Minà, Kakà e la Bandà...

"E avremo ancora storie...", come diceva Corrado Guzzanti con un'orribile parrucca argento in testa, capelli lunghi e sguardo affabile, mentre inscenava il suo Pippo Chennedy. In questi giorni, nel mio bel mondo fatto a sfera, ne stanno succedendo di tutti i colori e una bella presentazione fatta dal comico romano della suddetta melma mi avrebbe almeno fatto sorridere un po'. Invece mi ritrovo piuttosto torvo in volto a leggere un bell'articolo di Gianni Minà sul "Manifesto", che purtroppo arriverà ai soliti pochi eletti, nel quale uno dei giornalisti più capaci e al contempo emarginati della nazione si prende la briga di spiegare a Vespa come si svolge il lavoro per il quale viene pagato. Confesso: ho visto la puntata di "Porta a Porta" e soprattutto l'ho vista tutta. Stavo per cambiare canale quando ho scorto tra i presenti Oliviero Beha e ho deciso di rimanere sintonizzato su Raiuno. La delusione maggiore non è stata Moggi, dal quale non mi attendevo nulla di differente se non un bis di quanto mostrato dalla Ventura, ma proprio il collega, che ha giustamente sottolineato che eliminando l'ex dirigente bianconero non avremmo colpito che una parte del marciume, ma non ha poi affondato il colpo. Anzi. Cucci, Galeazzi e Caprarica hanno messo alle strette l'interlocutore più dell'autore di "Indagine sul calcio", che rispetto agli altri presenti aveva una preparazione certamente maggiore sull'argomento. Inutile aggiungere una virgola in più su Vespa, che addirittura a un certo punto ha iniziato un pensiero con "nella mia ignoranza" (se sei ignorante in materia non ci fai una trasmissione, visto che hai dimostrato di non conoscere gli atti). Mentre i media torinesi si lanciano in improbabili richieste, dato che il processo appena giunto al primo grado riguardava la Gea e non Calciopoli, per il quale il dibattimento inizierà il 20 gennaio, a Milano le due sponde del Naviglio vivono opposte peripezie. Ben più grandi quelle di stampo rossonero, perché Kakà stavolta potrebbe partire davvero (se con quei soldi dovessero prendere Benzema e un paio di buoni centrali, voglio vedere chi avrà ancora il coraggio di lamentarsi). In casa nerazzurra accadono vicende meno reclamizzate, ma molto più gravi. Il vice-presidente della "Banda Bagaj", probabilmente l'Inter Club più attivo al Meazza al di fuori della Curva Nord, è stato raggiunto dalla richiesta di un provvedimento di diffida. Antefatto: il signore in questione è stato tra i maggiori promotori della campagna contro l'aumento dei prezzi allo stadio e ha aspramente criticato lo squilibrio tra Inter e Milan sulla questione biglietti (vedi il famoso striscione "Per lo stesso seggiolino pago più di mio cugino"). La sua colpa è quella di essersi presentato a San Siro in un settore diverso da quello che compare sulla tessera, peccato che in quell'occasione stesse accompagnando un'allegra combriccola di 70 bambini e dati gli screzi con la società per le vicende di cui sopra la decisione pare un tantino pilotata. Ho avuto occasione di sentirlo personalmente al telefono alcune settimane fa, prima del provvedimento. Purtroppo il suo è un caso che non fa "notizia" e quindi difficilmente avrò occasione di scrivere dell'argomento in sedi diverse da questa. Se volete saperne di più, fatevi un'idea per conto vostro...

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