Nettuno

Due giorni, dieci ore in diretta. Un fiume di immagini e racconti di piccole speranze azzurre. Ho sostenuto una delle prove più difficili della mia carriera e poteva andare peggio, anche se l'inesperienza mi ha fregato in alcune circostanze. Un solo evento ha turbato la mia giornata: subito dopo la fine delle premiazioni, l'annunciato acquazzone che temevano gli organizzatori si è abbattuto su Cinisello. Alcuni ragazzi ne hanno approfittato per completare un giro di campo, travolti dalla grandine. Avrei voluto unirmi a loro, oppure mettermi a testa in su ad attendere il peggior temporale dall'avvento dell'arca. Ma non mi è stato possibile. Con camicia, giacca e l'attrezzatura che ho aiutato a trasportare in macchina, non mi potevo sottoporre alle scorribande di Nettuno e se anche la mia presenza fosse stata quella del semplice spettatore sarebbe cambiato poco. Avrei dovuto dare troppe spiegazioni a casa sul perché di un atto così folle. Semplicemente non voglio spiegare cosa sento dentro di me. Non è questione di mia madre o mio padre. Non voglio rispondere a questa domanda. Punto. Voglio essere da solo con la mia follia passeggera. Lasciate scegliere a me cosa è lecito per una mente nella media. Sono talmente poco interessato alla risposta che potrei coprirmi le orecchie con le mani e urlare "LA LA LA"!

1 commento:

Stefano ha detto...

Sempre più criptico...