
Tra il rumore del vento e il freddo della notte, nel brusio gentile delle risate genuinamente etiliche, con la serenità di una scolaresca alla prima gita. Le cime mi osservano dall'alto di una staticità millenaria che affronto con il dovuto timore, agitando le braccia nel gelo del lago. La tranquillità interiore che ti regala un'oasi come questa è data dalla sporadicità con cui affronto le curve che mi dividono dalla mia dimora, pensando all'infinità dei giorni che vorrei trascorrere qui e consapevole di come sia proprio la rarità dell'evento a rendere tutto così speciale. Il dolce che chiude le danze, gli ultimi saluti di chi si vedrà fra troppo tempo. E poi un forte rumore di niente, come De Gregori. Sipario...
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