
Credo di aver trovato la chiave di volta. Mi serve uno stimolo. Qualcosa in grado di farmi pensare che c'è una ragione per arrivare ai trent'anni, poi ai quaranta, cinquanta. Un progetto, nel quale credo. Un libro che non si ferma alla seconda pagina, ad esempio. Un amore da coltivare. In due. Un bel lavoro.
Ce ne sarebbero di cose da fare. Raggiungere i miei sogni. Lontano. Scrivere, dormire tanto. Alzarsi e scrivere ancora. Fermarsi davanti alla tastiera con un bicchiere di Bayliss in mano, senza pagarlo tre euro. Imparare a suonare uno strumento, provando a mischiare l'ispirazione descrittiva delle proprie pulsioni con quella delle note. Mi piacerebbe proprio sapere cosa ne verrebbe fuori.
Penso che un ragazzo in grado di scrivere canzoni che trasmettono una certa instabilità non per forza stia tramandando la sua vita. E' possibile che siano scampoli, frammenti di un cielo che non ha ancora capito quando è giorno e quando notte. Chiari di luna, distrazioni, non ad effetto permanente. Basta comprendere quando si ha necessità di buttare giù due righe. E farlo.
Io ho sempre avuto questo problema. Metto la testa sul cuscino, nel silenzio della notte, sotto le coperte. Le frasi mi scorrono in testa, mi accorgo che potrebbero funzionare, che mi piace ciò che sto pensando. Ma non riesco a fissarlo. E non posso accendere la luce, catapultarmi da basso, accendere il pc e battere tutto sui tasti, perché svanirebbe la magia e con essa la mia ispirazione. Al mattino, solitamente, ho già dimenticato gran parte del pensiero notturno e anche quando riesco a conservare un vago ricordo, non mi sembra più così interessante.
La luce non vale il buio. Le ore piccole sono le più strambe, quelle in cui la città perde frenesia. I veri padroni delle vie, i nottambuli, i ragazzi, gli innamorati, gli sperduti, tutte le categorie alla ricerca di un angolo personale, si riappropriano del mondo in cui vivono. La notte mi riconcilia con quello che sono, con la bellezza delle cose.
Chi ci è passato sa cosa vuol dire osservare la bellezza da un punto di vista esterno. Nascondendosi, cercando di non farsi notare, evitando di far trasparire ciò che il bello provoca. Sgomento, soprattutto. Nausea che cresce, verso un'apparizione che sembra troppo distante rispetto a quanto non sia realmente. Il bello uccide. Senti la testa picchiare nel vuoto alla ricerca disperata di un muro, gli occhi ti guidano in lidi differenti da quelli che dovresti osservare. "La bellezza è cattiva". E' femmina, infame. Codarda, per certi versi. Scappa al primo assaggio di avvicinamento verso di se. Non si protende, vuole essere rincorsa. Trova migliaia di seguaci senza muovere un dito. La bellezza è quello che cerchi. Sempre, anche quando non senti di farlo.
Anche quando sei consapevole di essere sempre tu. Malato, ferito, ancora in piedi. In viaggio permanente verso la strada di un futuro incompleto.