alla logica pallonara. Si può discutere su quanto l’episodio avvenuto domenica scorsa ad Arezzo c’entri o meno con il calcio. Sicuramente, con il calcio italiano, c’entrano purtroppo le reazioni palesatesi all’Atleti Azzurri di Bergamo, oppure a Taranto, o ancora a Roma. Una logica che non ha logica, distruggere tutto per ricordare un tifoso che non aveva fama di essere un violento. Fatti che, come dice Kakà, allontanano dal nostro calcio chi invece dall’Italia è affascinato, per la grande tradizione calcistica di questo paese, per i campioni che sono passati da queste parti e continuano a passare, per il calore dei tifosi. Non tutti. Non quelli che Ruggeri, presidente dell’Atalanta, ha dichiarato di voler denunciare per i disordini di domenica pomeriggio. Non quelli arrestati a Milano, divisi dalla fede calcistica ma uniti dai fermi ordinati dalla Digos. Meglio, molto meglio coloro i quali a Torino hanno abbandonato la maratona per esprimere il proprio dissenso verso il mancato stop al campionato. Oppure chi a Parma ha voluto lasciare impresso su uno striscione la propria rabbia, senza compromettere lo svolgimento dell’incontro ma facendosi sentire in maniera civile. Solo così, dimostrando di avere una cultura, potremo pensare di accogliere i nuovi Kakà o Ibrahimovic. In caso contrario, è possibile che non arrivino nemmeno i Bogarde o i Vampeta."

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ti sei dimenticato di citare blanchard

Mattia Todisco ha detto...

lo so, ma in quel caso avrei dovuto citare anche un fuoriclasse della juventus e non me ne venivano in mente...

Anonimo ha detto...

forza juve!!!

Anonimo ha detto...

comunque sandri era un fascista e violento.. mi dispiace ma del bell'articolo che condivido hai toppato sulla bontà del ragazzo.. (in Italia quando uno muore diventa sempre un bravo ragazzo...)

tony

Mattia Todisco ha detto...

Preciso che la scoperta dei sassi in tasca è stata fatta DOPO il mio post. Probabilmente adesso non lo scriverei più...

Todd