Quanto tempo è passato. Mi ricordo ancora tutto, di quella serata. Dal primo all'ultimo momento. La città tagliata in due dall'autobus per arrivare allo stadio, gli agenti che mi bloccano all'entrata ("acreditaciòn!"), Cuper a qualche metro da me. Il passaggio dal bar lì vicino per mangiare un boccone e due righe buttate giù di corsa alla spera in Dio. Sperare per cosa, poi. Se vado indietro nel tempo mi sento come se fossi ancora alla ricerca di quel block notes che ho lasciato al bancone, con un paio di chilometri già percorsi e quella voglia di fare marcia indietro, camminando ancora e ancora. Senza tregua, senza stanchezza, come se le vesciche ai piedi non facessero male, come se ci fossero pochi metri tra me e quella pila di fogli sciupati.
Uscito dal bar dimenticai il block notes, ma ricordai anche di averne già lasciato uno per strada due anni prima, per motivi indipendenti dalla mia volontà. Tornai per riprendere ciò che era mio, a livello emotivo prima che materiale. Pagine di racconti sparsi, intere ore narrate in scampoli d'inchiostro con verace facilità. Tanti di quegli impulsi da sottolineare che ci sarebbe voluto un secolo di incontrollata follia creativa, locutoria o scribana, per raggiungere una parvenza di completezza.
Ho deciso. Giugno 2008 come fosse '73. E poi si vedrà.
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