Mosaico

Eppure non pensavo sarebbe stato così. Quando anni fa, in un tempo indefinito e lontano, decisi che non mi bastava quel che avevo, pensai che era il caso di guardarmi intorno e cercare ovunque la risposta a quel che sentivo mancare. Il problema vero, allora come oggi, era che a non esserci era l'oggetto stesso del quesito. Guardandomi allo specchio non mi sono chiesto dove volevo andare a parare, sono uscito e basta. Ho fatto giravolte, capriole, ho passato ogni attimo a pensare come avrei potuto occupare il prossimo e non ho trovato quel che più mi sarebbe dovuto stare a cuore: la stabilità. Chiunque, nell'elite dei felici, ne ha una parte con se alla quale potersi appoggiare.

Non di solo girovagare vive l'uomo, anche se è sempre meglio un dio vagabondo di un profeta casalingo, ed è forse per questo che sento un senso di incompiuto attorno a me. Ho bisogno di guardare la foto di Garrincha, immaginandone il volo senza riflettere troppo sulla caduta. Voglio libertà, di pensiero e movimento, libertà dalla pigrizia che mi attanaglia quando devo puntare le ore che passano, come "Mano" guardava all'avversario di turno e lo schivava mandando avanti la gamba più corta e poi la più lunga.

Al termine della notte, quando tutti i ragionamenti giungono al pettine o allo spazzolino da denti, l'acqua che scorre e porta via i residui dal fondo del lavabo ha ancora un colore chiaro e trasparente, anche se lievemente intriso di sporcizia. Questo significa che la base c'è e si è formata su fondamenta variegate e solide: gli amici, le mie passioni, gli sporadici sorrisi che ne generano altri in sequenza. Manca solo quel tassello in grado di completare il mosaico.Prima di volare, come la Garrincha, senza la fine che si deve alle leggende a cui hanno tarpato le ali.

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