La mia generazione ha perso - Personale riflessione su Craxi e dintorni

Sta accadendo in Italia quello che nemmeno lontanamente hanno pensato di fare in Germania: la santificazione di un capo di Stato con un passato controverso. Helmut Kohl, che pure gonfiò le tasche della Cdu e non le proprie, con rilievi infinitamente minori sul futuro del proprio paese, è stato confinato nell'oblio pagando, lui sì, con una certa durezza gli errori commessi e scusandosi in lacrime davanti agli elettori tutti. Ha potuto farlo perché ha scelto di affrontare la piazza, a Berlino e non ad Hammamet. Non si capisce allora come abbia potuto “pagare con durezza”, quindi in egual misura, colui che al contrario si è sottratto al lavoro giudiziario, scappando al cospetto del carcere.

Avremmo però potuto soprassedere su quanto accaduto e non calpestare una tomba, se solo non si fosse cercato, come avviene tuttora, di rivisitare l'azione politica con l'aiuto dei classici tarallucci e vino. Peggio ancora, il Presidente della Repubblica e il Parlamento hanno voluto ricordare la figura di Craxi ribaltando la prospettiva. La beffa oltre al danno, per chi vent'anni dopo la fine del governo socialista (titolo aberrante per chi di sociale aveva ben poco, avendo spartito la torta in una ristretta élite di malfattori) paga le conseguenze della struttura imposta in quella stagione e perpetrata da alcuni successori. Uno fra tutti, l'attuale premier, che usufruì a piene mani di alcuni provvedimenti 'pro domo sua', come la celebre legge Mammì.

Avremmo ancora tralasciato di guardarci indietro, se non si cercasse di propinarci una via con il suo nome inciso. Come spiegare, infatti, tra una Piazza Gramsci e un Corso Matteotti, per quali meriti si debba percorrere una strada con tale titolo? Mi troverò, futuro padre, a raccontare di come la corruzione diventò un must, un'opzione consolidata nell'Italia anni '80, mentre al mio fianco la prole altrui verrà a conoscenza del perdono postumo al quale stiamo assistendo. Anch'io, allora, racconterò quella storia con una vergogna profonda, per non essere riuscito in quanto rappresentante della mia generazione ad evitare questo scempio.

Nel 2010, da ben tre lustri, a menare le danze c'è la sintesi più riuscita tra il Bettino nazionale e Licio Gelli, ovvero un corruttore-corrotto e colui che teorizzò la devastazione della magistratura per nascondere le sue pecche. Berlusconi non è solo 'utilizzatore finale' delle leggi craxiane, ne é anche un'evoluzione più spinta. Una figura, non dubito, che avrà i suoi riconoscimenti nella toponomastica del 2030.

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