Lullaby

Non riesco più ad ascoltare i Cure. Non che sia mai stato un fan accanito del gruppo inglese, mi sono praticamente imbattuto in alcuni pezzi di Robert Smith e soci. Così mi è successo oggi, lasciando scorrere in random iTunes e attendendo che il cervello facesse un cenno di approvazione verso uno dei pezzi rilasciati dal programma, di ascoltare l'attacco del loro capolavoro più celebre. Splendida canzone, da gustare fino all'ultimo, ma non ce la faccio. E' inevitabile pensare a chi ti ha trasmesso la passione per un pezzo musicale nel momento in cui ti passa davanti. Mi accorgo che non ho voglia di pensare così spesso a ciò che è successo, lavoro come un matto, se non lavoro prendo una birra. Se non prendo una birra dormo. Magari lancio due frecce a bersaglio tanto per capire fino in fondo quanto è peggiorata la mira nelle ultime settimane, vista l'inattività. Penso tanto a quanto si possa stare meglio di così anche nella migliore delle peggiori situazioni. Mi fa forza. Non mi serve un'analisi lucida del presente, sarebbe inutile cercare motivi che non esistono, anche apprezzando chi riesce a rialzarsi con un santino in tasca e una preghiera al calar del sole. Gli eventi ti cambiano per molti aspetti, tuttavia non me la sento di trasformare una fede inesistente in un punto d'appoggio. Preferisco le ragioni del luppolo rispetto a quelle ecclesiastiche. Mi aiutano meglio a conservare il sorriso. Si chiama self-monitoring, capacità di presentarsi come le diverse situazioni indurrebbero a fare. Ne ho messo da parte qualche cassa.

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