Quando ti prospettano una scena che vedrai, scatta un meccanismo chiamato immaginazione. Ci sono casi nei quali puoi avvicinarti alla realtà mentre pensi a ciò che avrai davanti agli occhi. Altri no. Proprio non è possibile.
Entriamo da una porta che ci lancia su per una scalinata. Saliamo. Troviamo un'altra porta. Vedo la scena che avevo immaginato. Molto più bella. Ampiamente, irrazionalmente, straordinariamente più abbagliante. Una donna che hai visto come sorella maggiore di un'avventura cominciata in un periodo lontano. E' mamma. Di un batuffolino minuscolo capace di riempire una stanza. La più piccola di tutti è anche l'emozione più grande.
Non riesco a dimenticare la scena madre. Una madonna con bambino di stampo impressionistico, disegnata a rapidi colpi di pennello su una tela in movimento. Da qualsiasi angolazione si tenti di vederla, l'immagine è nitida, piena di luce. Mi sento molto più minuscolo di lei, capisco che la mia importanza in una stanza in cui appare un evento del genere è infima. Tutto, dalla polvere alle parole, è un dettaglio insignificante.
Adesso e per tanto tempo, chi ti sta intorno si adeguerà a te. Crescerai, amerai, non ricorderai nulla di tutto questo. Noi, in compenso, ricorderemo il calore avvolgente di una notte di mezzo inverno.
1 commento:
La riempiva proprio tanto quella stanza.
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